Un saggio di ampio respiro su una delle dinastie più significative e importanti del teatro italiano e napoletano è “Gli Scarpetta e i De Filippo. Una famiglia di Artisti” (Edizioni Scientifiche Italiane pp. 388, euro 35 ), a cura di Giuseppina Scognamiglio e Pasquale Sabbatino, nell’ambito della collana La scrittura teatrale. Studi e testi, diretta da Dante Della Terza, Pasquale Sabbatino, Giuseppina Scognamiglio.

Il volume è la risultanza del progetto di studio Una famiglia d’artisti. Gli Scarpetta e i De Filippo,
promosso dal Dipartimento di Filologia Moderna “Salvatore Battaglia” e dal Master di II Livello in “Letteratura, Scrittura e Critica Teatrale” dell’Universit  degli Studi di Napoli “Federico II”.

Scrivono, tra l’altro, i cattedratici Giuseppina Scognamiglio e Pasquale Sabbatino nella premessa alla pubblicazione
«Il presente volume fa emergere un percorso ad oggi non ancora frequentato, segnato, tra l’altro, da un’impostazione metodologica chiamata a dar conto delle storie personali, delle estetiche, degli stili recitativi, delle tecniche, delle poetiche di una difficile famiglia di artisti. A questo scopo, specialisti di sicura e provata esperienza scientifica hanno approfondito tali tematiche, tendendo a suggerirci nuove prospettive ancorate, peraltro, a un giusto dosaggio informativo formulato sempre con un linguaggio critico problematico […]».
Il saggio si colloca da subito come una tessera messa al posto giusto, un documento importante nella variegata storia personale e nella produzione teatrale degli Scarpetta/De Filippo a cui, non a caso, il sottotitolo (Una famiglia di artisti) conferisce unicit  familiare, sottolineandone legami di sangue, come di territori artistici.
Gli Scarpetta e i De Filippo, è storia nota, sono un unico ceppo di grandi artisti anche se con diramazioni diverse e, oggi, potremmo definirla una “famiglia allargata”. In questo volume gli esponenti della dinastia, vengono esaminati attraverso quattro sezioni che analizzano policromi aspetti dei legami artistici intercorsi tra di loro, con altri artisti o con altre manifestazioni artistiche diverse dal teatro. Il tutto all’ombra di una grande famiglia teatrale (fenomeno che ha caratterizzato, in specie a Napoli, moltissimo del teatro fra ‘800 e 900) dove la tradizione si è innervata con le volont  innovative dei vari componenti, e ha stabilito le basi di gran parte del teatro contemporaneo italiano.
Una scuola d’arte tra rapporti di sangue e passaggi di carte,, è il titolo di questa affascinante prima sezione che contiene saggi di Paola Quarenghi, Nicola De Blasi, Pasquale Sabbatino, Adriana Mauriello, Luca De Fusco.

In tale ambito e attraverso un’accurata disamina scientifica vengono presi in considerazione, a nostro avviso, quelli che furono primariamente gli intrecci consanguinei
ma soprattutto artistici che legarono i tre fratelli De Filippo nei confronti del padre-padrone Eduardo Scarpetta. Il nascere e lo svilupparsi della loro arte accanto al genio Eduardo Scarpetta, che aveva riformato il pur nobile teatro pulcinellesco dei Petito (altre grande gena del teatro napoletano) inventando, in primis, il personaggio simil-borghese di Felice Sciosciammocca che però spesso la irrideva quella nascente classe borghese post unitaria, e poi codificando testi, canovacci, in vere e proprie commedie, allineandosi alla moda francese d’epoca delle pochade e dei vaudevilles.

Padre naturale dei tre De Filippo, ma zio ufficialmente, Scarpetta li forgia al teatro da piccolissimi,
assegnando a Eduardo e a Titina, in tempi diversi, il ruolo del bambino “Peppiniello”, fulcro di una delle sue commedie più famose Miseria e Nobilt . Allo stesso modo battezza alla vita del palcoscenico il figlio legittimo Vincenzo Scarpetta che, in seguito, ne raccoglier  in pieno l’eredit  rappresentandone l’intero repertorio, oltre ad essere anch’egli autore teatrale come Eduardo, Peppino e la stessa Titina.
Un padre nell’ombra Eduardo Scarpetta, mai dichiaratosi, Eduardo e Titina saranno sempre ritrosi a parlarne pur rispettandone la maestria scenica, mentre invece Peppino, il più piccolo, forse il ribelle, lo racconta con tanta amarezza nel suo libro autobiografico Una famiglia difficile (Marotta editore, 1976).

La prima sezione di saggi si sofferma su vari aspetti umani e teatrali, oltre che storici, degli esordi e della carriera teatrale dei De Filippo, a cominciare dalla compagnia “Il Teatro Umoristico.
I De Filippo” che i tre fratelli formarono nel 1931, avverando finalmente il sogno di una autonomia teatrale che li vedeva uniti in un’unica compagnia e straordinari come una forza della natura, oltre ai rapporti con Luigi Pirandello, che fu sempre un loro sostenitore. Ne è un esempio la riscrittura in lingua napoletana di “Liola” (vera chicca), sia ad opera della compagnia di Vincenzo Scarpetta che di Peppino De Filippo che porter  al successo il personaggio pirandelliano (vedi l’interessante saggio di Pasquale S            6                 è« «    oè  á«sptBLlibrineBlinkBBd dBd d«BpGBB«7Be«BEBBèMODEBHlèNOèBB» OJBe
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La seconda sezione dal titolo Tra editi ed inediti
contiene i saggi di Patricia Bianchi, Giuseppina Scognamiglio, Giovanni Maddaloni Edoardo Sant’Elia, Cristiana Anna Addesso, Monica Brindicci, Armando Rotondi ed esamina, in linea di massima, un aspetto inesplorato di alcuni testi editi ma poco conosciuti se non addirittura sconosciuti, e altri inediti, oltre all’evoluzione artistica del teatro di Peppino nel saggio di Cristiana Anna Addesso o si sofferma, nel saggio di Edoardo Sant’Elia, sulla fame atavica ed intrinseca al popolo napoletano di una volta, protagonista principale di quel perfetto meccanismo comico che è Miseria e Nobilt .

Ancora l’interessante saggio di Rotondi
(che analizza le memorie di Peter Daubey, direttore della World Theatre Season) sul soggiorno di Peppino De Filippo a Londra nel 1964 (prima di Eduardo che vi approda nel 1970, all’Aldwych Theatre, con Napoli Milionaria) che rappresenta il suo Le Metamarfosi di un suonatore ambulante sempre all’Aldwych Theatre.
Infine, una vasta e intensa incursione, nell’avvincente saggio di Giuseppina Scognamiglio, su quella straordinaria figura di attrice, donna e autrice teatrale che è stata Titina De Filippo.

La terza sezione, dal titolo Ritratti, è forse quella più intimistica ma non meno analitica, precisa, corredata da una accurata documentazione, come le altre sezioni.
In essa vi è il saggio di Domenico Giorgio, che mette in luce un amorevole ritratto che Maria Scarpetta (anch’essa autrice teatrale firmava le sue opere come “Mascaria” o “Maria Mangini” cognome del marito Mario Mangini, avvocato giornalista e scrittore la cui firma d’arte era “Kokasse”) fa del padre Eduardo Scarpetta; quello di Antonia Lezza, profonda studiosa della figura artistica e umana di Raffaele Viviani, che esamina il drammaturgo di Castellammare alla luce dei suoi contemporanei Scarpetta, Eduardo e Pirandello e i rapporti che intercorsero tra questi artisti.
Inoltre, Maria Beatrice Cozzi Scarpetta, nel suo saggio esamina in maniera precisa e partecipe il mondo di Vincenzo Scarpetta, la sua vita in privato e sulle scene, i suoi testi teatrali, attraverso una ricostruzione sistematica del materiale della famiglia Scarpetta, dei copioni dell’archivio privato di Vincenzo Scarpetta con ogni data accanto, come sottolinea in una nota «Ricostruire la figura di Vincenzo Scarpetta […] ha preso l’avvio cinque anni fa, quando decisi di sistemare i documenti conservati nella casa di famiglia. […]Tutto quello che andrò qui ad esporre è il risultato di una “sistemazione” del materiale in possesso della mia famiglia, integrato da documenti consultabili nel Fondo Eduardo De Filippo presso la sezione Lucchesi Palli della Biblioteca Nazionale di Napoli».
Fabrizio Coscia, infine, nel suo saggio, si occupa di Mario Scarpetta, ultimo e compianto erede della dinastia Scarpetta e del teatro scarpettiano, attore e regista straordinario, che ha recitato anche con registi del calibro di Roberto De Simone, Lina Wertmuller, Mario Martone, Armando Pugliese, scomparso troppo presto dal panorama teatrale italiano.

L’ultima sezione intitolata Cinema, consta di due interessanti e doviziosi saggi di Pasquale Iaccio e Valerio Caprara,
che esaminano, rispettivamente, Eduardo e Vincenzo Scarpetta come pionieri del cinematografo, e i De Filippo nei rapporti con il cinema negli anni 1939-1943.

Infine, il volume è corredato da un apparato iconografico per lo più inedito, reperito presso archivi privati, di grande valore storico.

Per concludere una pubblicazione importante, esaustiva e di grande interesse scientifico, anche per la sua valenza cos differenziata, di spunti e notizie importanti su un mondo teatrale che è di certo alle radici dell’uomo moderno.

Nelle foto, in alto, Eduardo Scarpetta. In basso, suo figlio Vincenzo, Peppino e Titina De Filippo

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