Invade la mente e annebbia lo sguardo. Acquavite dell’anima, scorre nelle pagine del Paese di Cuccagna costruito dalla penna di Matilde Serao, conquistando la passione di popolani e borghesi, riempiendo i loro giorni nell’interminabile attesa di un’agonia: l’estrazione dei numeri. Sabato in cerca di fortuna, dai vicoli del centro storico si affollano donne, uomini e ragazzini, in un cortile,intorno a un fanciulletto vestito di bianco che affonda la manina nell’urna e all’usciere che grida “due”, “dieci”, “ottantaquattro”, affondando i sogni nella pozzanghera di un presente deluso, nella Napoli di fine Ottocento, dove la speranza colora di luce l’andatura aspra della vita cosparsa di amarezza. Annullata nell’arco di un sussurro, l’illusione non si fa annientare dallo sconforto e risorge puntuale, rischiarando d’aspettative la nuova settimana. Per giocare, secondo regole immutabili dell’esistenza. Oggi come un secolo fa.

Alla ricerca della felicit , anche per un’ora. Oltre l’incertezza, habitat naturale dell’umanit . Inseguendo un obiettivo, che d  energia rinnovata, nonostante ostacoli e difficolt . E si ripropone, ogni volta che si dissolve offrendo, alle persone la possibilit  d’ interrompere almeno per un po’ la loro schiavitù dentro la realt , con possibilit  di ricominciare a sperare, anche subito dopo la sconfitta.

Oltre il lotto, videogame, carte, giochi da tavolo o di societ . La cornice dell’immaginazione rassicura, protegge, conforta. Annullando orologio e calendario. Regalando l’emozione di poter rinascere, ponendosi un’altra volta al centro dell’azione, correggendo errori precedenti e elaborando strategie diverse. Il gioco replica la vita, come un dipinto, una performance, un’installazione. Perch la vita è un’opera d’arte, anche se non lo sappiamo o se non lo vogliamo. Diventare un altro, smettendo di essere se stessi significa l’inizio di una sfida che può protrarsi nel tempo e nello spazio, concedendo il senso (effimero) dell’immortalit .

Sul terreno della simulazione, impariamo a esserci, affrontando anche le sorprese. Spogliandoci delle inibizioni imposte da una cultura antiludica e raccogliendo il coraggio di svelarci da protagonisti e artefici della nostra sorte. Superando la paura nella possibilit  di fare, disfare, rifare. Senza fermarci, perch correre (e non arrivare) è la vera dimensione felice. Lo testimonia la saggezza del pensiero di Pascal, suggerita in un immagine. Quella dell’uomo che riesce a non annoiarsi giocando ogni giorno un po’ di denaro. Ma, avverte il filosofo, “dategli ogni mattina la somma che può guadagnare ogni giorno a patto che non giochi più: lo renderete infelice. Forse, si dir  che egli cerca lo svago del gioco e non il guadagno… Occorre che si ecciti e inganni se stesso, immaginando che sarebbe felice di vincere quello che non vorrebbe più che gli fosse donato a patto di non giocare più”. L’importante è avere sempre l’opportunit  di recupero. Per non morire dentro.

Nella foto, Tex firmato Gianluca Cestaro

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