Il fenomeno, a voler guardare, è sotto gli occhi di tutti. Camminando per strada, l dove sorgeva una piccola libreria, adesso c’è un punto vendita kebab. Forse i lettori non divoran più solo libri…?

A fronte di una serie di piccole librerie che chiudono, i megastore aprono. Segno che fame di libri c’è ne è ancora…

Il megastore non va guardato come un mostro. Per esempio, la Feltrinelli aperta recentemente alla stazione, oltre a rilanciare l’immagine di una zona in piena e fervente attivit  di recupero, diventa piacevole punto di sosta in attesa del treno.

Lontano dai megastore, troviamo le librerie indipendenti che, fiere, resistono. Con il loro zoccolo duro di clienti, che ancora cercano il consiglio del libraio e una dimensione più raccolta rispetto all’offerta di un supermarket del libro (e non solo del libro… tra cd, dvd, videogame, i-pod e, ultimamente, generi alimentari). Certo è, poi, che la resistenza da sola non basta. E spesso si finisce per chiudere. Un fenomeno che, dopo vittime illustri a Napoli, ha cominciato a diffondersi in tutta lo Stivale.

“Si è sofferto moltissimo in questi ultimi due anni in Italia” rivela Paolo Pisanti, presidente dell’Associazione librai italiani. “La chiusura delle librerie ha investito anche il nord. Cos, dato che il fenomeno si è ingigantito, si è cominciato ad affrontarlo in maniera costante”.

Il problema maggiore è rappresentato dallo sconto. Pisanti ci spiega il perch. “Abbiamo difficolt  nell’operare in un mercato che non ci vede competitivi. Infatti i margini che ci vengono concessi non ci permettono di poter inseguire quello che oggi è il meccanismo principe della vendita dei libri: lo sconto”.

La soluzione? (forse) in un documento recentemente sottoposto all’attenzione del presidente della camera Gianfranco Fini, perch, spiega Pisanti, “sono necessarie delle regole al nostro mercato. Regole condivise da editori e librai che permettano a tutti le stesse condizioni di vendita”.

La richiesta? “Uno sconto massimo possibile fino al 15% per tutte le librerie, promozioni stabilite dagli editori a cui i librai, specie gli indipendenti, possano partecipare”. Un modo per cambiare il mercato e, soprattutto, tutelare il consumatore, perch il meccanismo di crescita dello sconto costringe molti editori a far crescere il prezzo del libro. Come? “Se oggi lo sconto medio che viene fatto ai rivenditori è circa del 40%, perch le grandi aree prendono il 50% e noi prendiamo il 30%, su un libro di 10 euro, 6 sono quelli che l’editore guadagna per pagare i costi di stampa, distribuzione, diritti. Se questo margine anzich essere 40, diventa 50, l’editore, per ottenere sempre quei 6 euro di remunerazione, deve portare il libro a 12 euro”. Un danno per la collettivit  e il consumatore. “Oggi lo sconto non è un bene per il pubblico. In Europa il prezzo è fisso, stabilito per legge e non cresce” svela Pisanti.

In un mondo sempre più tecnologico e scandito dalla comunicazione su web, non può non essere analizzato il fenomeno della distribuzione on line. “Anche quella va regolamentata, magari con un margine di sconto superiore, perch il futuro sta proprio nell’on line”. E i dati lo testimoniano: “Se qualche anno fa aveva peso nella vendita del libro, adesso cresce a 2 cifre mese per mese. A oggi, ha gi  superato il 7%”. Ma Internet non è solo vendita. Internet è anche e-book. “Ma è qualcosa di la da venire. Oggi un grosso limite è dato dal prezzo dello strumento che contiene il libro elettronico, siamo sui 500 euro, ma il futuro porter  una diminuzione e ci sar  un’evoluzione. E i librai indipendenti non dovranno farsi cogliere impreparati. Fin da ora devono recepire questo mercato che cambia e fare in modo che gli e-book siano venduti in libreria e non nelle catene di elettronica. L’e-book permetter  di poter far scaricare, dalle nostre librerie on line, il libro che sar  venduto via Internet”.

Nelle foto, di Maria Volpe Prignano, l’entrata della Feltrinelli di piazza Garibaldi e Paolo Pisanti

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