Al Museo archeologico nazionale di Napoli “Vesuvii” di Lino Fiorito fino al 4 aprile 2016 (aperto dalle 9 alle 19,30 – marted chiusura settimanale). La mostra è stata realizzata grazie al contributo di Paolo Bowinkel e Carla Travierso, mentre grazie al contributo di Maurizio Marinella è stato pubblicato il catalogo che raccoglie le immagini, fatte da Gianni Fiorito, dei dipinti, una foto di Antonio Biasucci e gli scritti del vulcanologo Patrick Allard, del poeta Luigi Trucillo, dello stesso Lino Fiorito e di Marco de Gemmis, coordinatore tecnico-scientifico della mostra.

Quando il Vesuvio si mette il cappello annuncia pioggia si dice- e a volte lo si scruta per sapere che tempo far . E’ visibile da molte parti di Napoli, fa parte della vita di questa citt  e spesso fa da sfondo alle immagini che la ritraggono. Nel Settecento c’erano pittori specializzati nel dipingere il Vesuvio. I loro dipinti ci dicono che, dopo le sue terribili eruzioni, non faceva più tanta paura e incominciava a essere solcato da strade. Oggi lo si è gravato di costruzioni, senza avere rispetto per il suo essere vulcano. Un tempo era il simbolo di Napoli nel mondo. Ora, il simbolo più noto di Napoli è quello di Gomorra, che è fatto girare nel mondo da Saviano e dai suoi ammiratori. Tuttavia ci sono ancora molti artisti che dipingono il Vesuvio, spesso imitando Andy Warhol, con una pittura forte, contorni netti e colori dissonanti.
Diverse, invece, sono le pitture in mostra, in questi giorni, al Museo Archeologico Nazionale Napoletano sette delicati acquerelli su carta di Lino Fiorito. L’artista contempla la Montagna, le si mette in ascolto. Sarebbe facile definire la delicatezza di questi suoi dipinti romantica. Ma non hanno nulla del romanticismo tradizionale la natura è stata cancellata e la citt , alla quale la Montagna fa da sfondo, non c’è.
«Ho pensato a una forma colorata e l’ho voluta dipingere staccata dal resto» ci dice Fiorito. La sua attenzione, infatti, si concentra sulla forma del Vesuvio. Il disegno del vulcano, a volte alterato ma sempre sicuro, nonostante il voluto tremolio della linea, denota la volont  dell’autore di affermare un originale e moderno stile personale. Mentre un sensibile senso delle sfumature del colore acquerellato cerca di evitare la banalit  e di ottenere la percezione di queste immagini come figure di sogno.
Alla domanda che rapporto ci sia tra il Vesuvio e il museo Archeologico Lino Fiorito risponde pronto «Senza il Vesuvio non vi sarebbe stato nemmeno questo museo». Vero la maggior parte delle meraviglie nelle sale del Mann provengono da quegli scavi nelle zone ricoperte dell’eruzione del Vesuvio del 79 d. C., iniziati nel 1738 per volont  del re Carlo di Borbone, che proprio in questo palazzo le raccolse insieme a quelle che facevano parte della sua collezione familiare.
Uno degli acquerelli di Fiorito esposti sulla parete di una sala del museo ha i toni morbidi di un azzurro ingrigito; azzurro è anche il filo di fumo che esce dal cratere e che nella realt  non esiste più dall’ultima eruzione, quella del 1944. In alto, sulla sinistra del dipinto, c’è anche un’altra aggiunta di fantasia, quella di un piccolo pallone, di quelli da mare, fatti di plastica di vari colori. «Ce lo ho messo al posto della luna, – dice l’autore- per fare una cosa un po’ folle». E ci ha azzeccato, anche perch la parola follia deriva (ho scoperto) appunto da follis, che è il nome latino dell’otre, il sacco di pelle che, gonfiato d’aria, si trasformava in un pallone con il quale i neapolitani magnogreci pazziavano (dal greco paizein=giocare), facendogli fare dei folli giri.
In un altro acquerello, si leva, dal cratere di un Vesuvio dalle varie sfumature di grigio, una nube gonfia di nebbia fumosa. Il profilo mozzato del vulcano, in un altro acquerello, gli conferisce una sorta di aggressivo movimento verso sinistra esaltato da una fiammata di giallo che si leva verso destra. Una tenda trasparente caratterizza un altro Vesuvio, grigio scuro su una striscia di mare di un più chiaro grigio azzurrato. La linea che definisce, in un altro acquerello, il suo limite inferiore separandolo dalla distesa marina è dolcemente curva e lo fa assomigliare a una culla a dondolo.
«I Vesuvii sono tanti quanto i giorni» scrive, a proposito della loro variet , Lino Fiorito. Gli domando se si sia posto il problema dello spazio. Mi risponde di no. Eppure in due acquerelli è rappresentato uno spazio terreno nell’uno la distesa di un prato nella parte inferiore enfatizza la lontananza della Montagna e nell’altro una sorta di sipario fatto di secchi rami senza foglie, punteggiati di punti scuri, una sorta di gemme, ne accentua la distanza. Lino Fiorito, da scenografo, ha fatto parte del gruppo teatrale “Falso Movimento”, ha collaborato con registi famosi come Mauro Bolognini, Mario Martone, Toni Servillo e, nel cinema, con Antonio Capuano, Stefano Incerti e Paolo Sorrentino e altre importanti personalit  note anche al grosso pubblico, al quale il suo nome, invece, è sconosciuto. Una testimonianza del fatto che dell’opera teatrale e/o cinematografica è considerato autore soprattutto il regista, sebbene tanti altri artisti, soprattutto gli scenografi, abbiano collaborato alla sua realizzazione. Forse è questa la ragione per la quale Lino Fiorito dice di volersi considerare soprattutto pittore. E come tale, dopo la mostra a febbraio, all’Istituto Filosofico, di una serie di scure ceramiche intitolata “Buchi neri”, si presenta in questi giorni al Mann pittore, unico autore delle proprie opere.
Su una cosa Fiorito comunque ha ragione il Vesuvio ha mille facce. In questo momento, dietro la vetrata di un balcone di casa mia, ce ne è una faccia diversa. In verit  lo s’intravede appena sotto un cielo color cobalto, quattro o cinque strisce, una grigia, una nera, una rosa e un’altra sfumata d’azzurro lo velano quasi a nascondere un suo mistero. Ma il vero Vesuvio come è ?

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Costo del biglietto euro 8; Riduzioni euro 4 (18-25 anni)
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tel. 0814422149/0814422270
Museo archeologico nazionale di Napoli
Orario 9-19,30

cir.campania.beniculturali.it/museoarcheologiconazionale

Nella foto in alto, un Vesuvio di Lino Fiorito. In basso, un collage di immagini scatatte all’inaugurazione da Alma Repetto

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