E’ irrefrenabile l’istinto che mi porta ad andare nei cimiteri delle citt  che visito. A Mosca una preghiera per Čechov, a Parigi per Sarah Bernard, dith Piaf, Oscar Wilde. Mi spostai anche per omaggiare Maria Callas, ma trovai solo un piccolo loculo, venni informato che era stata cremata e le sue ceneri erano state portate nel mar Egeo. Poi in Toscana, un pensiero per Dante.
Non vado solo dove sono sepolti personaggi famosi ma anche in piccoli paesi dove trovi, tra le tombe, sculture, vere opere d’arte spesso le famiglie fanno riposare i loro cari in sontuosi monumenti. Per me è un momento di riflessione, e cos il giorno in cui è morto Pino Daniele sono andato al cimitero Santa Maria del Pianto, ho visitato la tomba di Caruso, diTotò, della famiglia Taranto, di Scarpetta.

Nella mia mente un pensiero “Tiempe scurdati, tiempe arraggiati, tiempe sciupati”. In questo luogo di pace, dicevo a me stesso “Perch la gente dimentica? Le generazioni moderne non sanno niente della guerra del Vietnam, ricordata da documentari, dalle canzoni di Joan Baez o quella famosa di Gianni Morandi, C’era un ragazzo che come me amava i Beatles e i Rolling Stones. Ancora da Lou Red e altri.

Tutta la mia generazione ricorda che gli anni 70 sono stati quelli della rivoluzione per le lotte di classe e per i diritti dei lavoratori. Nascevano autori e cantautori che, attraverso musica e teatro, urlavano la rivalsa proletaria. Qualcuno è diventato famoso, altri hanno cambiato mestiere, altri insistono e persistono. Quelli che poi non ci sono più, con il tempo vengono dimenticati (oppure ricordati una volta all’anno con cofanetti commerciali). Che fare perch le nuove generazioni e quelle future conoscano e riconoscano i grandi talenti scomparsi?
Napoli è una citt  sicuramente complessa. E’ stata un grande contenitore di donne e uomini di spettacolo. Che ne pensate se una volta all’anno nella grande piazza del Plebiscito si organizzasse un grande spettacolo commemorativo, una vera festa, uno spettacolo di mille colori, dove sul palco prenderebbero forma e parola artisti per ricordare i Maggio, i Taranto, Merola, Antonio Sorrentino? Sarebbe fantastico far rivivere “Pupella” in scena, oppure Regina Bianchi, Tina Pica, Dolores Palumbo, Pietro de Vico, Gennarino Palumbo, Concetta Barra, Ugo D’Alessio, Tecla Scarano. Cos potremmo far conoscere, ai giovani, artisti che non sono più tra noi.
La lista di eccellenze dell’arte napoletana scomparse è lunga. Vorrei ricordare tutti, ma proprio perch sono tantissimi è quasi impossibile. Fortunatamente esistono ancora famiglie di artisti scomparsi che ne portano avanti la memoria come il Teatro Sannazzaro che ricorda Luisa Conte, come i Di Maio, i Gallo e tanti altri. Questi personaggi, attraverso i loro testi, hanno denunciato fatti e scosso le coscienze, lasciando una eredit  di grande creativit  poetica, detti, aforismi, messaggi culturali e politici. Hanno scritto, cantato e recitato il dolore, l’allegria, l’amore, la rabbia, i sentimenti, rendendo la nostra citt  sempre interessante e bella, più della famosa “cartulina ‘e Napule”.
Grazie a loro, non si parlava di Napoli solo per la incuria istituzionale, ma anche della bellezza, del panorama, della storia, delle problematiche sociali.Ciononostante, ancora politici leghisti continuano a sputare veleno, malgrado una apparente e falsa apertura verso il sud, approfittando meschinamente della scomparsa di un uomo, “Pinuccio”, che ha cantato Napoli. Molti i giovani che hanno gremito Piazza del Plebiscito, diventata per l’occasione una chiesa a cielo aperto. Lo hanno onorato, accompagnandolo con i loro cori e calorosi applausi.
A loro dico di non credere alle parole di politici che hanno fatto la loro fortuna proponendo idee razziste. “Chi è nato tondo, non può morire quadrato”. Possediamo una lingua, accudiamola. Non dimentichiamo il patrimonio che ci hanno lasciato, rispettiamo anche i contemporanei, specialmente quelli onesti che ancora oggi continuano a lottare con la loro creativit , recuperando antiche terminologie, inventando nuova musica o un teatro moderno, sperimentale e non.

Tutto il mondo riconosce il talento campano, ma come si dice? “Nemo propheta in patria”.
Sfatiamo questo latino modo di dire che nella tua patria nessuno ti pensa e ti riconosce meriti che ti spettano di diritto. Facciamolo anche seguendo le nuove realt , urliamo (anzi alluccamme) insieme a loro che “Napule nun è solo ‘na carta sporca, e ca a nuie ce ne importa e nun aspettammo ‘a ciorta”. Questa citt , che regalava e regala menti eccelse, grandi voci e penne, va ricordata nella sua memoria storica e intellettuale. E’ nostro dovere verso chi ha creato con maestria, scrivendo e interpretando grandi capolavori. Che dire “Terra mia, è tutta n’ata storia”.
Vorrei ancora ricordare i grandi che hanno recitato, inciso, cantato, interpretato la melodia napoletana. dith Piaf nella sua splendida versione di “Luna Rossa”, Dalida in “Bambi            6                 è« «    oè  á«sptBLlibrineBlinkBBd dBd d«BpGBB«7Be«BEBBno” (e tante altre), Gabriella Ferri, Anna Magnani, Frank Sinatra, Mia Martini. Senza dimenticare le grandi voci come Mina Milva, Vanoni. E ancora il mondo intero che, dalla Russia alla Cina, ospita la nostra musica e incide versioni in tante lingue, anche in arabo. Allora, mi sorge un dubbio. Come mai c’è gente che ancora apre bocca per alitare ingiurie anche sulla nostra indubbia, fervida, creativa creativit ? E a queste persone chiedo Non sarebbe meglio che il vostro dire lo conserviate per quando dovrete combattere per la vostra sopravvivenza, per il lavoro, per aiutare chi è veramente bisognoso? Pensate, ma pensateci bene. Ma siete sicuri di avere il dono del pensare???

Nelle foto, in alto, Pupella Maggio immortalata da Augusto De Luca. In basso, la cappella dei Taranto e di Caruso

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