Antonieta Corominas vive a Barcellona durante la trasformazione industriale della seconda metà dell’Ottocento e – dotata di un talento imprenditoriale – si destreggia tra il fratello prima e il marito dopo. È lei la protagonista de “La fabbricante di Barcellona” di Dolors Monserdà i Vidal (1845-1919) pubblicato da Bonfirraro.
L’autrice costruisce una trama in cui far emergere i legami familiari presentando personaggi dai valori contrapposti, la protagonista è profondamente diversa da Florentina, la cugina che diventerà cognata, impegnata ad inseguire una esistenza che mai raggiunge l’ideale ricercato.
Antonieta eredita la capacità di organizzare il lavoro creando un’impresa così come prima di lei avevano fatto il padre e il fratello, sceglie di sposare un uomo non per quello che ha ma per quello che è e si riconcilia con il fratello che le ha negato la dote e il consenso alle nozze perché convinto dalla futura moglie a non esporsi con un cognato non facoltoso ma semplice operaio.
Monserdà racconta il sacrificio, il lavoro e la determinazione con cui le donne di questo periodo storico cercano la strada per vivere il cambiamento senza rimanere ai margini, la bella cugina e cognata è abbagliata da ciò che risplende e la conferma nelle sue certezze di essere amata, assecondata e corteggiata mentre Antonieta costruisce un progetto d’impresa che ha una visione, quella visione di cui il marito non è capace ma, in quanto uomo, sente di dover rivendicare salvo ritornare sui suoi passi alla fine del romanzo.
La protagonista, che può apparire scialba e remissiva, si distingue per il carattere e la fermezza con cui – dal nulla – costruisce una fiorente e prospera attività mentre il fratello, anche lui erede del talento imprenditoriale paterno, va incontro al fallimento per assecondare il desiderio della moglie di emanciparsi dalla volgarità di un lavoro mercantile.
Sullo sfondo la religione cattolica con i suoi riti, i desideri e i progetti di donne che guardano al matrimonio come coronamento di una vita di agi e di status sociale – nel caso di Florentina – o come rapporto semi paritario e luogo di armonica condivisione in cui realizzare una attività d’impresa nel caso di Antonieta che, confidando in Dio, si assume il rischio degli investimenti calcolando al centesimo.
L’intento dell’autrice è quello di testimoniare la determinazione delle donne nel cercare spazi di realizzazione concreta in un mondo del lavoro in evoluzione tratteggiando uno scenario che si contrappone alla visione del mondo e dei rapporti sociali descritto nei libri prediletti da Florentina, storie che ne condizionano le aspettative di vita quotidiana rammaricandosi della mancata attualizzazione del romanzo francese di stampo sentimentale in cui le donne sono concentrate sul corteggiamento e le relazioni amorose.
Florentina vorrebbe vivere una passione come quelle che trova nelle pagine dei libri che la sua amica Sofia le ha fatto conoscere nell’adolescenza, una passione che si alimenta di un forbito eloquio che a suo marito difetta, una passione che non conosce battute d’arresto ma, vivace e febbrile, si perpetua anche nel trascorrere degli anni di matrimonio, queste mancanze la fanno sentire defraudata di quella adulazione tributatele dalla madre che, amplificata, avrebbe voluto ricevere dal marito.
Al contrario Antonieta non soffre di mancanze e inattuati sogni, è soddisfatta delle scelte compiute e, anche quando il marito la esautora consigliandole di godersi la vita lasciando a lui la conduzione degli affari, si ritaglia un segmento produttivo in cui esercitare il proprio talento. Non si commisera né si arrende ma analizza con lucidità elaborando brillanti soluzioni.
Monserdà i Vidal costruisce un romanzo nel quale l’evoluzione sociale e i ruoli attribuiti, come parti in commedia, a uomini e donne vengono messi sotto la lente di ingrandimento per sollecitare considerazioni e affermare l’idea che le donne non debbano lasciarsi marginalizzare rinunciando a svolgere qualsiasi ruolo diverso da quello di figlia, sorella, moglie e madre in perpetuo dipendente da una figura maschile. Un libro scritto in un altro secolo per raccontare quel che ancora oggi accade nel mondo del lavoro e nella conduzione delle imprese di famiglia dove le donne devono conquistare e difendere ruoli e spazi.
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IL LIBRO
Dolors Monserdà i Vidal
La fabbricante di Barcellona,
Bonfirraro
Traduzione di Carlo Ludovico Bruni
Pagine 236
euro 18
L’AUTRICE
Dolors Monserdà i Vidal (1845-1919) Nata a Barcellona. Scrittrice, si avvicina ai movimenti sociali in fermento all’epoca; per il suo interesse per la condizione femminile del suo tempo è considerata una delle prime femministe catalane. Si dimostra un’autrice di successo fin dal suo ingresso nel panorama letterario, grazie a poesie a tema politico, religioso e patriottico. Tuttavia, il campo in cui eccelle è il romanzo, nel quale rivela la sua modernità non tanto per lo stile, che poco si conforma alle teorie estetiche, bensì per i contenuti, ossia la prospettiva femminile che rivela, e analizza, la condizione socioculturale della donna dell’epoca. La produzione della Monserdà si rivolge alle donne, ma non come prodotto di svago ed evasione dalla quotidianità, bensì come vero e proprio insegnamento di carattere pedagogico, e questo è evidente più che mai nella sua opera più riuscita, La fabricanta (La fabbricante di Barcellona).