Ci sono giovani con il cervello appannato dalla noia e persone  che hanno alle spalle anni di vita, con la mente sempre avvolta dalla gioia delle idee. Clara Rezzuti appartiene alle seconda categoria.
Artista dal lungo cammino, cresciuta all’ombra dell’arte, nipotina del direttore dell’Accademia, Giovanni Brancaccio, allieva di Emilio Notte, non smette di meravigliarsi di fronte alla vita. E poiché, a volte, trova troppo ristretta la realtà, cerca altri mondi per ambientare le proprie storie artistiche. Scenari immaginari, mai consolatori, sempre un po’ ironici e beffardi che nessuno si aspetterebe da questa apparentemente imperturbata signora, pervicace e resistente alle tempeste delle esperienze, che naviga nel mare della propria creatività dove esistono donne trafitte da spillone in un interno magico o acquari popolati da pesci meraviglioso, fantasiosi, colorati.
E stupisce ancora con l’ultima installazione costruita al piano terra del Palazzo delle arti Napoli, in via dei Mille 60, insieme a Iole De Mari e Francesco Maria Stazio che ne hanno curato l’allestimento. Fino al 21 maggio potrete immergervi nel suo Paradiso e tornarvene poi tranquillamente a casa.
Al vernissage, vestita di bianco e azzurro come il suo paradisiaco angolo, Clara firma le copie del catalogo (presentazione dell’assessore alla cultura del Comune di Napoli, Nino Daniele, testi di  Mirella Armiero, Mario Franco, Mauro Giancaspro e Dario Giugliano)  con l’entusiasmo di una ragazzina al suo primo giorno di scuola, felice di sfoggiare il quaderno nuovo.

clara rezzuti | ilmondodisuk.com
Nella foto, in alto, Clara Rezzuti al Pann firma una copia del catalogo dedicato all’installazione. Qui sopra, particolare della mostra

A chi le chiede come le sia  venuto in mente  di  mettere su questa visione,  Clara indica la parete accanto, dove, in bella vista, spiega per iscritto la sua ispirazione. “Non so se esiste il Paradiso,/Descritto come luogo di eterne beatitudine. Non so com’è/Mi è apparso, non so se ho ben visto/Non so se ho il passaporto per questo viaggio/Ma so che uno strano desiderio mi ha spinto in questo percorso/Tuttavia con andata e ritorno”.
All’ingresso, un angelo guardiano, una sorta di agente di polizia municipale con tanto di caschetto che lo classifica come tale, ma con un abito pescato dal corredo del baule di famiglia, stringe una freccia nella mano destra che porta diritto nel giardino della pace, tra  fiori bianchi e l’immagine della Trinità rivisitata, circondata da nuvole e puttini.
Eden della serenità ritrovata dopo una sofferta rinuncia all’arte, assorbita dai compiti di mamma e moglie. Tranquillità: è questa la sensazione  che si prova attraversandolo. E, andando a sbirciare il video realizzato da Nando Calabrese che accompagna il backstage dell’installazione, si viene a conoscere quanto questa tranquillità sia costata all’autrice. Mentre scorrono le immagini dell’allestimento in corso, scivolano le parole dell’attrice Antonella Stefanucci che legge una lettera di Clara allo zio Luca, molto legato a sua madre, scomparso prima che lei nascesse.
Una lettera che è un po’ una confessione. Di quanto Clara abbia lottato per essere un’artista in un mondo declinato al maschile nell’arte, che relegava le donne tutt’al più al ruolo di insegnanti, come se la scuola fosse unico plausibile ambiente femminile di lavoro. Questo è il passato di un presente che ci offre, invece, un’ intensa forza creativa. Un Paradiso da cui si può far ritorno per continuare ad affrontare con coraggio il presente.

Paradiso e ritorno
Palazzo delle arti Napoli

Fino al 21 maggio 2017
Cura e allestimento di Iole De Mari e Francesco  Maria Stazio
Sotto, clicca il video

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