Caroline Peyron, la creativa francese di adozione napoletana che da 30 anni si occupa di arte nel sociale, espone al Museo archeologico nazionale di Napoli (Mann) “121 mosaici di carta” visibili fino a giugno, srotolati sul pavimento della sala dei Tirannicidi (foto).

Un’opera immaginifica e di manualità pura, in cui ogni singolo pezzo di carta è stato ritagliato e accostato così come un mosaicista maneggia con cura i suoi materiali. Un pavimento composto da tante storie e cromìe che rivelano un’anima ludica e che al tempo stesso richiamano un’arte remota.
Potremmo parlare del riferimento al gesto degli antichi mestieri, quel gesto ripetuto all’infinito e per questo appreso come un’abitudine oppure dello studio sulla cultura figurativa, che mette radici nella notte dei tempi.
Ma l’aspetto sorprendente è che attraverso la reinterpretazione della tecnica del mosaico, è come se ci ritrovassimo di fronte a una scoperta al pari di una scoperta archeologica “vera”, solo che quello che si trova non è un reperto ma è l’inconscio dell’artista e le sue emozioni nel momento delle composizioni.

Giochi di colore e di forme compongono il grande tappeto e ci sono animali, geometrie e accenni di parole che si rimandano e si richiamano. Lo sguardo vaga e si incuriosisce, quello più attento vedrà anche che le formelle mosaicate sono poggiate su scatole portapizza…
La mente va ai reperti famosissimi del Museo stesso, ma viaggia anche di tanta immaginazione su ciò che è lasciato al caso o su qualche voluto errore di composizione, che non vuole e non deve essere decifrato a tutti i costi.
La ripetizione, il multiplo, il ritmo del segno, la libertà di un movimento: di questi punti di forza è fatta la ricerca della Peyron. Nei suoi laboratori spesso si inizia da una macchia colorata o da un semplice tratto e non si sa dove questo porterà, lo si scoprirà solo alla fine e tutto sarà collegato alla personale esigenza interiore di voler comunicare qualcosa, in quel momento. I suoi metodi sono diventati, nel tempo, l’avventura di tanti bambini, adulti e ragazzi che l’hanno conosciuta e che hanno creato insieme a lei, da quelli dei quartieri difficili ai ragazzi autistici, tutti hanno sperimentato e sperimentano ancora oggi l’inclusione attraverso la fantasia.
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Nei mesi di maggio e giugno, Caroline terrà 2 laboratori presso il Museo, in collaborazione con i Servizi Educativi del Mann.

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