Tra la fine degli anni ’40 e l’inizio degli anni ’50 si sviluppano in due punti opposti dell’Italia due correnti artistiche in realt  molto vicine tra loro: alla base della creazione pittorica c’è l’automatismo. Milano e Napoli, come capitali di due mondi diversi danno vita a quella che poi sar  definita Pittura nucleare e se il capoluogo lombardo ha dalla sua parte le gallerie e la stampa più potenti, Napoli alimenta nel silenzio la sua ricerca. A fare chiarezza su come siano andate veramente le cose ci pensa Rosario Pinto con il documentario e la pubblicazione edita da Loffredo dal titolo ” Arte nucleare in Italia” che sar  presentato oggi alle 17.30 da Movimento Aperto. “Si è tentato di far passare l’idea che questa corrente fosse nata a Milano spiega l’autore in realt  i due movimenti sono nati contemporaneamente e poi è caduta una sorta di velo d’oblio su questa vicenda che ha fatto disperdere molte delle tracce di documentazione”.
Protagonista indiscusso e padre del nucleare partenopeo è stato Mario Colucci, il primo a mettere in evidenza le opere basate sulla libera diffusione del colore sulla tela, era la fine degli anni ’40, “Enrico Baj racconta Pinto lo contattò per tenere d’occhio in qualche modo questa forma di concorrenza al movimento milanese. Mario era un uomo mite, schivo, non aveva una posizione di forza all’interno dell’accademia, continuò per un po’ di tempo raccogliendo attorno a s alcuni giovani che però si lasciarono abbagliare dalla ribalta milanese e non fecero forza alla scena napoletana”.

Tutto ciò portò alla scomparsa di Colucci dalla scena artistica. Nel documentario parla tra gli altri Libero Galdo, unico del gruppo ancora in vita e dunque testimonianza preziosa di come andarono le cose.

“Verso la fine degli anni ’50 prosegue l’autore alcuni giovani che avevano un po’ tradito la pittura nucleare fondarono il Gruppo 58 in cui riconoscevano la matrice nucleare ma anche quella surrealista e elettrista. Tutti loro avevano seguito e ascoltato Colucci, in particolare Mario Persico che pure compare nel documentario”
Nel ’59 il manifesto di Napoli chiude la stagione nuclearista.

Ricostruzione storica, tentativo di rendere ragione alla componente napoletana e rivedere la storiografia che attualmente è tutta a vantaggio di Milani, testimonianze di protagonisti come Galdo, Persico e Villapiano sono gli ingredienti principali del documentario insieme a una riflessione innovativa, maturata da Pinto in anni di ricerche e analisi: “Se la stagione storica del nucleare è racchiusa nel periodo che va dalla fine degli anni ’40 alla fine degli anni ’50 spiega bisogna considerare anche ciò che la precede e ciò che viene dopo. L’antefatto vede protagonisti come Alfieri e Cappello che hanno anticipato le modalit  creative poi sviluppate, poi terminata la stagione più intensa del nucleare altri artisti hanno sviluppato quegli stessi temi fino anche agli anni ’80 e ’90, spesso venendo confusi con l’informale ma in realt  profondamente nucleari”.

Il documentario sar  presentato anche venerd 14 al Palazzo delle arti di Reggio Emilia nell’ambito della settimana delle arti, per portare verso Nord la verit  storica di Mario Colucci e della pittura nucleare partenopea.

“La pittura nucleare in Italia”, Movimento Aperto ore 17.30

Via Duomo 290/c

Nell’immagine la copertina del volume edito da Loffredo “La pittura nucleare in Italia”

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