Qui sopra, rilievo con corteo bacchico delle collezioni pompeiane. In evidenza, rendering di Campania romana. In basso, una collana d’oro e una macina

Il Mann anche nel 2020 racconta se stesso. Presentato il piano strategico (curato da Ludovico Solima, professore ordinario di management per le imprese culturali/ Università della Campania “Luigi Vanvitelli”) che caratterizza la gestione di Paolo Giulierini, direttore del Museo archeologico nazionale di Napoli, al suo secondo mandato.
Il documento mette a fuoco per il triennio 2020/23 i principali obiettivi da realizzare. Nel 2021, la struttura sarà interamente restituita alla fruizione del pubblico. Dalla prossima primavera avrà un  nuovo accogliente atrio a ingresso libero, e sarà gratuito anche l’accesso al giardino storico della Vanella.
Tremila i mq della nuova area espositiva. Mentre in estate, nell’ala occidentale, i visitatori ritroveranno le splendide sale chiuse da mezzo secolo dove torneranno i capolavori della Campania Romana.  In autunno, il raddoppio delle sezioni pompeiane.
Anche in periodo di pandemia, sottolinea lo stesso Giulierini, si lavora per consegnare alla città  di Napoli il suo museo completamente riaperto,  epicentro di un Quartiere della Cultura  pronto ad accogliere nuovamente il mondo, rafforzando, però, il legame con il territorio. Il Museo diverrà “espanso”, con progetti espositivi nella Galleria Principe di Napoli e nell’Istituto Colosimo in via Santa Teresa degli Scalzi, 36.
La “Campania romana” raccoglierà circa duecento reperti, provenienti dalle principali città romane della nostra regione (non solo i grandi centri vesuviani come Pompei ed Ercolano, ma anche Cuma, Baia, Pozzuoli e Santa Maria Capua Vetere) e databili a partire dalla prima età imperiale.
Tra i capolavori esposti e presentati nuovamente dai depositi, le sculture che abbellivano gli edifici pubblici di Ercolano, le statue dell’Anfiteatro (II sec. d.C.) dell’antica Capua, le opere colossali del Capitolium di Cuma, la decorazione del Macellum di Pozzuoli.
Nel braccio nuovo del Museo, l’allestimento della Sezione tecnologica: il progetto espositivo, realizzato in collaborazione con il Museo Galileo di Firenze, si articolerà in tre livelli.
Per ciascuna area tematica, la presenza degli oggetti antichi, la ricostruzione moderna dei congegni e macchinari (torchio, vite di Archimede, noria, gru calcatoria, odometro, solo per fare alcuni esempi) e i video che ne illustreranno la funzione. 
Ci sarà uno spazio ad hoc dedicato alle tecnologie idrauliche che permettevano l’irreggimentazione delle acque a livello cittadino e il rifornimento delle singole abitazioni.
Un esempio, le grandi valvole idrauliche rivenute a Pompei, le fistule in piombo, le chiavi, i rubinetti, le bocche di fontana e  la ricostruzione di un balneum domestico originale.


Alla fine del 2021, nelle sale 91-94 prospicienti al Salone della Meridiana, sarà inaugurata anche una nuova collezione pompeiana, con opere selezionate dai depositi e non esposte da almeno cinquant’anni: sculture, argenti, commestibili e altro.
Svetta, nel riallestimento, la scultura bronzea dell’Efebo dalla Casa del Citarista di Pompei, la Statua di Apollo in marmo dalla Casa del Menandro, numerosi gioielli in oro ed il tesoro di argenteria dalla Casa di Io e Inaco.
La mostra del 2021 sarà “I Gladiatori”, dall’8 marzo: un’occasione per valorizzare le armi gladiatorie che fanno parte del museo.
Nel 2022, continuerà il lavoro di riapertura degli spazi museali: si potrà visitare la Sezione di Cuma, dove figureranno reperti della raccolta cumana e provenienti dagli scavi Stevens e verrà arricchita la Sezione di Napoli Antica: il progetto scientifico terrà conto risultati dei nuovi scavi, con particolare attenzione ai materiali provenienti dall’area del porto della città, dall’età ellenistica sino all’età bizantina ed oltre.
Quattro le grandi mostre dell’anno: i “Bizantini” ed i “Nuragici”, con relativi focus su popolazioni e culture del passato; la grande retrospettiva su Alessandro Magno; infine, i “Vulcanici”, che traccerà un nuovo dialogo con le tradizioni, antiche e presenti, del Sol Levante, partendo dai concetti di eruzione e ricostruzione.


Nel 2023, infine, la dimensione at work connoterà gli spazi meno visibili del Museo: dalla cantierizzazione dei sotterranei al completamento del lavoro sui depositi, con un riallestimento di Sing Sing (2020-2021) e degli affreschi (2023). Tra i più importanti appuntamenti espositivi dell’anno, la mostra su Samarcanda.

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