Qui sopra, la copertina. In alto, l’autrice

Odi et amo. Quare id faciam, fortasse requiris./Nescio, sed fieri sentio et excrucior.scriveva Catullo nel carme LXXXV. Nei suoi versi il poeta appare stravolto e sconfitto dalla relazione travagliata e incostante con Lesbia, pseudonimo di Clodia Pulcra; basta solo quell'”excrucior“, così lapidario e granitico, a restituire uno stato di cose quasi archetipico.
Ma cosa succede quando Lesbia non è un persona concreta ma una parte del nostro io? Proviamo a dare una risposta a questa domanda.
Irene Mascia, napoletana, classe 2002, ha recentemente esordito con la prima opera, dal titolo completo “Il Silenzio – Storia d’amore tra me e me stessa(Caletti editore). L’opera è composta, per la maggior parte, da poesie con una dedica più o meno esplicita, restituendo al lettore un’intensità quasi diaristica, la forma di scrittura rivolta principalmente al sé stesso di un altro tempo rispetto agli avvenimenti descritti.
Nell’impalcatura dell’opera, poi, è incastonato un ciclo dal titolo Primo appuntamento, scandito da un’immaginaria distanza che si accorcia progressivamente, fino a quando…a voi la lettura! Il Silenzio restituisce l’intensità catulliana che riverbera e pulsa in quel granitico excrucior, dove si percepisce in maniera concreta il tormento di un rapporto.
Ma dov’è Lesbia? Dove si palesa? Non cercatela nella dedica, siete fuori strada. Lesbia è nella quarta di copertina, sotto forma di disturbo d’ansia e di depressione maggiore.
Ecco la parte dell’io da riconquistare, ecco la relazione da ripristinare. Etimologicamente, “sedurre” viene da “se ducere” (= “condurre a sé”) e, in Dante, è lo strumento, il canale di trasmissione utilizzato da Dio per propagare il movimento nelle diverse sfere cosmiche, ma la sostanza che permette il movimento del creato è uno solo: l’amore.
Quindi Irene comprende che l’unico modo per riappropriarsi di un io scisso dalle insicurezze e dagli ostacoli della vita è l’amore per sé, l’accettazione di ciò che si è, quindi è necessario riconquistare la propria fiducia attraverso un cammino di riavvicinamento e condivisione, un cammino indicato da “l’amor che move il sole e l’altre stelle“.
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