Nel 2016 usciva Buongiorno amore, edito da Edizioni Eracle, la sua prima raccolta di poesie e nel 2018 Tombola storica del 1734 a llengua napoletana, un saggio storico, sociale e economico, copione dello spettacolo prodotto dalla stessa casa editrice.
All’alba del 2020 Davide Brandi poeta, scrittore e presidente dell’associazione culturale “I Lazzari” ci dona una seconda raccolta di poesie con Eracle Editori, dal titolo. appunto, “Il dono”. Una raccolta poetica intima che mette a nudo gli stati d’animo del poeta.
Ieri la prima presentazione alla Casina pompeiana di Palazzo Venezia a Spaccanapoli, via Benedetto Croce n.19, una delle più importanti costruzioni nel  cuore della città, unica nel suo genere, fondata dal Re di Napoli Ladislao II d’Angiò Durazzo intorno al 1412.
Il dono per Davide Brandi non è che altro che una profonda sensibilità, il richiamo a leggere le anime e le storie di vita delle persone che il poeta raccoglie, legge in silenzio e riporta su carta, attraverso la poesia.

La copertina del libro

La poesia vissuta come necessità, salvezza, un richiamo quasi alla sopravvivenza al dolore e alla sensibilità. Quella sensibilità poetica che tocca le corde di tutti i poeti, invita quasi sempre a spogliarsi dinnanzi alla sofferenza o all’amore.
Ci si denuda attraverso le parole scritte, cadono gli abiti, diventiamo noi.
Si scrive poesia perché «si vuol dar voce al silenzio della vita, alla forza dei sentimenti, principe quello dell’amore. Si scrive poesia perché si vuol colmare un vuoto, allentare quella stretta al cuore che spesso prende, senza nemmeno un vero perché (accidia del Petrarca, taedium vitae di Leopardi, spleen o ennui di Baudelaire, male di vivere di Montale…). Si scrive poesia perché ci si interroga sulle ragioni buie e rimosse dell’esistenza, sul mistero che ci avvolge e ci coinvolge, Si scrive poesia come tentativo talora anche disperato di preservare la memoria, Si scrive poesia, soprattutto, perché si vuole esorcizzare il male della vita, il dolore che in alcuni momenti non dà tregua Si scrive poesia per portare luce dove prima era buio. E dall’oscurità non è forse immensa la luce?” ». Lo sottolinea durante l’incontro a Palazzo Venezia Angela Procaccini, docente e dirigente dell’istituto scuola paritaria dell’infanzia e primaria “Il Nuovo Bianchi” di Piazza Montesanto.
Davide Brandi con l’associazione i Lazzari diffonde la cultura partenopea soprattutto con corsi in lingua napoletana. Negli anni il progetto è cresciuto, notato dai media e da realtà prestigiose campane e non. L’amore per Napoli si riversa anche nelle sue poesie.
«Un portavoce elegante e fattivo di quanto contraddistingue la nostra cultura e le nostre tradizioni- continua Procaccini – Di lui ho ammiratola volontà di non tradire, mai, le nostre radici. Perché esse sono la linfa per guidarci nel presente. Perché ricordare e difendere la memoria ci apre il futuro ».
Nel volume si alternano amore, sofferenza, gioia dell’autore, storie personali trasformate in versi, ma anche letture di pezzi di vita di altri. Emozioni e Malinconia si fondono e creano profondità nella lettura. Parole che difficilmente escono fuori.
Poeta uomo, così definito da Angela: Uomo nei suoi contrastanti impulsi: un hombre claro y confundido, un hombre lluvioso y alegre  (un uomo chiaro e confuso, un uomo piovoso e allegro. Perché, a far luce e a splendere è tutt’uno) citando Neruda.
La serenità in chi scrive non abita. Vive nell’anima la “malinconia”: ma la malinconia come afferma Davide  «è risorsa, perché è la capacità di mettere sul foglio se stessi, una lettura continua e costante di noi stessi, qualcosa che fa soffrire ma dona allo stesso tempo gioia, attraverso la poesia».
Indissolubile il legame con la sua opera e il mare: «Io dipendo dal mare, dove ancoro i miei giorni ed annego i mie pensieri” recita un verso della poesia “Dipendo dal mare». Il mare che ritroviamo all’interno di molte composizioni del Dono, metafora della vita, elemento necessario per la vita del poeta.
Per esempio in “Sino alla piazza” di cui proponiamo uni stralcio.

“…E navigo,
imprudentemente,
senza ancore e senza mete,
in mondi nuovi
ma dai soliti sapori”

o nella poesia “il mare a gennaio”:

…”Miglia e miglia lontano
ma le onde si infrangono sui piedi
ed il rumore dei lagnetti
mi arena alla realtà, alle secche vicine”

Lo chiamano “il dono” scrive Davide Brandi, ma non sanno che peso enorme è da portare sulla propria esistenza. A volte il bisogno di chiudersi nel silenzio e nella solitudine è più che un’esigenza: un richiamo a raccolta per scavare dentro di sé per migliorarsi e capirsi.
Il dono è disponibile su tutte le piattaforme editoriali on-line e anche in libreria.
©Riproduzione riservata 
In foto, copie del libro e un momento della presentazione alla casina pompeiana di Palazzo Venezia dove sono intervenuti anche la poetessa Maria Concetta Dragonetto e il musicista Rino Napolitano dell’associazione I Lazzari e briganti (fonte facebook)

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