Ponticelli/ La periferia che incanta con la musica: una serata in compagnia del gruppo “Proposta nuova” (20 aprile)

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La periferia che canta, la periferia che incanta, la periferia che dà spettacolo. Anche in un luogo escluso, ai margini, che non fa notizia nemmeno più quando si spara in pieno giorno, c’è qualcuno che a Ponticelli preferisce andare in direzione testardamente contraria e diffonde la bellezza. In questo caso: l’arte canora e teatrale. Da oltre 40 anni il gruppo teatrale/canoro “Proposta nuova” allieta i cittadini dei quartieri orientali di Napoli con uno spettacolo di canzoni e sketch classici della grande tradizione napoletana.
La serata si intitola Napoli, in … canto”, con la regia di Enzo Olivieri, fondatore storico, insieme alla sorella Assunta e Aurelio Riccardi, della compagnia teatrale.
Domani, 20 aprile 2024, alle 19:45, nella sala teatrale della chiesa SS. Pietro e Paolo in Ponticelli, via Attila Sallustro, 280 – il sipario si apre con le note della canzone “Palcuscenico”, del compositore e autore Sergio Bruni.
Una scaletta che attraversa gran parte del ‘900 canoro napoletano, interpretata da neofiti del canto e del teatro, che si alterneranno con canzoni e monologhi, tra narrazioni e commenti.
Insomma, una serata all’insegna della convivialità e della buona musica, per giovani e famiglie, per appassionati del canto, per chi vuole condividere le radici partenopee attraverso la storia cantata di Napoli.
L’ambizione dell’intera compagnia è quella di raccogliere questa esperienza di lunga data e tramutarla in un progetto, qualcosa di stabile e duraturo, un luogo dove insegnare e imparare come si sta su un palco, come si canta, si declama, si recita.
Gli autori dello spettacolo vorrebbero almeno sentirsi osservati dalle istituzioni, non chiedono contributi economici, ma riconoscimento, vicinanza, ascolto, attenzione. Si propongono di rendersi parte di un percorso allargato, insieme a tanti altri soggetti motivati volto a spezzare la monotonia sociale di queste aree territoriali, a combattere le devianze, ad affermare le buone pratiche delle arti performative.
In definitiva, vorrebbero unicamente lasciare un buon segno e passare il testimone a chi non scappa, a quei giovani che hanno voglia di esternare talento, a chi caparbiamente intende “resistere” tra negazioni di vita e mancanza di orizzonti futuri.
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