Ero appena un ragazzo quando sono entrato nell’officina tipografica paterna. Nel 1950 avevo  18 anni e, da allora a oggi, la passione per questo mestiere è rimasta intatta. Tanto che il mio sogno di realizzare un museo laboratorio si è sempre  scontrato con le difficolt  burocratiche  ma non si è  mai spento.
Mio padre Giovanni si è trasferito con la sua tipografia fondata in vico San Marcellino nel 1922, undici anni dopo, in via Bernardo Quaranta , 87, l’attuale via Duca di Sandonato. L’ho affiancato portando nell’azienda il mio entusiasmo e anche la voglia d’innovazione, attraverso lo studio di tecniche tipografiche, rivalutando la stampa a rilievo, quella a caldo e la serigrafia. E proprio in quel periodo i locali che accolgono la tipografia vengono ristrutturati, separando l’ingresso studio dagli spazi per la lavorazione, trasformando l’esterno con marmi e vetri, l’interno con arredi in legno di acero bianco e vetri, incisi a bulino con le immagini di Gutenberg,  Castaldi e le prime  prove di stampa a torchio.
Con il tempo, l’amore per Napoli si è sviluppato anche nella produzione e biglietti e cartoline raffiguranti angoli della citt  da guache e dipinti d’epoca. Finch, nel 1980, mio padre  non ha lasciato l’azienda nelle mie mani. E’ un anno cruciale, quello del  terremoto, che ha minato l’edificio dove eravamo, mettendo in discussione, gi  da quel momento,  la culla della nostra attivit , bottega storica.
Dopo un braccio di ferro durato a lungo, una mattina di novembre del 2007 il Comune non ha voluto  sentire  ragioni lo sfratto esecutivo  mi ha costretto, nell’arco di poche ore, a relegare in un deposito di Pomigliano d’Arco macchinari e suppellettili d’epoca, nonch l’archivio delle testimonianze tipografiche. Nel frattempo, l’immobile dove si trovava la nostra officina, gi  assegnato all’incubatore delle imprese orafe, è stato ristrutturato con finanziamenti europei, diventando il centro “La Bulla”. 
La memoria non può svanire e una  citt  come Napoli non può rinunciare alla propria identit . Perciò non mi sono mai arreso. Cinque anni fa, il consorzio antiche botteghe di Piazza  Mercato, di cui faccio parte, ha individuato la possibilit  di trasferire in locali di propriet  del Comune, vicini all’incubatore delle imprese orafe, tutto il materiale della nostra officina, per dare vita  finalmente a una  mia vecchia e tenace idea creare un museo-laboratorio di arti grafiche. Nel maggio 2011 abbiamo sfiorato l’obiettivo. L’assessore allo sviluppo Mario Raffa e l’assessore al patrimonio Marcello D’Aponte hanno firmato, nel mese di maggio, un protocollo d’intesa per destinarli, appena liberi, al progetto. Un documento mai approvato. Il discorso è stato ripreso  con la nuova giunta che  ci ha confermato  la promessa, dandoci addirittura  una scadenza la primavera 2012. E’ stato fatto anche un sopralluogo. Ma siamo andati oltre quella data.
A luglio c’è stato un incontro a Palazzo san Giacomo con i rappresentati degli assessorati competenti e la segreteria del sindaco per risolvere l’emergenza dovevo lasciare il luogo  dove mi ero temporaneamente installato. Ma non è accaduto niente, di quella riunione restano solo le parole.
 Intanto, mi sono nuovamente trasferito (sempre in via Duca di Sandonato) e non so più in quale condizioni sia  tutto il ” tesoro” ammucchiato  in quel deposito.
Eppure il mio progetto va nella direzione di questa giunta assicurare a Napoli un futuro possibile. Il museo, che  raccoglierebbe anche le testimonianze di altre tipografie,  vuole preservare il passato, rilanciandolo nell’avvenire. Accanto agli oggetti del tempo che fu, ci sarebbe il laboratorio per insegnare ai giovani  il mestiere, partendo, dalle basi, ci dal sistema tipografico. Se si ignorano le tecniche tipografiche  non ci si  può  districare nelle potenzialit  tecnologiche che offre la stampa digitale.
E una zona  come piazza Mercato, dove dal 2002 organizzo ogni anno l’evento l’arte in vetrina e il concorso di  pittura estemporanea cui partecipano con entusiasmo giovani e adulti, coinvolgendo anche gli allievi del liceo artistico statale partenopeo e l’Accademia di Belle arti, non può languire nel degrado, deve tornare e risplendere anche per la sua consolidata tradizione commerciale. Grande esempio di vitalit  imprenditoriale in Italia.
*arti grafiche Falcone
Per saperne di più
www.artigraficefalcone.com
Nella foto, Vincenzo Falcone nella sua bottega artigiana, prima dello sfratto del 2007

 
             
		






