Dopo “Eredità ingombranti” e “Lo stalker”, ecco “Donna avventura avventata”, il terzo dei  4 racconti che vi proponiamo, tratti dal libro di Francesca Vitelli“Sirene si nasce”, edito da ilmondodisuk. Un modo per trascorrere con la leggerezza dell’ironia questa quarantena da Covid-19: #restateacasa in compagnia di pagine scoppiettanti ispirate dalla realtà, musa inesauribile dell’autrice.

donna avventura avventata (2)
Ci sono varie categorie di amiche: le amiche per cui ti fionderesti alle tre di notte, quelle con cui si può andare al cinema, quelle con cui uscire una sera senza raccontare nulla di personale che vada oltre l’ultimo appuntamento dal dentista, quelle con cui puoi bere prosecco per ore e quelle che ti ospitano sul loro divano.
Quest’ultima categoria è ricca di sorprese. Divani comodi e frigoriferi vuoti, divani scomodi e vasche idromassaggio da urlo, divani corti e cene lunghe, divani larghi e conversazioni di vedute strette. Le variabili sono numerose. Armida ha iniziato ad accettare inviti sui divani delle amiche diversi anni orsono e da allora non ha più smesso. Esperienze piacevoli, talvolta temerarie, ma mai noiose.
Da Caterina ci andò per un fine settimana di primavera. La conosceva? No. Andava a dormire da lei avendo intuito già solo al telefono che trattavasi di donna anomala? Sì. Perché? Perché a un’amica, di quelle vere, seppure il cervello ti urla di rispondere di no, si risponde convintamente di sì.
L’amica, quella vera non la strana tizia dove Armida stava andando, le chiese di sostituirla come relatrice a un convegno. Sette ore di viaggio su un treno a bassissima velocità di quelli che dal finestrino con tranquillità si possono leggere non solo tutti i cartelli, ma anche le locandine incollate ai piloni che sfilano. Bellissima Italia fatta di campi, casette, campi, casette, campi, casette…
Arrivata in una stazioncina di un ignoto paesello ad accogliere Armida non c’era nessuno. Ancora in modalità ritmi urbani frenetico-compulsivi chiamò Caterina al cellulare. Segreteria. La viaggiatrice si impose una modalità rilassata e si diresse verso una panchina illuminata da un fioco lampioncino. Era in mezzo al nulla. Neanche un’anima. Una via di mezzo tra l’atmosfera del sabato del villaggio e una scenario perfetto per Jack lo squartatore.
Stanca e affamata, il pranzo era stato abolito per mancanza di tempo, sentì un bip bip. Inquietante. Il cellulare era morto. L’unico alito di vita era l’abbaiare di un cane in lontananza. In quel momento pensò all’amica, quella vera, che di venerdì sera era a bere prosecco e ballare a una imperdibile festa di compleanno e snocciolò tutte le conversazioni avute con la life coach sulle strategie per imparare a vivere meglio dicendo no! poi snocciolò anche dell’altro.
Mentre si sentiva sempre più come la piccola fiammiferaia delle periferie, udì l’inconfondibile rumore di un diesel sputacchiante in avvicinamento. Le fece quasi tenerezza. Con l’età si diventa inclini alla commozione. Da una Ford impolverata, con due fari ancor più fiochi del lampioncino, scese la brutta copia di Miss Marple: Caterina.
Dopo le presentazioni di rito, Armida arrivò giusto a proferire il proprio nome prima d’esser investita da un profluvio di parole. Da perfetta sconosciuta veniva introdotta a ogni sorta di confidenze su marito – secondo marito, perché sai il primo proprio non si poteva – figlie, – andate a lavorare fuori perché sai qui non c’è lavoro – e colleghi che le avrebbe presentato – perché sai l’invidia è una brutta bestia.
Sopraffatta, la viaggiatrice aveva desideri innocenti come un pasto caldo, due chiacchiere e un letto, ma la vita non sempre ci riserva ciò che vorremmo e quel che aveva in serbo per Armida fu qualcosa di assai diverso.
Entrata in casa, ebbe la prima avvisaglia. Nel salotto, a fine maggio, troneggiava un albero di Natale interamente addobbato con tanto di lucine. Le venne il dubbio che tra Nord e Sud Italia avessero istituito il fuso orario stagionale e nessuno l’avesse avvertita. Cogliendo lo sguardo interrogativo, Armida non brilla per le sue doti da giocatrice di poker, la spiegazione fu: perché sai è tutto in plastica così non si rompe nulla e fa allegria.
Allegria? Ancora una volta l’aria si ammorbò di inquietudine. La cena attendeva già preparata sul triste tavolo in cucina. Una fresella con aglio e qualche casuale, sparuto, pomodoro, servita in piatti di plastica. Dracula sarebbe scappato, non per l’aglio, ma per la tristezza, Armida avrebbe voluto scappare e basta.
Dopo il lauto pasto, accompagnato dall’inarrestabile flusso di confidenze, si provò ad accampare la stanchezza come scusa per acciambellarsi su un giaciglio ma: no, perché sai dobbiamo lavorare all’organizzazione del convegno di domani. Dobbiamo? Sì, bisogna andare a prendere il videoproiettore, lo schermo e il pc e portarlo a casa di un collaboratore. Alle 10 di sera? Sì, perché sai domattina non c’è tempo…
Risalirono in auto per dirigersi su una strada di campagna senza illuminazione con l’unico ausilio delle lucine stanche e fioche della Ford che sembravano la torcia a pile scariche delle giovani Marmotte in omaggio con Topolino, il giornaletto dell’infanzia. Praticamente al buio.
Ritirata, trasportata e consegnata la dotazione per il convegno, risalirono in auto e Miss Marple con voce stentorea e imperativa tuonò: Portami a casa!
Armida balzò dal sedile domandandosi se stesse parlando con lei, la guardò ma l’ineffabile Miss Marple fissava un punto imprecisato del cruscotto. Le rispose la garbata voce femminile del navigatore: vai avanti per 10 km, poi… Armida ebbe la dabbenaggine di domandare come mai interrogare il navigatore se fin lì ci si era arrivate senza? Perché sai da quando mi sono operata agli occhi la sera non ci vedo tanto bene.
Con una talpa alla guida, avanzavano in piena notte nella pampa salentina. “Gesù, Giuseppe e Maria fatemi scendere!”, era il pensiero di Armida.
Passata da un pezzo la mezzanotte, miracolosamente incolume, varcata la porta di casa lo sguardo incontrò di nuovo lo sconcertante albero di Natale e finalmente l’ospite trovò il coraggio di chiedere dove potesse accasciarsi e dormire.
Era in piedi dalle 6,30 e all’una e mezza di notte, Caterina comunicava garrula che: domattina la sveglia è alle sei perché sai il convegno è in un paese lontano.
Vinta dal destino, Armida strisciò verso il bagno abbracciata al suo beauty case, memento di una vita altra in una dimensione parallela alla quale non avrebbe fatto ritorno prima di tre giorni.
Di fronte allo specchio, ebbe la certezza di scorgere delle rughe nuove che il giorno prima non aveva. Cercò la crema per il viso che promette miracoli e non li mantiene e con la coda dell’occhio scorse l’ombra di una sagoma, dietro la tenda della doccia. Oddio, Anthony Perkins o Jack Nicholson? O forse nella vasca era allestito il presepe? Falso allarme, era solo il mocio. Peccato, la visione del presepe l’avrebbe confortata.
Dopo un tranquillo weekend di paura, Armida fece ritorno e per riprendersi chiese a Fiona di incontrarsi per un caffè.
«Bentornata, sì vediamoci così mi racconti tutto, raggiungimi all’agenzia di comunicazione che ho scelto».
Da quando, Fiona aveva bisogno di qualcuno per comunicare?
© Riproduzione riservata

ENTERPRISINGIRLS 
Troverete il racconto anche sul sito dell’associazione e potrete scaricarne il pdf
cliccando questo link https://enterprisingirls.it/iorestoacasa–con-le-sirene.htm

 

 

IL LIBROcopertina intera di sirene
Un gruppo di amiche racconta la vita infrangendo tabù con una predilezione per il politicamente scorretto. Una galleria di personaggi femminili mette in scena le piccole grandi avventure quotidiane, scardinando lo stereotipo che vuole le donne incapaci di solidale sostegno e complicità. Il rapporto con gli uomini, il potere, il lavoro, l’amore, il sesso, la bellezza e il passare del tempo scorrono fluidi in queste pagine in cui ironia e leggerezza sono magistralmente illustrate da Maria Siricio. Parole e immagini unite da una sottile, elegante, scoppiettante, irrefrenabile ironia.

 

 

 

 

francesca vitelli okL’AUTRICE
Francesca Vitelli nasce a Napoli nel 1968, si laurea in Scienze Politiche e sceglie la libera professione di consulente di enti pubblici, associazioni e imprese. Per il suo quarto compleanno, la madrina le regala una macchina da scrivere arancione ed è amore a prima vista. Scrivere è la sua passione; farlo con ironia, un talento. Ha pubblicato saggi economici e racconti. Incontra persone, viaggia, ascolta, osserva e nella sua mente prendono corpo visioni che finiscono sulla carta.

 

Qui sopra, l’autrice, Francesca Vitelli. Le illustrazioni sono di Maria Siricio

 

 

 

 

 

 

 

 

 

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