– Avete sistemato la stanza per gli sposi? Guardate che è tardi, quelli fra poco saranno qui.
– Sì Nicola, ho già controllato, tutto fatto. Come sono contenta!
– Ma a che ora arrivano?
– Nel telegramma non c’è scritto ma io penso che per l’ora di pranzo arrivano; hai fame?
– Ma no, certo; ma almeno sappiamo se vengono con la macchina, col treno. Possibile che non abbia detto niente?
– Nicola tu sai Nino come è fatto; il telegramma lo hai letto pure tu; diceva, l’ho imparato a memoria: arrivo martedì finalmente sono sposato.
– Sono proprio contento; era ora che si sistemasse pure lui.
– Gesù, sistemato tu dici;  ma se la moglie manco la conosciamo! Io non ci posso credere, questi figli; uno si sposa e non invita nemmeno i genitori. Qua non si capisce più niente. S’è cambiato tutto e se ti lamenti dicono che sei antico, che non capisci niente, che ti devi aggiornare. Sarà ma a me questo modo di vivere moderno, questo mondo nuovo, come dicono loro, non mi piace; e non ci posso far niente.
– Giulia ma tu così ti avveleni la vita; questo discorso lo abbiamo fatto cento volte, ma tu non ti vuoi rassegnare; prenditi il buono della vita, è inutile che attacchi con la solita tarantella: e perché è andato a vivere lontano! E mo’ chissà chi si è sposato, e non sappiamo niente! Oggi i giovani, appena possono, vanno via dalla famiglia, e fanno bene.
– Già per te va sempre tutto bene; così nessuno ti disturba, figuriamoci.
– Ma no, devi capire che oggi c’è una mobilità che ai nostri tempi non esisteva. Partono, poi semmai cambiano, fanno altre esperienze.
– Ma così le famiglie si perdono; non esistono più. Ogni generazione resta sola. E non è giusto.
– Giulia, che ci vuoi fare; purtroppo il nostro è un paese senza futuro, un paese di vecchi. Non ci sono aspettative per i giovani e allora i più bravi se ne vanno. Oggi il lavoro uno se lo deve andare a cercare dove ci sono maggiori possibilità. Poi, certo, dovrebbero poter spendere qui le loro esperienze. E invece… Il vero problema è che poi non riescono a ritornare.
– Eh! Ti ricordi? Quelle belle famiglie di una volta dove c’erano i vecchi nonni, qualche zia o zio non sposati ed anche le ultime generazioni; le esperienze si trasmettevano di padre in figlio; allora si cresceva tutti insieme.
– Giulia, diciamo la verità, le famiglie una volta erano numerose, questo sì, ma sempre belle, come dici tu, non direi proprio.
-Mamma mia e come sei catastrofico, e ti pareva; mi devi sempre contraddire. Va bene, ammettiamo che è come dici tu: tutti partono ma dico io, qualcuno sarà pure rimasto.
– Certo ma quasi sempre quelli che restano devono adattarsi; non riescono ad essere valutati per le loro capacità; nessuno gli riconosce quello che realmente valgono. E scusa, Nino ha voluto sfruttare i suoi studi; è un ragazzo in gamba.
Il simpatico teatrino fra i due anziani coniugi viene interrotto dalla cameriera.
– Signò, che dite lo spengo il forno?
– Sì, forse è meglio ma non lo aprire, lascia tutto dentro.
– Ma fino a che ora dobbiamo aspettare? Ora provo a telefonargli. Oh! ecco, hanno bussato, vai ad aprire, saranno loro.
– Oh! buongiorno, signora! signora! c’è il signorino Nino.
– Buongiorno Teresa. Finalmente a casa.
Ma! Siete solo? E la sposa?
– Che sposa?
– Nino, Nino; amore di mamma. Che bello. Ma! Sei solo? E la sposa?
– Tu pure con ‘sta storia della sposa? Ma che dite? Che vi ha preso a tutti quanti?
– Ma Nino scusa, lo hai detto tu; hai mandato anche un telegramma. Non ti nascondo che tua madre si è pure preoccupata; sai come è fatta.
– Ma, il telegramma? Ma che cosa dici, papà; è vero che sono stanco, ho viaggiato tutta la notte; poi vi racconto, ma questa storia della sposa non la capisco; che cos’è uno scherzo?
– Ma Nino, siamo noi a non capire; abbiamo anche preparato la tua camera. Con il letto grande non c’è molto spazio ma non potevamo certo mandarvi in albergo.
– Aspettate, fatemi sedere; mi gira la testa.
– Nino ma tu stai bene? Lascia stare, sei stanco, parliamo dopo, ora vai a riposare.
– Ma no, Nicola, che dici; Nino, non è uno scherzo, avrai tempo per riposare ma almeno ora ci devi raccontare che cosa è successo. Avete litigato e lei non è voluta venire?
– Litigato? Ma con chi dovevo litigare?
– Già, con chi -sospira la madre– noi non conosciamo nemmeno il nome di tua moglie, non ci hai mai detto niente.
– Per favore, fermiamoci un momento. Teresa, per cortesia, posso avere un bicchiere d’acqua.
– Sì, fagli pure un caffè.
– Dunque, ricominciamo. Abbiamo avuto un periodo di lavoro spaventoso con molti problemi. Prima la pandemia, poi ora la guerra; sono stati mesi terribili. Non vi nascondo che alcuni dirigenti hanno trascorso anche la notte in fabbrica senza mai allontanarsi. Non ho avuto molto tempo; dalla ditta tedesca, da Francoforte, ogni giorno arrivavano ordini che annullavano quelli del giorno precedente. Io, ora, pure essendo uno dei più giovani, ho mansioni di grande responsabilità; ci sono decisioni da prendere in fretta e senza che si sappia niente. Ecco perché, mamma, quando telefonavo,  tu ti arrabbiavi, dicevi che non ti davo soddisfazioni; ma io non potevo parlare con nessuno. Sì; il nostro è un lavoro molto delicato; abbiamo anche sospettato di avere spie fra di noi.
– Ecco il caffè, signor Nino. Però state bene, avete una bella faccia; si vede che il matrimonio vi ha giovato. Vostra moglie cucina bene?
– E dalli con questo matrimonio! Insomma, come stavo dicendo, non la faccio lunga; ora stiamo recuperando e le cose marciano tranquille. Così appena ho avuto la possibilità, ho deciso di prendermi una settimana di riposo; ora però lasciatemi andare a riposare un poco, sono troppo spossato.
– Ah! ah! ah!
– E mo’ che vi succede? Papà che cosa ho detto? Ma insomma a voi il covid vi ha proprio intronati. Mi devo preoccupare?
– No! No! Nino, aspetta; forse ho capito; Giulia, dove hai messo il telegramma?
– Un’altra volta con la storia del telegramma?
– Ecco, guarda, leggi tu stesso.  
Nino prende il foglietto dalle mani della madre e ripete ad alta voce:  arrivo martedì finalmente sono sposato
– Ah! ah! Ora capisco, mi dispiace, immagino le vostre reazioni. Io l’ho dettato per telefono; ma tu guarda che pasticcio può combinare un errore così stupido.  Però…ora che ci penso la cosa non mi dispiace; forse è un segno del destino, chissà.
– Oh! Nino, dicci, dicci. C’è qualche novità?
– Sì ma preferisco scrivervela; semmai vi mando un telegramma.
– Ah! Ah!
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Foto di Ralph da Pixabay
L’AUTORE
Ordinario di storia dell’architettura all’università Federico II di Napoli, Francesco Divenuto è autore, tra l’altro, di  numerosi saggi su riviste specializzate e di  due romanzi “Il capitello dell’imperatore. Capri: storie di luoghi, di persone e di cose” e “Vento di desideri “(edizioni scientifiche italiane). Tra gli ultimi libri realizzati, quelli a più voci dal titolo “Napoli: a bordo di una metro sulle tracce della città” coordinato con Guido D’Agostino e Antonio Piscitelli (edizioni scientifiche italiane 2019), La casa nel Parco. Un giorno tra il Museo e il Real Bosco di Capodimonte (AGE 2020) e Agorà, ombre e storia nelle piazze di Napoli (La Valle del Tempo, 2021) curati con Clorinda Irace e Mario Rovinello..
Tra i racconti, pubblicati sul nostro portale, “Variazioni Goldberg”, “Il bar di zio Peppe”, “Carmen e il professore”, “Il flacone verde (o Pietà per George)”, “Lido d’Amore”, “Frinire”, “Primo novembre”, “Due di noi”, “Il trio”, “Quattro camere e servizi”, “Mai di domenica”, “Cirù e Ritù”, “Una notte in corsia”, “Gennaro cerca lavoro (il peccato originale)”, “L’odio”, “Il vaso cinese”, e “Il nuovo parroco”, “L’eredità”, “Una caduta rovinosa”, “Cronaca nera”, “La cartellina rossa”. “L’ultima scelta”, “Un disco rotto”, “Sogno di un giorno di mezzo agosto”, “Il mare verde”, “L’arrosto di Ariosto”, “Madre”. Questo racconto s’intitola “Una battuta di meno e una sposa di troppo”.

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