La legione venuta dal mare. Per mare e per terra sempre uniti” è il nuovo romanzo storico di Ivan La Cioppa, primo volume di una saga ambientata nella Roma antica; per rendere il racconto più scorrevole e avvincente, l’autore ha deciso di far narrare la sua storia in prima persona da un legionario romano del I secolo, sotto forma di memorie: il protagonista si chiama Caio Flavio Aquila, ed è un optio veterano della Legio I Adiutrix.
Questa legione romana, nata con l’arruolamento dei marinai della flotta del Miseno, era molto particolare, ed è proprio Flavio a parlarcene: «Oltre alla consueta opera di perlustrazione in mare e per fiume, retaggio della nostra origine marinara, noi svolgevamo compiti che i normali legionari non erano in grado di portare a compimento come l’arrembaggio e la cattura di navi nemiche, sortite improvvise all’interno di foreste impenetrabili e recupero di soldati prigionieri. Il nostro addestramento era più avanzato e peculiare.
Oltre alle ordinarie esercitazioni con addestratori celti, germanici e sarmati che ci istruivano sulle loro tattiche di guerra, sull’uso della spada lunga e del combattimento corpo a corpo, senza lorica né scudo, dovevamo, inoltre, temprarci al freddo, all’acqua gelida, al dolore lancinante e a tutto ciò che poteva porsi fra noi e il nostro obbiettivo.
Questo ci rendeva versatili, sia nella battaglia campale che nella schermaglia ad ordine sparso. Eravamo, poi, i soli legionari ad usare l’arco, di solito prerogativa delle coorti ausiliarie. Dovevamo essere capaci in tutto. Questa era la nostra forza».
Per essere di così alta specializzazione, questa legione di marina doveva essere formata da uomini valorosi, scaltri e pronti a tutto: l’autore ci descrive quindi questi coraggiosi legionari, mentre vivono e si addestrano nella fortezza di Brigetio, nei pressi dell’odierna Komaron in Ungheria.
Vengono narrate le loro consuetudini, i loro equipaggiamenti, il loro stile di combattimento ma soprattutto si evidenzia il loro stretto rapporto umano: fratelli prima che soldati, li seguiamo mentre affrontano una pericolosa missione contro dei temibili barbari, e mentre si proteggono l’un l’altro, a costo della loro stessa vita.
Il lettore assiste a una battaglia campale in cui, grazie all’abilità dell’autore di descrivere con dovizia di particolari ogni scena di combattimento, può calarsi in quelle atmosfere e soprattutto rendersi conto di cosa provavano i legionari, lontani da casa e dai loro affetti, consapevoli di essere sempre in pericolo di vita e allo stesso tempo di doversi sentire fieri di essere una delle prime linee di difesa del glorioso esercito romano. (Sabrina Bucci)
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