Luparella, ovvero Foto di Bordello con Nan . Dapprima breve monologo, interpretato dallo stesso autore a met  degli Ottanta, poi ampliato. Assegnato poi nel ’97, con scelta felice a Isa Danieli. Riproposto ancora nel 2002 sulle scene e nella trasposizione filmica di Giuseppe Bertolucci con le musiche di Pasquale Scialò. Riallestito nel 2005 qui al Nuovo. Del 2010 l’allestimento madrileno in versione spagnola, del maggio scorso la versione parigina. E ora un nuovo in scena sia Moscato che la Danieli.
Nan , ” anima candida e reietta, giovane-vecchissima creatura al servizio ‘minuto’ delle donne di un bordello arroccato sui "Quartieri Spagnoli", nella Napoli, desolata e avvilita, dell’occupazione nazista, sul finire dell’estate del 1943″.Luparella, puttana di bordello in un palazzo di Vico Lungo Gelso. Personaggio Assente, testimonianza spaziale di memoria muta, condizione tipica della vittima di un destino crudele di donna degradata al livello disumano di essere malato offeso, cui non è consentito neppure di mettere al mondo un figlio. Responsabili una Natura maligna e la Storia che in quel tragico anno si identificano nell’assegnare alle creaturesofferenze disumane. In questo contesto di eccezionale tragicit , troviamo ancora una volta uno dei temi cari alla poetica teatrale di Moscato l’identificazione tra l’Archetipo del Femminile e una Napoli ferita, risentita, oltraggiata, sopraffatta, Nan . In scena solo lei, impegnata in un dialogo alla Cocteau, una “voce umana” che si esprime in napoletano, la lingua dei sentimenti e lo stile inconfondibile del linguaggio di Moscato.
Una gestualit  e una poetica teatrale che privilegia i valori-simbolo di una vicenda dolorosa della nostra storia, riproposta al fine di riscattare il popolo napoletano dalle menzogne sulla sua presunta rassegnata accettazione dei torti e dei soprusi. Una Napoletanit  che assurge immediatamente a cifra cosmico del dolore e dell’ingiustizia umane. Incredibile l’operazione dell’autore-regista sulla lingua che nulla sottrae alla dialettalit , lasciata intatta, ma nel contempo elevata a espressione universale, ancor più esaltata dalla voluta assenzadi connotazioni spazio-temporali e dalla voce di Isa/Nan .
Una grandissima Danieli non più interprete bens incarnazione, identificazione depurata da ogni connotazione passionale esornativa. Essenziale, icastica, vicinissima ai valori della tragedia classica tanto cara a Moscato, della quale dimostra di essere all’altezza, grazie alla sua sorprendente forza istintiva, ancora più affinata dalla lunga frequentazione umana e artistica con l’autore. Una grande prova che conferma le sue doti straordinarie di interprete al culmine della maturit  artistica. Il disegno luci accompagna la tristezza della vicenda, sottolineando i momenti di esasperazione e di paura di Nan . Un nome attribuito non a caso, ricco di echi letterari.
Un microcosmo dolente e gioiosoil momento cruciale del parto, la tenerezza infinita che si prova alla vista di un corpicino neonato, lo sgomento dinanzi alla subitanea scontata morte di una donna malata, che sembra non essere stata mai viva, tali e tante le privazioni e le sofferenze a lei inferte. Alla violenza sui deboli e i derelitti si oppone la forza e la determinazione quasi inattesa della reazione di Nan  che ricorre alle poche parole di tedesco per tentare inutilmente di distogliere il nazista sopraggiunto nel bordello a soddisfare le sue voglie.Dal diniego il rapido volgere dell’atto tragico al clou, non rappresentato, alla maniera dei classici greci, raccontato con veemenza e pacatezza insieme, quasi a voler conferire carattere di ineluttabile fatalit  all’azione di Nan . Di leopardiana memoria il dialogo finale della protagonista con la luna.

Il costume di scena di Isa, un abito lungo con due code di continuo sollevate o slegate amplifica in movimenti scenici bruschi, se traducono i tratti idiomatici di una voce nazista, dolci se ricordano melodie e voci di un tempo, la cui rievocazione è affidata alla voce della madre di Isa, Rosa Moretti, indimenticata voce di Radio Napoli.
Un tenero omaggio. Efficacissimo Enzo Moscato che entre e esce dalla scena commentando, il corpo avviluppato nella bandiera italiana, quasi a voler conferire un riconoscimento ufficiale al ” rosario dei martirii”. Luparella, uno dei punti più alti della drammaturgia di Enzo Moscato. Prolungata standing ovation per una intenerita e commossa Isa Danieli.

Fino al 21 dicembre al teatro Nuovo
Per saperne di più

www.teatronuovonapoli.it/event.php?evento=63

In foto, Danieli e Moscato

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