Bianca Nappi è andata in scena alla sala Assoli del Teatro Nuovo di Napoli con lo spettacolo di Neil Labute. Re(l)azioni nasce dalla collaborazione dell’attrice con Marcello Cotugno che cura la regia e attende al lavoro drammaturgico di traduzione e adattamento delle opere di Labute in Italia, il titolo ambiguo descrive il complesso mondo dei rapporti interpersonali e delle reazioni cui essi producono.
Sempre meno cristallizzati in regole tradizionali i rapporti, nota Bianca Nappi nel foyer del teatro «tendono a rivelarsi deboli. Le donne, protagoniste di questo e di altri testi di Labute, hanno spesso comportamenti paradossali grotteschi e perdenti in cui il tentativo di agire come un uomo non conduce mai agli stessi risultati di un uomo. Questa crisi porta a un senso profondo di solitudine, di perdita».

Aggiunge l’attrice «Il tratto virilizzante di queste figure femminili le indebolisce ma,
allo stesso tempo, è questa la novit  di un teatro che fotografa volti di donne aggressive, marziali, predatrici in cui sotto la maschera della normalit  si nasconde un abisso di passioni, debolezze, cattiverie e anche di follia».
I tre monologhi Totally, Bad Girl, e War on Terror sono un trittico gioioso di situazioni in cui il metateatro gioca a favore della naturalezza e della fluidit  della messa in scena utile a rendere comprensibile e efficace l’azione dell’attrice che veste, e sveste, i panni delle protagoniste.

La regia di Cotugno, nella sua essenzialit , indugia sui cambi a vista e sullo svelamento in scena di ogni finzione fino al colpo di meta-teatro finale.
Il crescendo dell’ultimo monologo esce dalla scena e coinvolge la platea, chiede una fede in un’ulteriore finzione, quella che svela, nel doppio della rappresentazione, la verit  ecco apparire l’intolleranza, la violenza, il razzismo di una cultura quella post 11 settembre che sulla paura dell’altro ha costruito parte della propria identit .
Come un discorso a tesi dal particolare al generale. Storie della vita di tutti i giorni di tradimenti vendette e violenze che vivono nella storia dell’uomo, dei popoli e delle nazioni, che riflettono oggi la catastrofe del rapporto io-tu.

E se alla radice dell’implosione di queste re(l)azioni ci fosse solo il radicamento di una cultura del sospetto e della paura?
Se in questa direzione fosse da indagare la possibilit  di una catarsi?

Certo lo spettacolo, per la regia accorta al dettaglio (in meno) e l’interpretazione modulata da un sapiente crescendo fino all’acme finale, è un ottimo momento per cercare di capirlo.

In foto, Bianca Nappi in scena

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