Grande emozione e successo per Tommaso Primo in concerto al Trianon Viviani di Napoli sabato scorso. In prima assoluta sul palco che affonda le radici nel cuore della città, con la direzione artistica di Marisa Laurito.
Tommaso ha portato in scena diverse canzoni dell’immenso patrimonio artistico napoletano. “La sacra arte della canzone napoletana”: un patrimonio artistico immateriale che vanta più di un milione di composizioni. La canzone napoletana è una delle sue più grandi passioni e, con ciò, Tommaso vuole dimostrare al pubblico quanto siamo “vicini”, nonostante il tempo, ai nostri avi. Un concerto fatto di storie inedite, racconti, punti di vista.
A condividere la scena con Tommaso Primo diversi artisti tra cui Roberto Colella, Gabriele Esposito, anche loro due voci stupende dell’hinterland partenopeo, e tanti altri.
«Su chi fosse in realtà Partenope – dice Tommaso – ci sono diverse ipotesi, ma quella a cui più siamo legati è quella che ci racconta di lei come una sirena, il cui corpo senza vita è stato trovato alla foce del fiume Sebeto, dov’era l’antico corso d’acqua che attraversava la città e che ancora oggi è presente giù nelle fondamenta. Mi colpiscono sempre le cause della morte di Partenope che sono legate entrambe al canto: la prima quando purtroppo non è riuscita ad ammaliare Ulisse in uno dei suoi viaggi, e la seconda quando ha perso con Orfeo una gara di canto, ed è forse per questo che noi diciamo “je so napulitano e si nun canto, io moro”. Ha un’origine veramente arcaica. In seguito, nel V secolo a.C. divenne Neapolis “città nuova”, sotto i Cumani, e ancora dopo romana, normanna, angioina, meravigliosamente aragonese, spagnola, francese, borbonica, due volte Repubblica con Masaniello nel 1799 e infine nel 1861 italica. Sono tremila anni di storia, tremila anni di menzioni incommensurabili, di geni, di poeti, di drammaturghi; tremila anni di culti da Virgilio a San Gennaro, dalla Bella ‘Mbriana a Maradona; tremila anni in cui le canzoni che sono state scritte qui a Napoli superano di gran lunga la cifra numerica del milione».
Questo meraviglioso viaggio ha inizio con una canzone che Tommaso dedica alla città di Napoli, una canzone che ha scritto Antonio De Curtis in arte Totò “Malafemmena”. Uno dei brani più interpretati della musica napoletana.
Il viaggio continua con alcune canzoni scritte e cantate da Sergio Bruni e che Tommaso ha interpretato facendole sue con uno stile diverso, “Fenesta vascia” , “A serenata ‘e Pulecenella”.
E se parliamo d’amore, immancabilmente arriva‘O surdato ‘nnammurato”, una delle più famose canzoni in lingua napoletana: la canzone racconta la tristezza di un soldato che parte per il fronte e soffre per la lontananza della propria innamorata.
A seguire altri brani stupendi “Era de maggio”, “Uocchie c’arraggiunate”, “Marechiario”. E come poteva mancare “ReginellaTe si’ fatta na vesta scullata, nu cappiello cu ‘e nastre e cu ‘e rrose… stive ‘mmiez ’a tre o quatto sciantose e parlave francese… è accussí?”, bellissima canzone scritta nel 1917 da Libero Bovio e ricordata oggi come una delle canzoni napoletane più famose di tutti i tempi. Vediamo chi è la ‘sciantosa’: nel linguaggio attuale, con questo termine, si identifica una donna di bell’aspetto, vanitosa e civettuola; nel lessico antico ‘sciantosa’ indicava una donna di facili costumi. E Tommaso è stato in grado di raccontarla con intensità e passione.
Questa che percorre Tommaso è una storia fatta di grandi classici della canzone napoletana: sul palco anche una canzone nata nel 1900 scritta da Vincenzo Russo “J’ te vurria vasà”, che interpreta duettando con Roberto Colella.
Tommaso e Roberto, ancora una volta insieme, cantano un pezzo fatto ‘a core apierto’ – come ci dicono loro due – e questo pezzo va a testimoniare sia un avvenimento storico importante, sia una condizione che è quella della Resistenza, un brano dell’entroterra napoletano scritto da “E Zezi, gruppo operaio di Pomigliano d’Arco; canzone che parla di “A Flobert”, una fabbrica di proiettili giocattolo che nel 1975 esplose alla Masseria Romani a Sant’Anastasia e l’anno dopo uscì questa canzone che poi ispirò tanti artisti, lo stesso Pino Daniele che nella sua canzone “O Padrone” parla proprio dell’esplosione di questa fabbrica.
E parlando a proposito di Pino Daniele, uno splendido omaggio sulle note di “Quanno chiove”:
E aspiette che chiove
L’acqua te ‘nfonne e va
Tanto l’aria s’adda cagna’

E dopo questa meraviglia di successi del grande patrimonio napoletano, Tommaso ci ha incantato con due dei suoi splendidi brani: “Cavalleggeri è New York nella testa di Laura” e “Viola”.
Viola è la storia complessa di una ragazza vissuta in un’articolata realtà sociale. Attratta da idoli sbagliati, figlia della TV spazzatura, la giovane fanciulla si ritroverà ben presto a fare i conti con persone e situazioni che la porteranno su strade di vita tortuose e piene di ostacoli. Il tutto avviene sotto gli occhi disincantati di un giovane innamorato che aspetterà imperterrito di catturare l’attenzione dell’amata con la pazienza che “ ‘o pappece” dedica alla noce nella sua logorante impresa di “spertosiarla”.
Alla fine del concerto, un’ovazione: così il pubblico ringrazia Tommaso Primo per questo magnifico spettacolo e le emozioni che ha saputo regalarci.

Qui sopra, Tommaso Primo & Roberto Colella. In pagina anche altri momenti del concerto

Trianon Viviani/ Tommaso Primo delights the public with the sacred art of Neapolitan song

Great success for Tommaso Primo on last Saturday, in concert in the wonderful setting of the Trianon Viviani in Naples in a premiere performance, the theater rooted in the heart of the city, under the artistic direction of Marisa Laurito.
Tommaso brought to the stage several songs from the immense Neapolitan artistic heritage. “The sacred art of Neapolitan song”: an intangible artistic heritage that boasts more than one million compositions.
Neapolitan song is one of his greatest passions, and with this, Tommaso wants to show the audience how “close” we are, despite time, to our ancestors. A concert made of untold stories, tales, points of view.
Sharing the stage with Tommaso Primo are several artists including Roberto Colella, Gabriele Esposito, also two wonderful voices from the Neapolitan hinterland, and many other artists.
«About who Partenope really was – says Tommaso – there are several hypotheses, but the one we are most attached to is the one that tells us of her as a mermaid, whose lifeless body was found at the mouth of the Sebeto River where the ancient waterway that ran through the city used to be and is still present down in the foundations. I am always struck by the causes of Partenope’s death, both of which are related to singing: the first when she unfortunately failed to bewitch Ulysses on one of his voyages, and the second when she lost a singing contest to Orpheus, which is perhaps why we say “je so napulitano e si nun canto, io moro.” It has a truly archaic origin. Later, in the fifth century B.C. it became Neapolis “new city,” under the Cumani and still afterwards Roman, Norman, Angevin, wonderfully Aragonese, Spanish, French, Bourbon, twice Republic with Masaniello in 1799 and finally in 1861 Italic. That’s three thousand years of history, three thousand years of immeasurable mentions, of geniuses, of poets, of playwrights; three thousand years of cults from Virgil to San Gennaro, from the Bella ‘Mbriana to Maradona; three thousand years in which the songs that have been written here in Naples far exceed the numerical figure of one million».
This wonderful journey begins with a song that Tommaso says he wants to dedicate to the city of Naples, a song that Antonio De Curtis aka Totò “Malafemmena” wrote. One of the most interpreted songs in Neapolitan music.
The journey continues with some songs written and sung by Sergio Bruni and that Tommaso interpreted making them his own with a different style, “Fenesta vascia” , “A serenata ‘e Pulecenella“.
And if we are talking about love, unfailingly O surdato ‘nnammurato,” one of the most famous songs in the Neapolitan language: the song tells of the sadness of a soldier who leaves for the front and suffers from the distance of his sweetheart.
This was followed by other wonderful songs Era de maggio” “Uocchie c’arraggiunate” and “Marechiario“. And how could one miss “ReginellaTe si’ fatta na vesta scullata, nu cappiello cu ‘e nastre e cu ‘e rrose… stive ‘mmiez ‘a tre o quatto sciantose e parlave francese… è accussí?“, a beautiful song written in 1917 by Libero Bovio and remembered today as one of the most famous Neapolitan songs of all time. Let’s see who the ‘sciantosa’ is: in today’s language, this term is used to identify a good-looking, vain and coquettish woman; in the ancient lexicon ‘sciantosa’ indicated a woman of easy virtue. And Thomas was able to tell her story with intensity and passion.
This is a story made of great classics of Neapolitan song, and therefore, he brings to the stage a classic, a song born in 1900 written by Vincenzo Russo “J’ te vurria vasà,” duetting with Roberto Colella. And Tommaso and Roberto, once again together, sing a piece made ‘a core apierto’ – as the two of them tell us – and this piece goes to testify both an important historical event and a condition that is that of the Resistance, a song from the Neapolitan hinterland written by ‘E Zezi, a workers’ group from Pomigliano d’Arco; a song about “A Flobert,” a toy bullet factory that exploded in 1975 at the Masseria Romani in Sant’Anastasia, and the following year this song came out, which then inspired many artists, Pino Daniele himself who in his song “O Padrone” talks about the explosion of this factory.
And talking about the great Pino Daniele, a wonderful tribute on the notes of “Quanno chiove
E aspiette che chiove
L’acqua te ‘nfonne e va
Tanto l’aria s’adda cagna’

And after this marvel of hits from the great Neapolitan heritage, Tommaso delighted us with two of his splendid songs, “Cavalleggeri is New York in Laura’s Head” and “Viola.”
At the end of the concert, an ovation: this is how the audience thanked Tommaso Primo for this magnificent performance and the emotions he was able to give us.

RISPONDI

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