Quando a Napoli c’era la pena capitale. Se ne parla venerdì 11 novembre, al complesso degli incurabili, dalle 17. L’evento  – organizzato dal Museo Incurabili delle arti sanitarie e della storia della Medicina insieme con l’associazione “Astrea Sentimenti di Giustizia” in collaborazione con l’Asl Napoli Centro e la Curia Arcivescovile di Napoli – ruoterà intorno alla presentazione del volume di Antonella Orefice “I Giustiziati di Napoli dal 1556 al 1862, nella documentazione dei Bianchi della Giustizia” (prefazione di Antonio Illibato), opera che restituisce alla storia italiana i nomi dei condannati assieme alle vicende di uomini e donne che altrimenti sarebbero rimasti nell’oblio.
Il libro racconta le vicende degli “incappucciati”, dalle origini del loro sodalizio fino al 1862, anno in cui le esecuzioni capitali, con il passaggio dai Borbone ai Savoia, persero con il rituale della spettacolarizzazione, e anche quello della solenne assistenza religiosa che per oltre tre secoli era stata missione dei Bianchi. L’ultimo giustiziato a essere confortato dai confratelli fu il messinese Salvatore Gravagno, soldato del 2° Granatieri, fucilato il 20 dicembre 1862 sotto le mura del Fortino di Vigliena.
Spiega l’autrice: «La mia ricerca  rappresenta il tentativo di offrire al lettore non un mero elenco di condannati al patibolo, bensì i pensieri di ognuno di loro, l’orma che hanno lasciato, le atmosfere in cui hanno vissuto. In fondo tale è stata la finalità dell’opera dei Bianchi della Giustizia: ricordare attraverso la loro penosa e secolare missione, la sofferenza di chi ha pagato con la vita un delitto commesso o lo sconfinato amore per la libertà».
Riflettori, dunque sulla storia della città: «Come sempre – sottolinea Gennaro Rispoli, primario chirurgo storico della medicina e direttore del museo – cerchiamo di fare qui. Anche stavolta abbiamo voluto offrire uno spaccato poco conosciuto della storia della città e un tassello fondamentale delle secolari vicende degli Incurabili. L’Ospedale del Reame infatti deve molto alla Compagnia e alla loro opera, al punto da poterla considerare una vera e propria matrice costituente degli Incurabili: i Bianchi furono prima tra i finanziatori e poi parte integrante degli Incurabili in virtù dei legami che li univano in particolare a Maria Longo (che inizialmente donò loro una casa), a Ettore Vernazza e al canonico regolare lateranense Callisto da Piacenza».
Con l’autrice, intervengono: Gennaro Carillo, storico del pensiero politico; Gennaro Luongo, direttore dell’Archivio storico diocesano; Rosa Piro, ricercatrice Università “L’Orientale”. Li affianacherannoo i magistrati      Raffaele Marino, Vincenzo Piscitelli, Carlo Spagna ed Henry John Woodcock. A questi ultimi il compito di legare quelle condanne alle varie fasi storiche e anche quello di spiegare il  ricorso alla tortura, alla confessione, alla ritrattazione ed il ruolo della pena capitale; nonché i legami tra quelle storie e la cultura giuridica e democratica di oggi.
Per restituire ai presenti l’atmosfera del passato, ci saranno alcune performance, tra cui una suggestiva processione in costume (che farà rivivere la suggestione del corteo degli incappucciati), che sarà realizzata dai volontari delle associazioni . “Chiave d’Argento”, “I tre leoni”, “Il Fiore dei Liberi”, con l’accompagnamento musicale dei tamburi a cornice suonati da Diana Facchini e Antonio Della Ragione (Isfom).

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