A volte fare arte è un modo per raccontare i colori del mondo, che spesso non sono sempre chiari e variopinti ma cupi e drammatici. C’è chi come Mathelda Balatresi usa il pennello per raccontare le storture e le atrocit  della vita. Nonostante le tematiche forti, i suoi strumenti sono variegati e tonalit  luminose e calde sublimano il dolore. Nel 1983 l’artista napoletana scopre Ipazia e oggi ne fa la protagonista di una mostra al museo archeologico di Napoli.

Domenica 28 novembre alle 11 l’inaugurazione dell’esposizione, al museo archeologico nazionale di Napoli intervengono Maria Antonietta Picone Petrusa, Angela Tecce e introduce Marco De Gemmis. Per l’occasione Nico Giliberti e Patrizia Di Martino leggeranno brani da “Ipazia. Poemetto drammatico” di Mario Luzi. Durante la lettura saranno proiettati 30 ritratti che la Balatresi ha fatto in trenta anni su Ipazia.
Ipazia, filosofa, astronoma e scienziata di Alessandria d’Egitto, vissuta tra il IV e il V secolo fu uccisa brutalmente dai cristiani durante le persecuzioni, perch pagana. Con conchiglie taglienti fu scarnificata fino all’atroce morte.

“Ipazia rappresenta per me racconta l’artista il simbolo dell’intelligenza negata della donna. La scienziata non fu solo uccisa ma i suoi carnefici distrussero e fecero scomparire tutti i suoi preziosi scritti e documenti. Cercarono di farla sparire”. Una pittura che cerca di riscattare la figura femminile, maltrattata e resa vittima ingiustamente, la Balatresi gi  in passato ha affrontato tematiche scottanti, come la guerra, le lapidazioni e la cultura mussulmana. I colori che usa sono sempre luminosi e chiari è come se almeno in pittura volesse liberarle da quell’oscurit  che le ha circondate. Mantelli celestiali, fatti con gessi colorati, posti in alto nella sala museale napoletana, fanno galleggiare la figura di Ipazia tra numerose stelle. una costellazione che accoglie i visitatori.

L’unico colore forte di grande suggestione sar  il rosso sangue del sudario di Ipazia. Quattro metri di tessuto bucato, lacerato e stracciato che rappresenta una parte del lavoro quotidiano di Balatresi e con il quale cerca di rappresentare il dolore della scienziata alessandrina. E ancora in mostra sei disegni di kina nei quali l’artista intreccia i capelli dell’astronoma con le conchiglie strumenti della sua tragica morte.

Nelle foto, alcune opere dell’artista

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