Le favole dovrebbero servire a rendere il mondo migliore di quello che è, attraverso storie il cui finale propone ed esemplifica la supremazia del bene sul male. E’ una narrazione originaria della tradizione popolare, caratterizzata da racconti centrati su avvenimenti e personaggi fantastici, fate orchi e giganti coinvolti in storie con un sottinteso intento formativo o di crescita morale.
E’ quanto si propone Federica Arfè attraverso il suo esordio letterario “Doroteo il limone senza neo”, non rispolverando fate e orchi, bens un limone, Doroteo, giovanissimo agrume pieno di belle speranze, ma con un unico neo, quello di essere senza nei con una buccia chiarissima e perfetta a differenza degli altri limoni, la cui epidermide è nerboruta e scura.
Diceva Scott Fitzgerald che si scrive non per dire qualcosa, ma perch si ha qualcosa da dire e da dire e Federica Arfè pare ne abbia molto, narrando il disagio in cui vive l’uomo del terzo millennio, la sua tortuosit  esistenziale, che sottolinea affidando la riflessione alla favola, quasi ad ammonire una sbadata e disattenta umanit  a invertire rotta e tendenza per intendere appieno le corrette coordinate a cui affidare il cammino con atti pensieri e gesti intrisi di civilt .
Il disagio di Doroteo (un diverso?),le difficolt  della madre, l’insensibilit  del padre sono messaggi chiari ed inequivocabili alla famiglia dei tempi attuali, istituzione che con la scuola non è più in grado di gestire ritmi e modalit  di una conduzione di vita da sballo. La saggezza di Caramella, l’immaturit  di Ciccio, il sovrappeso di Augusto prototipo della fanciullesca golosit  incontrollata dei ragazzi d’oggi, sono tutte condizioni di una modernit  che ha strasbordato e che l’Arfè prende ad esempio per ammonire ad evitare future e più serie distonie esistenziali.
L’affondo finale dell’autrice è un appello che attraverso il limone Doroteo affida ai contemporanei affinch attraverso la favola rivedano se stessi, i propri comportamenti, i condizionamenti e le distorsioni di una societ  che ha fatto dell’apparire la propria condizione, quasi una religione, abbandonando alla notte dei tempi il proprio essere.
E’ la rappresentazione in chiave favolistica della societ  liquido-moderna di Zygmunt Bauman. Federica smentisce il luogo comune, l’opinione che le fiabe siano tradizionalmente pensate solo per intrattenere i bambini, dimostrando al contrario che oggi l’affabulazione serve soprattutto agli adulti, proposti a destinatari di messaggi metaforici per sdoganare l’umanit  dalla condizione di voler essere balorda a tutti i costi.
Sulla scia di Perrault, Grimm, Andersen, Collodi fino a Italo Calvino per approdare alla favolistica moderna, l’autrice d  brillante prova di s in un esordio che è foriero di interessanti e promettenti future prove narrative.

FEDERICA E L’ELOGIO DELLA DIFFERENZA
di Mario A. Garruto Campanile

A spasso con Federica Arf tra le pagine del suo libro
Si parla molto di disagio. Ed ecco che la differenza diventa una fiaba di limoni…

Doroteo è un romanzo che punta all’elogio della differenza. I miei limoni percorrono un cammino di formazione, potrei dire di vera "maturazione" sotto il sole di Amalfi al principio spiantati e scoordinati rispetto alla vita, che li pone continuamente davanti a piccoli e grandi sfide, mettono radici profonde in terreni fertili e fecondi, in cui l’accettazione di se stessi e degli altri costituisce le solide fondamenta per la costruzione di un grande mondo unito di agrumi, di un’utopia che stenta a realizzarsi tra gli uomini.
Il protagonista dalla buccia pallida è solo un pretesto per raccontare la storia di un villaggio immaginario in cui ogni membro sembra incapace di prendere contatto con il "succo" della propria esistenza, di costruire relazioni sane e fruttuose al punto tale da dichiarare guerra alla necessit  di vivere insieme come famiglia e come collettivit .
Vi immaginate tanti limoni soli, ognuno chiuso dietro le porte di una pianta – monolocale? La costiera amalfitana perderebbe gran parte della propria luce e diventerebbe una meta estiva come le altre.
Un simile destino potrebbe verificarsi anche tra noi uomini, se si intestardissero nel procedere lungo la strada dell’indifferenza alla differenza, della condanna del "diverso" che (per fortuna) risiede in tutti noi, anche quando, ahimè, non ne siamo coscienti.
Dalla valorizzazione dell’altro, dalla percezione della diversit  come risorsa scaturisce il progetto di una societ  sana in cui non si s-parla più a casaccio di disagio, ma si esaltano le qualit  e i limiti del singolo per il bene comune.
Se avessi trascritto un’idea simile in un saggio o in un trattato probabilmente avrei annoiato i lettori ed in primis me stessa, per cui ho scelto la dimensione della fabula per raccontare grandi temi utilizzando lo strumento del fantastico e dell’ "altrove", solo per sottolineare che l’ "altrove" ed il            6                 è« «    oè  á«sptBLlibrineBlinkBBd dBd d«BpGBB«7Be«BEBBèMODEBHlèNOèBB» OJBe
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La ribellione si tinge di ironia…

Ironia, che bella parola! I miei limoni ne sono grandi maestri e se aprissero una scuola per insegnarne l’arte correrei ad iscrivermi.
Il capovolgimento del significato, spesso doloroso, di ciò che accade è la chiave di salvezza per i miei amici più o meno gialli, i quali, superata l’illusione di potersi ribellare alle "fantomatiche" regole imposte dalla societ , comprendono l’urgenza di una rivoluzione, di un ribaltamento totale in cui un limone saggio rivendica il diritto all’apatia, un limone prete pretende di essere considerato un limone qualunque, una limo-nessa burbera e zitella ritrova la sua coscienza nei consigli (in rigoroso dialetto napoletano) di un gatto, due filosofi pazzoidi, sale ed aceto, vagano tra le colonne di un portico di pietra alla ricerca di una verit  slegata dalla vita e il più giovane tra i limoni, Doroteo, si nasconde dal sole, avvolgendosi in parei di foglia, per nascondere e contemporaneamente ostentare la propria diversit .
L’opportunit  di giocare con il linguaggio, inoltre, mi ha aperto nuove, divertenti, suggestive opportunit  ironiche.
Scommetto che nessuno tra i lettori abbia mai viaggiato su di una Lemon Skoda o cercato tra le figurine dei calciatori quella di Limonezzi!

Federica somiglia a Doroteo?

Per caso mi stai dando "del limone???
In Doroteo c’è una buona dose di Federica, d’altronde come in molti personaggi della storia. Diaciamo che mi sono piazzata un pò ovunque, cos come ho sistemato (e senza raccomandazioni) molti dei miei amici nei fili della trama. Alcuni limoni sono stati creati di sana pianta sul modello di uomini realmente esistenti. Ovviamente non svelerò mai i nomi.
Per quanto mi riguarda Doroteo è un sognatore, idealista, sensibile e un pò permaloso, che fa a botte con la meschinit  e la durezza del mondo, fino al punto in cui ripone i guantoni senza, però, smettere di cercare la bellezza della vita soprattutto nei rapporti con gli altri e nelle piccole cose… anche io, come lui, a scuola uscivo sempre "fuori traccia" nei temi .
A volte mi chiedo se c’è più di me in lui o viceversa.

Amalfi, una scelta legata a affetti o ricordi?

Desideravo rendere omaggio a una delle citt  più belle del mondo, farla conoscere, attraverso descrizioni realistiche, anche a chi non ha mai avuto la fortuna di visitarla. Oltre alla citt  marinara nel romanzo compaiono anche Atrani, Agerola, Castellammare di Stabia e altre cittadine della costiera e dei monti Lattari.
A dirla tutta gli amalfitani hanno un legame viscerale, atavico con i limoni e se avessi ambientato la storia altrove, probabilmente (e credo a ragione) mi avrebbere "linciata"!
Al di l  di della battuta, Amalfi è una citt  straordinaria, che mi ha accolta, in occasione della prima presentazione del libro, come una figlia e questo per me è motivo di grande gioia.
Potrei concludere dicendo che ad Amalfi ho imparato a nuotare… forse questo ha inciso sopra ogni altra cosa sulla scelta.

Che cos’è il Lemon Game?

Il Lemon Game è un gioco per il quale è nata anche la pagina facebook ufficiale di "Doroteo il limone senza neo".
Nel testo è disseminata una serie infinita di indizi musicali, che spazia dagli Yellow Floyd a Teddy Lemo, da Freddy Lemoni ai Lem Zeppelin.
Credo che anche i limoni abbiano diritto a una loro colonna musicale!
In realt  mi stuzzicava l’idea di accompagnare la lettura con suggestioni musicali, che arricchissero il racconto. Solo successivamente è giunta l’intuizione di creare un gioco interattivo tra i lettori e il libro e la scrittrice.
Le regole del gioco sono semplici e per scoprirle basta collegarsi alla pagina di Doroteo. Per il vincitore, ovviamente, c’è anche un premio in palio.

Nel tuo futuro ancora un libro?
Tanto per cominciare, devo molta riconoscenza alla mia casa editrice, la Homo Scrivens, e ad Aldo Putignano, che hanno creduto in me, scrittrice esordiente. Auguro alla mia giovanissima squadra editoriale, nata il 4 maggio scorso, tanta fortuna in un campo che mi sembra essere davvero molto ostico.
Per quanto riguarda il mio futuro, spero che preveda un altro libro e poi un altro e poi un altro… Ho provato a mettermi in contatto con lui (il mio futuro) ma d  sempre occupato!
Spesso mi interrogo sulle mie capacit  di spostare la punta della penna da un romanzo fantastico a uno meno atipico e non nascondo qualche incertezza. Tuttavia gli uomini potrebbero rivelarsi meno complessi ed impegnativi dei limoni, agrumi piuttosto esigenti.
Chiss  forse scriverò un libro di ricette, mi pare che oggi vadano tanto…mai mettere limiti alla provvidenza!

In foto, la copertina e l’autrice al salone internazionale del libro di Torino

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