Tratto liberamente dal testo teatrale “La domanda d’impiego” del drammaturgo e scrittore francese Michel Vinaver, lo spettacolo #LAVOROVER40, regia di Bruno Tramice, con Bruno Tramice, Ettore Nigro (foto), Lorena Leone, Clara Bocchino, in scena al Thèatre De Poche (in via Salvatore Tommasi 15- Napoli) ancora dal 16 al 19 aprile, è un allestimento di notevole interesse e attualit .
L’argomento che affronta, infatti, riguarda le problematiche lavorative contestualizzate attraverso il dramma della disoccupazione, di grande e pressante attualit  negli anni che viviamo.

Fage (Bruno Tramice) è un dirigente di azienda di 43 anni che è costretto a dimettersi dal suo abituale lavoro.
«Dopo anni dedicati con fede e lealt  alla sua azienda, in nome di un progetto comune, di un ideale e di una visione del mondo condivisi, viene rottamato senza la possibilit  di riciclarsi perch a 43 anni, per le logiche aziendali, si è gi  vecchi, fuori mercato», come esplicitano le note di regia.
A causa di ciò ripercussioni e problematiche profonde investiranno tutto il nucleo familiare composto da una moglie (Lorena Leone) dal carattere preciso, attento, in qualche modo petulante e una figlia (Clara Bocchino) ribelle, contestatrice.
Contraltare della vicenda è un altro personaggio maschile (Ettore Nigro), che funge da esaminatore per conto delle aziende presso cui Fage cercher  di trovare lavoro, ma che, nell’immanenza della sua presenza, potrebbe evolversi anche in altri caratteri come, ad esempio, uno psicoanalista o una sorta di aguzzino che mette sotto torchio il protagonista della vicenda. Tutto questo si connota sulla scia di una certa surrealit  e/o crudelt  a cui il teatro moderno (quello europeo in particolare, vedi il teatro dell’assurdo che ha avuto come esponenti di spicco per la Francia Ionesco e per l’Inghilterra l’irlandese Beckett e l’inglese Pinter o, ancora, il teatro della crudelt  del francese Antonin Artaud) – ci hanno abituati.

Ciò che da subito affascina è la struttura scenica della pièce
a flashback, con intrusioni continue tra momenti del passato e del presente, che riavvolgono la vicenda in un moderno stile dai toni quasi cinematografici e dandogli un ritmo serrato che cattura l’attenzione dello spettatore.
In ciò è giusta ed efficace la regia di Bruno Tramice che segue l’altalenante filo della vicenda, nel fare giostrare a giusta maniera i personaggi che interagiscono in questo “funambolico” gioco tra passato e presente. Lo coadiuvano i suggestivi movimenti coreografici di Lorena Leone, le belle scene di Concetta Caruso Ferrera e Francesca Mercurio (pochi elementi di arredo ed un piano di appoggio “sospeso” a rendere l’idea della precariet  che trascende gli oggetti) i costumi di Alessandra Gaudioso, il disegno luci di Ettore Nigro.

L’azione si snoda attraverso un tortuoso sentiero dei ricordi e dell’adesso, dove emergono tutte le sfumature caratteriali dei personaggi
il protagonista che piano piano si lascia andare a un destino ingrato ma con una sottesa smania di viversi la libert , dimostrando cos un’indole sognatrice, Louise la moglie attenta alle consuetudini, alle apparenze borghesi della famiglia che trova un lavoro dimostrando di essere lei il vero capofamiglia, Nathalie la figlia che partecipa a cortei, illudendosi di essere parte di un disegno il cui scopo è quello dell’uguaglianza e dei diritti, che rimane incinta di un ragazzo di colore – secondo i dettami familiari dovrebbe abortire possibilmente in un paese in cui è consentito farlo – e che, infine, prender  parte a una rapina in cui si è coinvolta, per tenere fede ad uno stile di vita differente da quello dei genitori.

Il testo attraversa svariate tematiche che hanno accompagnato ed accompagnano l’uomo moderno come la crisi dell’individuo, della famiglia, della societ .

E’ il tempo dei rimpianti – scrive Tramice nelle note di regia dei dubbi, delle promesse non mantenute, del se avessi detto o fatto cos, degli esami di coscienza che attraverso un gioco crudele vengono scandagliati da cinici e surreali selezionatori del personale durante colloqui attitudinali».
Un testo che il drammaturgo Vinaver, dedito a un certo “teatro del quotidiano” che si esprime sulla base di intrecci minimalistici e realistici, ha scritto nel 1973, ma che ancora oggi conserva la sua dirompente potenza contemporanea ed è aderente in maniera quasi incondizionata al presente che stiamo vivendo.
E se Bruno Tramice nel suo allestimento ha conservato le atmosfere anni ’70 che rendono maggiore fascino alla pièce, non ha però tralasciato di attualizzarla attraverso uno stile di regia asciutto e ritmato che vivifica l’impianto coinvolgente tra passato e presente e le interpretazioni degli attori. Su questo versante è da annotare subito la passione che questi ultimi hanno inciso nei loro personaggi. Bisogna rimarcare lo stile e l’aderenza al proprio carattere scenico di tutti loro da Bruno Tramice a Lorena Leone a Ettore Nigro a Clara Bocchino, tutti bravi e parimenti giusti nei loro r            6                 è« «    oè  á«sptBLlibrineBuoli.

Una bella sfida per un testo non semplice, di argomento scottante, reso con padronanza sia nella regia che nelle interpretazioni.

Una bella prova da parte di tutta la compagine. Una bella sfida vinta a cui auguriamo un lungo cammino teatrale.
Molti e calorosi applausi finali.

Info biglietti 081 549 09 28|333 7999718
www.theatredepoche.it

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