Non ebbe più la forza di muoversi. Adagiata sulle nuvole, la Grande Madre chiuse gli occhi  e li copr con una benda nera. Si era rifugiata lassù per sfuggire alle tenebre di un mondo, assediato da odio e violenza. Preferendo il buio alle macerie dell’umanit . Eppure c’era qualcuno che cercava inutilmente di scuoterla.  Le gironzolava intorno da un bel po’, insistente, cercando di penetrare quel taglio di stoffa  che le oscurava  lo sguardo, col calore dei suoi raggi. Finch non le sussurrò all’orecchio  destro «Vieni con me e ti stupirai per le meraviglie che attraverseremo». Quella voce  le giunse al cuore e  si lasciò andare. Lui la sollevò dolcemente con  braccia che ardevano, senza scottarla. Percorsero il globo, fendendo il cielo come saette. Lei era  davvero abbagliata dalla bellezza di  quei contorni ricamati sulla tela terrestre. Quando  riconobbe il cratere del Vesuvio, pregò il Sole di fermarsi e lui la depose dolcemente su un angolo di quell’enorme bocca.
La Grande Madre  si schiar la voce, lottando per sciogliere quel nodo di commozione che le minacciava le parole. «Vulcano, dammi la tua energia per ritrovare la luce…». All’improvviso, tremò tutto intorno a loro e suoni potenti emersero dall’enigma vulcanico. «Torna nella profondit  della tua esistenza».
La Grande Madre voleva separarsi dal Sole per lanciarsi in quella gola  profonda e solcare le arterie della terra, ma lui volle seguirla. Piombarono insieme in quelle viscere misteriose e percorsero un tratto che sembrò infinito. 
Anche il Sole si era offuscato;  ma li guidava il sussurro di una musica che si avvicinava sempre più; a poco a poco l’ambiente si rischiarò, finch non si illuminò del tutto grazie alla passione di uno sguardo. Apparteneva a una giovane donna dalla pelle color latte, vestita solo dei suoi lunghi capelli corvini. «Aspettavo che finalmente vi sareste ricordati di me. Sono l’anima di una citt  contaminata dalla vita di popoli diversi,  sempre affiancata come un’ombra dalla morte. Sono l’anima di una citt  che si dispera, ma che nella sofferenza  trova la ragione per esistere e resistere. Sono l’anima di una citt  che non si rassegna all’emarginazione, ma che spesso si isola interpretando l’immagine che gli altri hanno di lei».
Da quel discorso, il Sole ritrovò il suo splendore nello sdegno di una frase «Smettila di piangerti addosso. Sei una miserabile, incivile, volgare, mariuola. Una palla al piede per il tuo Paese. Molti italiani si vergognano di te ».
Mentre lui perdeva la pazienza tra gli insulti, la Grande Madre ritrovò la forza che pensava di aver perso per sempre. Con un guizzo saltò accanto alla giovane donna e l’abbracciò. «Il tuo coraggio- le disse- è uno schiaffo a una noia ipocrita e dolente». A quel punto, il Sole impallid, fino a dileguarsi. E lo spazio si tuffò una nuova alba.
*Il mondo di suk esplora il Museo del sottosuolo (Piazza Cavour, 140 Napoli), gestito dall’associazione speleo-archeo-culturale La Macchina del Tempo. Un mondo sommerso dove sinergie culturali hanno dato vita a uno spazio in cui si intrecciano storia, musica, arte e teatro. La parola ai protagonisti  Luca Cuttitta, Maria Girardo, Gina Affinito, Luigi Auriemma e Mario Romano. Nel ventre delle terra si associano professionalit  e competenze, creando una dimensione che punta a offrire immagini positive della realt  campana.
 Questo numero è stato realizzato grazie al coordinamento di Tania Sabatino, ufficio stampa della struttura sotterranea.
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luned 28 ottobre 2013

 
             
		






