Goltzius and the Pelican Company.Tardo Cinquecento. Goltzius (Ramsay Nasr, in foto) tipografo e incisore, tra i primi a produrre stampe erotiche, e la sua compagnia del Pellicano uno scrittore uno o due attori. Tutti specializzati in parole, commerciano parole nei libri, sul palcoscenico. La Scena Colmar, sul Reno. Goltzius chiede udienza al magravio d’Alsazia (Murray Abraham), il governatore militare locale, che gode fama di libertario a che gli finanzi un progetto di pubblicazione di due libri illustrati uno sulle infedelt  di Giove, dalle Metamorfosi di Ovidio, l’altro sul Primo Testamento «con le storie morali conosciute, ma narrate con una nuova singolare libert », ovvero con una certa licenziosit , seppur celata da intenti edificanti. «la dichiarazione di fede prima dell’erudizione aprir  le porte a ogni liceit », a patto, che la Compagnia del Pellicano al seguito di Goltzius (Ramsey Nasr) riuscir  nell’intento d’intrattenere la corte, per sei notti, inscenando, di volta in volta, sei tabù biblici fornicazione, incesto, adulterio, pedofilia, prostituzione e necrofilia. E in appendice la vicenda di Salomè e del Battista, narrata dagli evangelisti Marco e Matteo.
Il regista, Peter Greenaway,si accosta a essi come ci si accosterebbe a un poema epico o a Shakespeare, peraltro largamente presente nella nobilt  della parola teatrale e segnicamente nel palcoscenico rotante che tanto ricorda il Globe Theater. Non si pone il problema del rischio di ridurre la Bibbia a opera di fiction, n di depotenziarne il messaggio a favore della storia ossia della configurazione narrativa, anzi rincara la dose, dando alla sua lettura anche qualche nota blasfema, – la parola DOG è l’inverso di GOD – e denominando la compagnia di Goltzius, pellicano’ del quale l’ iconografia cristiana ha fatto l’allegoria del sacrificio di Cristo; lo stesso attore che interpreta Dio e Satana.
Sei notti, un succedersi di tableaux vivants, un pretesto per la messinscena della sua laicit , del suo universo erotico, alla sua convinzione che la vitaprocede nel segno di Eros e Thanatos, «i soli aspetti non negoziabili dell’esistenza». Il sesso è vita, la religione rientra nel dominio della morte, perch nasce dalla illusoria e consolatoria pretesa di esorcizzarla con l’ipotesi ultraterrena e la falsa promessa di una vita futura. Il potere e il denaro sono valori complementari, messi al servizio della soddisfazione erotica.
Il limite di Goltzius & C è qui in questo dualismo angusto, non nella audacia delle scene, peraltro mai hard; nell’attaccamento narcisistico alla bellezza dei corpi che induce alla scelta compensatoria dell’edonismo. Il limite non è nella visione di nudit  di pudenda esibite e di coiti simulati, entrambi distanti dalla pornografia per l’estenuato estetismo e la raffinatezza dell’impaginato visivo che, facendo da filtro, danno un alibi culturale alla inevitabile tentazione voyeuristica. Lo stesso scopo hanno il largo ricorso ai toni ironici e graffianti delle parole e al burlesque.
Tantissime negli ultimi decenni le letture critiche delle Scritture, rivisitate alla luce delle nuove intepretazioni suffragate da ricerche archeologiche e ritrovamenti di altri testi. Alquanto sommaria l’estensione dello spirito sessuofobico di cui è intriso il Secondo Vangelo al Primo ossia alla Bibbia ebraica, basti pensare di quanto delicato erotismo è intriso il Cantico dei cantici. Indubbiamente in Goltzius & C gli ingredienti che hanno reso celebre la sua arte ci sono tutti. Ritorna ancora una volta lo stile Greenaway, unico, inconfondibile una sontuosit  visiva, resa più complessa e stratificata dal largo ricorso alla video arte e alla computer grafica 3D che, rendendo possibili la copresenza di reale e virtuale, creano effetti di sovrapposizione, alternanza o compresenza di grande suggestione.
Un succedersi ininterrotto di segni ora grafici ora architettonici ora visivi incisioni e pitture di soggetto mitologico e/o biblico che esplicitano i canoni estetici ai quali il regista si ispira, l’irraggiungibile bellezza della statuaria greca per il maschile, l’opulenzadella Venere barocca per il femminile la bellezza procace, maturadicorpi pieni sensuali, dalle marcate rotondit , di pelli implumi,morbide, candide levigate, di capelli di un biondo dorato.Artemisia Gentileschi, Rubens, Rembrandt. E la magia cinema che rende quelle pitture dei tableaux vivants cui sapienti effetti-luce restituiscono il candore perlaceo dell’incarnato. Per non dire del teatro nel cinema (l’inquadratura ad ampiezza di spazio teatrale), della scenografia onirica e dei costumi, ispirati al teatro elisabettiano; e dellaletteratura. Stavolta il testo scelto non è un testo qualunque, è la Bibbia sei episodi del Primo Testamento e uno del Secondo Testamento.
In linea con lo stile della maniera e del barocco, la ricchezza del significante, il modo di dire, ha superato di gran lunga il significato, ridotto a una             6                 è« «    oè  á«sptBLlibrineBlinkBBd dB
d d«BpGBBconcezione troppo rigida e schematica che si traduce in una visione del mondo piuttosto angusta. Parlato in inglese con sottotitoli in italiano.
L’orecchio deliziato dall’ inglese teatrale musicalissimo degli attori. Una goduria per l’ascolto la magia della timbrica vocale di Murray Abraham, un Margravio trucido e pure imponente. Notevole il Glotzius di Ramsay Nasr.

L’opera è stata distribuita in Italia da Lo Scrittoio e Maremosso, dal 30 settembre al 5 ottobre al CRT Teatro dell’Arte di Milano, fino al 12 ottobre al Teatro Bellini di Napoli in via Conte di Ruvo 14, dal 12 al 16 novembre al Teatro Argentina di Roma. In seguito in altre sale cinematografiche selezionate.

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