Sospese nell’atmosfera e illuminate da un chiarore che le rende intoccabili, immutabili, eterne. Sono le nuvole di Gustave Le Gray che controllano dall’alto un delicato accenno di mare. Paesaggio marino essenziale, ma talmente bello da incantare pittori talentuosi del suo tempo e, adesso, i visitatori che si affollano al Petit Palais di Parigi per contemplarne anche altre opere, in mostra fino al 6 gennaio 2013. Il più importante fotografo francese dell’Ottocento catturò l’entusiasmo e la passione di tanti, da tutti gli angoli della societ , aprendo loro le porte di una nuova arte, con possibilit  infinite. Pur tra illustri detrattori è il caso di Baudelaire che, nella sua genialit  poetica, non ne colse potenzialit  e poesia, bocciando l’industria fotografica in quanto “rifugio di tutti i pittori mancati, poco dotati e troppo pigri per terminare i loro studi “.
Attraverso la fotografia, invece, passa l’opera di tanti artisti di ieri e di oggi. Come Nicca Iovinella che ne sintetizza la centralit  nell’installazione esposta al Pan fino al 28 dicembre. “Abitarsi di nuovo”, nell’atrio di Palazzo Roccella, si propone come una camera emotiva in cui entrare, muoversi, scoprire tracce dell’autrice, ritornando su se stessi, ritrovando umori, sensazioni, emozioni del presente e del passato. Alle pareti, otto pannelli in alluminio e plexiglas con scatti speculari e reali. Sedie (come se fossero riflesse da specchio, simili a radiografie del corpo umano) in bianco e nero o a colori (su pellicola), oggetti d’arredo di un mondo interiore ispirato alla visione lirica di Alda Merini “Tornai indietro mille, duemila volte a trovare le tracce perdute della mia casa, dei quattro alberi che avevo piantato in onore dei figli. Nessuno credeva che avessi un grande giardino”.
Anche Nicca ha un giardino. Sul pavimento dell’ abitazione, esposta a un gioco di luci tra dentro e fuori,zolle di terra calpestati dai (suoi) piedi modellati in ceramica bianca che ne testimoniano la presenza e il movimento all’interno dello spazio. Al centro, tre esili lecci da annaffiare tutti i giorni, coinvolgendo gli spettatori nell’opera, sino a quando il sipario del Pan non caler  sull’installazione e i tre alberi finiranno per essere piantati nel suo vero giardino di casa.
Nella stanza di Nicca si accede con una cuffia che guida nei rumori della memoria riprodotti in sala di registrazione. Ciascuno vive l’esperienza da solo, tra campanellini, bambini che giocano sul prato, gabbiani, il respiro del vento, traduzione di emozioni che popolano la storia personale di tutti. Chiude la serie sonora, il rumore di una porta che si chiude e riporta a una delle immagini esposte sulle pareti. “All’inaugurazione, poche persone l’hanno vista. Ne sono stata felice. Sono risucita a comunicare l’idea dello star bene e non hanno avvertito l’esigenza di cercare l’uscita”.
Interno ed esterno. Un alternarsi di dimensioni differenti in un’idea che nasce dieci anni fa. Quando, sentendosi inascoltata, decide di prendere in mano la situazione, creando la sua scatola emotiva, un po’ come da piccola amava rifugiarsi sotto un tavolo, chiudendolo con le sedie, per poter giocare, isolata da altro. Ed è nel 2006 che prende forma la prima installazione, dando il via al racconto “Abitarsi”. Ma in quella non ci sono ancora le orme di Nicca. Resta, piuttosto, una proiezione dal di fuori. Lei non si è ancora completamente calata nell’involucro dei sentimenti , ascoltando le voci dell’anima.
“Abitarsi” e “Abitarsi di nuovo” incontrano nel libro d’artista del 2008 il loro punto di unione, realizzato in 60 esemplari per le edizioni Il Laboratorio, sullo stesso tema. Sei acquetinte tra chiaro e scuro, accompagnate da una poesia di Mimmo Grasso che parte da segni di vita “tu ascolti il rumore (clop-clopclop)/del rubinetto che non perde mai,/il sospiro (…) che fa la lampadina/ appena fulminata sono tue/ le impronte di rossetto sul lavello?/…abiti il tempo…”.
Nel futuro immediato c’è un video che la riprende mentre cammina tra le pareti della nuova installazione, inquadrando il tempo che scorre, le foglie che ingialliscono, la gente che arriva e si tuffa nel suo mondo, cercando il proprio. L’arte diventa progetto Nicca ritrova il bagaglio accumulato negli anni, frequentando il liceo artistico con formazione architettonica, l’Accademia di Belle arti a Napoli tra pittura (con Pierno) e fotografia (con Jodice), i laboratori dell’istituto d’arte Palizzi. E pensa a dopo. Non rinunciando a uno scrigno sentimentale. Che la prossima volta potrebbe moltiplicarsi, diventando piccole scatole contenenti la sua immagine e la musica dei carillon. Sapore d’armonia tra antico e contemporaneo.

Nicca Iovinella
Abitarsi di nuovo
L’installazione, curata da Mariella Giordano, resta al Pan fino al 28 dicembre
Palazzo Roccella- via dei Mille 60- aperto tutti i giorni – escluso il marted – dalle ore 9,30 alle ore 19,30

Nelle foto, in alto, la mostra "Ab            6     itare di nuovo" al Pan. In basso, l’autrice, Nicca Iovinella, fotografata da Fabio Donato e alcuni scorci della prima installazione, realizzata nel 2006

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