La galleria Al Blu di Prussia accoglie la personale “Custodi di fuoco” dello scultore Matteo Pugliese, visitabile gratuitamente fino a settembre 2022.
Matteo Pugliese nasce a Milano ma cresce in Sardegna e sin da piccolo si approccia alla modellazione sperimentando e spaziando dalle anatomie animali ai personaggi tratti dai fumetti di Hugo Pratt e Andrea Pazienza.
Sin dal 1988 realizza quelli che saranno i primi soggetti della serie “Extra Moenia” che ritroviamo al Blu di Prussia: corpi che emergono con forza dalle pareti della galleria come a liberarsi da una trappola. C’è tutto il tormento e l’impeto di una condizione umana insoddisfatta che si ribella, che urla, che si dimena e non si rassegna.

La tensione fisica, espressa non solo dalle pose ma anche dal materiale scultoreo lasciato come grezzo e apparentemente non-finito, va di pari passo con la tensione emotiva che arriva dritta al visitatore. E che porta inevitabilmente ad avvicinarsi molto per percepirne le espressioni dei volti e i limiti tra le parti corporee e il muro. Probabilmente verrà anche voglia di aiutarli a venire fuori, perché infondo tendono disperatamente alla libertà.

I loro opposti invece sono i “Custodi”, esposti nelle immediate adiacenze: solidi samurai in terracotta e bronzo, brillanti nei loro colori tutti diversi e che rappresentano la fase dell’equilibrio ritrovato, la fine del tormento. L’espressione ferma e consapevole dello stare nel qui e ora, quella condizione tanto agognata ma così difficile per noi esseri umani contemporanei, che passiamo buona parte della nostra vita a essere corpi ribelli.


E proprio di fronte a loro, i preziosi e cangianti “Scarabei” che, da protettori del cuore e dell’anima come ci insegnano gli Egizi, diventano scrigni per piccoli oggetti come il grande scarabeo nero che custodisce un fiore di ginestra, quel fiore che si lega al nostro Vesuvio.

Non a caso infatti il filo conduttore è l’elemento del fuoco, presente attraverso le patine di colore e il processo di lavorazione dei pezzi, che ci riporta a quel lavoro di mani antico e al ventre originario delle zone vesuviane, fatto di lava.
Attraverso la ricerca del movimento corporeo nasce in realtà l’esigenza di approfondire i moti dell’animo umano che oscilla tra le emozioni dirompenti e la fermezza e si divide tra questi due opposti in un caleidoscopio di sfumature.
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