La galleria Al Blu di Prussia accoglie la personale “Custodi di fuoco” dello scultore Matteo Pugliese, visitabile gratuitamente fino a settembre 2022.
Matteo Pugliese nasce a Milano ma cresce in Sardegna e sin da piccolo si approccia alla modellazione sperimentando e spaziando dalle anatomie animali ai personaggi tratti dai fumetti di Hugo Pratt e Andrea Pazienza.
Sin dal 1988 realizza quelli che saranno i primi soggetti della serie “Extra Moenia” che ritroviamo al Blu di Prussia: corpi che emergono con forza dalle pareti della galleria come a liberarsi da una trappola. C’è tutto il tormento e l’impeto di una condizione umana insoddisfatta che si ribella, che urla, che si dimena e non si rassegna.
![](https://www.ilmondodisuk.com/wp-content/uploads/2022/04/277470689_274983851501426_3622550562655730432_n-1.jpg)
La tensione fisica, espressa non solo dalle pose ma anche dal materiale scultoreo lasciato come grezzo e apparentemente non-finito, va di pari passo con la tensione emotiva che arriva dritta al visitatore. E che porta inevitabilmente ad avvicinarsi molto per percepirne le espressioni dei volti e i limiti tra le parti corporee e il muro. Probabilmente verrà anche voglia di aiutarli a venire fuori, perché infondo tendono disperatamente alla libertà.
![](https://www.ilmondodisuk.com/wp-content/uploads/2022/04/277475413_956253611923899_5813605808543973163_n.jpg)
I loro opposti invece sono i “Custodi”, esposti nelle immediate adiacenze: solidi samurai in terracotta e bronzo, brillanti nei loro colori tutti diversi e che rappresentano la fase dell’equilibrio ritrovato, la fine del tormento. L’espressione ferma e consapevole dello stare nel qui e ora, quella condizione tanto agognata ma così difficile per noi esseri umani contemporanei, che passiamo buona parte della nostra vita a essere corpi ribelli.
![](https://www.ilmondodisuk.com/wp-content/uploads/2022/04/277476985_3204239019799884_470770884941229488_n.jpg)
E proprio di fronte a loro, i preziosi e cangianti “Scarabei” che, da protettori del cuore e dell’anima come ci insegnano gli Egizi, diventano scrigni per piccoli oggetti come il grande scarabeo nero che custodisce un fiore di ginestra, quel fiore che si lega al nostro Vesuvio.
![](https://www.ilmondodisuk.com/wp-content/uploads/2022/04/277822989_552817606029223_3289053969620885560_n.jpg)
Non a caso infatti il filo conduttore è l’elemento del fuoco, presente attraverso le patine di colore e il processo di lavorazione dei pezzi, che ci riporta a quel lavoro di mani antico e al ventre originario delle zone vesuviane, fatto di lava.
Attraverso la ricerca del movimento corporeo nasce in realtà l’esigenza di approfondire i moti dell’animo umano che oscilla tra le emozioni dirompenti e la fermezza e si divide tra questi due opposti in un caleidoscopio di sfumature.
©Riproduzione riservata