Anteprima di stagione al Tram, il piccolo e suggestivo teatro del centro storico di Napoli (via Port’Alba 30), con una pièce pluripremiata. Dopo il debutto di ieri, si replica stasera alle 21 e domani alle 18 con “Audizione” di Chiara Arrigoni (foto di Riccardo Freda), sul palco con Andrea Ferrara e Massimo Leone, proposto dalla compagnia “Le ore piccole”. La regia è firmata da Francesco Toto.
Vincitore di Trenta Tram Festival 2018, lo spettacolo  porta in scena un esaminatore borioso, il Signor T., e due candidati in uno stato di palpabile tensione, Sarah e Miguel. Il pubblico si scopre a spiare una conversazione già iniziata, che di primo impatto potrebbe sembrare un normale colloquio di lavoro.
Un lavoro di una sola notte retribuito centomila euro. Gradualmente gli spettatori cominciano  a capire di che si tratta: l’incarico è la partecipazione a un’orgia per ricchi annoiati. Ua roulette russa sessuale in cui i partecipanti possono tornare a sentirsi vivi unendosi a un’orgia con una persona affetta da Hiv. Senza sapere chi sia il portatore di morte.
Il Signor T. sembra quasi provare piacere a scavare nelle vite di Sarah e Miguel e nelle motivazioni che li spingono ad aspirare al posto. Il candidato perfetto del Signor T. è una persona che ha trasformato la propria disperazione in cattiveria e che è in grado di diffondere la malattia senza provare nessun senso di colpa.
Una telefonata  porta il Signor T. fuori dalla stanza. Ora i due ragazzi sono soli. Ma il racconto delle loro vite non è finito e in un confronto senza più freni metteranno a nudo inattese verità.
Il testo è ispirato a una storia vera che si è svolta nel Regno Unito: un party in cui  nessuno dei partecipanti  è legittimato a usare preservativi, gustando il brivido di non sapere se si finirà contagiati.
Una notizia pubblicata quasi in sordina:  Chiara Arrigoni decide di trasformare il fatto di cronaca  in testo teatrale, mettendo al centro dell’attenzione non i ricchi e incauti giocatori di questo sport estremo, ma le vittime sacrificali che sono disposte a fare da untori silenziosi, forse per soldi, o per disperazione.
Emerge, così, quel vuoto che si annida nel mondo benessere e delle disuguaglianze. E la metafora di un colloquio di lavoro mette a fuoco dinamiche crudeli della nostra società.

 

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