È stato censurato tutta la vita. E ieri se n’è andato per sempre, pochi mesi prima di compiere 84 anni. Hermann Nitsch, papà dell’azionismo viennese, performer e cerimoniere delle rappresentazioni cruente a base di sangue di animali macellati.
Napoli lo aveva alla fine adottato come figlio d’arte proprio per quelle sua capacità di trasgredire, superando il buon gusto comune (e per questo fu perfino arrestato ) e gli ha dedicato un museo/laboratorio, fondato dall’amico gallerista Peppe Morra.
Ma malgrado la censura, Nitsch ce l’aveva fatta a diventare, da pecora nera di un’Austria ripiegata su sé stessa da un pensiero perbenista e spesso provinciale, una vera e propria stella del contemporaneo per cui Mittelsbach (dove si è spento) progettò e aprì un museo nel 20007, concepito con lui stesso.
Ma che senso ha la censura se non quello di cancellare la libertà di esprimersi, generando un pensiero mutilato? Contro questo vento (inutilmente) proibizionista che pericolosamente soffia da anni, per Nitsch sotto forma di protesta animalista, per altri, travestito da lotta contro abusi e discriminazione, lancia una #campagnadicomunicazione l’associazione nazionale Enterprisingirls (di imprenditrici, professioniste e terzo settore). presieduta dalla napoletana Francesca Vitelli.
Con la frase #nolacensurano Enterprisingirls invia dal sito e dai suoi account social un messaggio forte: «…per 15 giorni, pubblicheremo quotidianamente una grafica che riguarda un aspetto della censura. Perché, sempre più, avvertiamo intorno a noi comportamenti e atteggiamenti che a questa riconducono. Guardare al passato è importante, permette di non commettere gli stessi errori».
E prosegue, facendo leva sulla necessità della memoria: «Dimenticare è delittuoso. I falò di libri, dipinti e opere d’arte, l’abbattimento di sculture sono la testimonianza dell’oscurantismo, dell’oblio. L’arte, la letteratura, la musica, il giornalismo, il cinema, il teatro, la fotografia non offendono ma esprimono idee e pensieri. Possono piacere o meno ma mai essere censurate. La censura non è accettabile quando riguarda il presente né quando si rivolge al passato. Non si può cancellare quel che è accaduto e quel che siamo stati: abbattere statue, bruciare libri, tagliare scene dei film, chiudere teatri e sale da concerto dove palpita la vita e risuona la testimonianza di fatti avvenuti non cambia la nostra storia, la impoverisce togliendoci identità».
Le pagine di uno scrittore luminoso come Fëdor Michajlovič Dostoevskij brilleranno, nonostante tutto, al di sopra di ogni velleità imperialista russa che mai potrà cancellare la grande letteratura.

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