Austera, impenetrabile, espressiva. La pietra assorbe il tempo, ne asseconda il temperamento, lo accompagna devota e fedele, adeguandosi ai suoi mutamenti. Protagonista ideale per disegnare la rappresentazione di un cerchio, forma perfetta, che si evolve nel tragitto di tre persone in un villaggio turistico del Cilento. Due bagnini e un cameriere, tra la costa, le scale e le salite trasportano, in orari differenti, un masso plasmato dalla carezza delle loro mani, per un esercizio corporeo ideato da un giovane artista napoletano. Cos, poco più che ventenne, Diego Cibelli, ha appena tracciato la regia di un evento che appartiene al suo universo di segni , dove spazio e ore s’intersecano offrendo alla figura umana la possibilit  di stabilire e consolidare il proprio esserci.
ARTE A SCAMPIA
Studente dell’Accademia di Belle arti di Napoli, inseguito dall’esigenza d’interpretare artisticamente la vita, da bambino di Scampia abita la dimensione di una famiglia tranquilla, lontana dai clich di un quartiere difficile, perennemente sul burrone dell’illecito. Raggiunge spesso con la sorella Caterina (che ha oltre dieci anni più di lui) Parigi e Londra dove i musei gli spalancano le porte sui capolavori dei maestri gi  accolti nelle tele di adolescente che respira ossigeno d’arte e sceglie il liceo artistico statale di largo s. Apostoli per un’immersione totale nella creativit .
Nel frattempo, si crea un archivio partenopeo della conoscenza frequentando le gallerie napoletane. E nello spazio di Lia Rumma, in via Vannella Gaetani, a pochi passi da piazza Vittoria e dalla Villa di (Carlo)Vanvitelli, osserva il sogno comune di Nin Sgambati, docente dell’Accademia e ideatore del laboratorio quartapittura: trenta amache in tela e alluminio galleggiano nello showroom, ispirando la possibilit  e l’idea di un desiderio collettivo, elaborato prima con gli allievi, da proporre poi agli spettatori. L’incontro avviene quando, Diego, sedicenne, nel marzo 2004, ha gi  sperimentato in classe l’energia del lavoro di gruppo.
PERSONE IN MOVIMENTO
Alla facolt  di architettura della seconda universit , dopo la scuola, tenta un itinerario di fashion designer che, però, non lo convince affatto. Ma comincia a lavorare sul concetto di divenire, fotografando persone in movimento. Mentre prendono aria, fumano, bevono: cambiamenti di gesti disegnati su carta mozzarella con la tecnica della pista cifrata, unendo i punti per far venir fuori il contorno. Esposti, infine, in pannelli dalle grandi dimensioni nella sua stanza studio dell’ottantasettesino circolo didattico.
Non gli basta. La necessit  di approfondire la trasformazione temporale lo spinge a scattare immagini e a girare video, verso sera, quando i negozi abbassano le saracinesche e la citt  assapora il diradarsi dei rumori, per poi esserne riassalita più tardi, nella sua vocazione notturna. Le foto vengono stampate su ostie per guarnire torte di panna offerte alla gente in un bar di Pozzuoli e captarne la reazione.
PERCORSI Di PROGETTO
Il pensiero fisso della creazione gli fa imboccare
definitivamente il sentiero dell’Accademia e maturare schemi di creazioni raccolte in un portfolio. Sintesi di opere che si completano nel confronto con gli altri. Si parte con “271.560 possibilit , quelle che ciascuno di noi può avere nell’arco di vita dai 19 ai cinquant’anni. Un progetto abbozzato in frammenti dialogo tra A e B, i due lati del s.
Scrive A: “Affermare il proprio corpo in modo giusto viene garantito dalla propria attivit  cerebrale. In che modo si percepiscono gli eventi intorno a noi e/o dentro di noi? Con quali risultati la nostra struttura li elabora? E, infine, con quali scelte essa sceglie le parole giuste al fine di garantirsi le giuste domande?
Aggiunge B: ” Il mio lavoro cerca di individuare due luoghi nell’ambito dei quali il corpo afferma la propria presenza, vale a dire, da una parte, un luogo materiale gestito dalle parole e dalle idee, e, dall’altra, un luogo misurabile da un punto di vista strettamente spaziale. E’ un incontro tra pensiero e linguaggio, dove il linguaggio ha la capacit  di trasformare il pensiero in azione, facendo s che l’esercizio corporeo trovi la sua forma, mentre il pensiero, attraverso il linguaggio, si tramuta in atteggiamento comportamentale”.
ISTANTI DI MUTAMENTO
Risultato dell’operazione, un piccolo libro (da leggere su un trabattello, impalcatura a più livelli utilizzata per il lavori edili, collocata in una palestra) che raccoglie istanti di mutamento attraverso dettagli e, accanto, video e scritti che testimoniano le impressioni dei cinque amici invitati nella stanza a lasciare tracce di reazione.
Cronaca di attimi fermati in immagini trasferite su carta di sessantotto cioccolatini allineati in dodici scatolini che formano un rettangolo lungo 66 cm per 44. Dopo le oltre 200mila possibilit , Diego costruisce una nuova installazione della mente, “Tempo trascorso(dilatato)”, testimonianza di una convivenza in un             6                  «    oè è á«sptLlibrined dd dpG7e:EèHlèNO» OJe
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7lKappartamento londinese, durata sessantotto giorni. I contenitori con i dolci finiscono in un armadio che ha le misure del rettangolo come gli indumenti di cui è colmo, grigi e color carne. Chi guarda viene coinvolto in una storia vissuta,sollecitato a ripercorrerne le tappe.
Istruzioni per l’uso invece provengono da “Quadrifarmaco” un breve manuale che indica e illustra le quattro regole per compiere un distacco chirurgico da chi si è amato.
QUATTRO REGOLE
Dormi per l’ultima volta con lui
Prendi una giacca, riempila all’interno di foto e lettere, falla indossare a cinquanta ragazzi; che lascino sui vostri ricordi le loro impronte e odori
Organizza il suo funerale
Convivi con un altro
(raffigurato dal manichino Joe)
Un minivolume di foto e parole con la definizione del dizionario (Prima tra tutte: Ultimatum) da leggere su un half-pipe, una rampa in legno da skateboard, dove chiunque può essere spettatore di una realt  lontana ma ancora viva che potrebbe (re)interpretare nel suo futuro prossimo. Da (co)protagonista.
Inizi di percorso di un artista che al Padiglione Italia della Biennale di Venezia del 2011 potrebbe indicare la singolarit  partenopea di una sperimentazione dal battito europeo. Speriamo che il curatore Vittorio Sgarbi, nella sua eventuale (e auspicabile) prossima visita a Napoli sulle tracce dell’impronta artistica campana da presentare in laguna, la cerchi negli studi degli artisti e al di fuori di musei che hanno cancellato la verit  contemporanea di Napoli o l’hanno trasformata (come Castel Sant’Elmo) in una pittoresca ammucchiata.

Nelle foto (di maria Volpe Prignano), Diego Cibelli e il manichino Joe

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