Joele Anastasi. Autore, attore, regista dell’atto unico “Io, mai niente con nessuno avevo fatto” replicato in scena alla Galleria Toledo con Federica Carruba Toscano ed Enrico Sortino realizzato dalla compagnia Vuccira Teatro fondata nel 2013 da Joele ed Enrico. E’ un dramma di esseri umani “bestie” che vivono nascosti tra noi, primo lavoro della compagnia scritto in dialetto siciliano, vincitore nel 2013 del Roma Fringe Festival come Migliore spettacolo e Migliore Drammaturgia, Migliore Attore ad Enrico nel 2014 al San Diego International Fringe Festival e Per Nuove Creativit  del Teatro Stabile d’innovazione Galleria Toledo di Napoli. Il dramma rispecchia violenza brutale, istinto animalesco, brutalit , ingenuit , amore, di Giovanni Giuseppe e Rosalia personaggi di una realt  popolare non solo siciliana ma universale.
Giovanni(Joele), incarnazione di ingenuit  dovuta ad ignoranza, sopravvive tra la passione sfrenata per la danza, l’amore puro per Rosaria(Federica), un rapporto di odio e amore per Giuseppe(Enrico) suo insegnante di danza e amante. «Il progetto nasce dalla volont  di una indagine su tematiche attuali, come la violenza, l’omofobia, la Aids l’essere differente da ciò che è universalmente accettato e sicuro. Malattia, omosessualit , morte, violenza non sono più il punto di arrivo per giustificare qualcosa che esiste ed ha bisogno di essere accettata, ma bens il punto di partenza per iniziare a raccontare una storia in cui tutti questi fattori sono gi  palesati e superati». La scena si presenta spoglia solo con un baule testimone di ricordi di una esperienza drammatica gi  vissuta che viene raccontata con un linguaggio crudo tra accenni di danza nevrotica, lacrime, toni disperati e sospiri di amante.
Ricorda che è nato da padre mai conosciuto. La madre e la zia rimasero incinte all’et  di quindici anni da due forestieri conosciuti alla festa di Santa Rosalia. «Io sono il maschio della famiglia. Mia mamma me lo diceva sempre Autri masculi non n’hannu trasiri chiù. C’arristamu futtuti. E a me mi piaceva stare con tutte femmine. Mia cugina Rosaria è bellissima. Giocavamo sempre insieme. Mettevamo la musica forte e ballavamo come pazzi.
Gli piaceva quando saltavo perch diceva che sembravo un furettu. Poi un giorno, siamo rimasti soli in casa, idda nenti fa? Si toglie il reggipetto e mi fa”Viè ca Giovanello, tocca. Toccamilli”. Iu arrestu come n palu a taliaricci i minni e gli dico ma lo sai che sono belle Rosaria? Pure io le vorrei. Idda s’incazza. “Allora u viri ca si na fimminilla, c’hanno ragiuni a chiamariti Giovanella”. Pezz’i Puppuu, Giovanellaaa, Ricchionee,Finocchioo, Iarrusu, Puppu»..
Una sera a danza vanno via tutte ” pecch una di loro, Rita, che era una buttana, era rimasta incinta e si sposava. “Gioavanuzzo, ma è vero quello che si dice di te che ti piacciono i maschi”. Mi prende, mi bacia e mi tocca il culo. Si abbassa i pantaloni. Ho visto il Paradiso. Non ho capito più niente, ero tutto un fuoco. Mi diceva sempre che la cosa più giusta da fare era trovarsi una moglie un poco cretina e poi divertirsi con i masculi».
La posizione scenica dei tre attori è quella di un trittico di una pala d’altare. Loro non sono santi ma infelici esseri vittime o protagonisti di realt  squallide. Giuseppe è cresciuto con la sorella e cugini in una casa di campagna. Mamma puttana e padre in carcere «Aveva ammazzatu a so frati». Viene violentato dal cugino Cammellu. «Quella schifosa di me matri, una volta è scesa nella stalla con mia sorella. Carmelo, insignaci u misteri a sta figghia, che vediamo di fare entrare un po’ di soldi in questa casa». Rosaria non ha un fidanzato «I masculi vogliono solo una cosa». Però esce ogni sera e quando torna alle quattro «Aiutami a togliermi sti robbi n coddu ca c’è un cavuru, tanto si mi viri a nura, niente ci fa». Si vive in sala una drammaticit  resa polare dal ritmo aspro dei monologhi dei bravi interpreti.

Due momenti dello spettacolo ripresi da Dalila Romeo

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