Anche il Nuovo teatro Sanit  partecipa alle giornate Fai di primavera. Sabato 19 e domenica 20 aprir  le porte al pubblico dalle 10 alle 18, vero e proprio presidio di legalit  con le sue iniziative che vogliono riqualificare il territorio circostante e valorizzarne l’importante patrimonio storico culturale. Sar  possibile cos visitare gratuitamente la chiesa settecentesca dell’Immacolata e San Vincenzo che dal 2013 è spazio teatrale e che, per l’occasione, ospiter  anche la mostra d’arte contemporanea dell’artista Paolo La Motta, classe 1972, allievo dello scultore Augusto Perez all’Accademia di Belle arti di Napoli. Inoltre, sabato 19 alle 16.30 si terr  una lezione aperta della Piccola Bottega Teatrale a cura della Fondazione Pavesi.

La chiesa e l’annesso convento vennero costruiti nel XVIII secolo, grazie all’iniziativa di padre Gregorio Maria Rocco che decise di fondare, nel 1736, per ospitare circa 250 ragazze. Nella zona gi  esisteva una chiesa intitolata a Santa Maria di Nazareth, che si trova al di sotto della struttura odierna e che fu sostituita da quella nuova realizzata da Bartolomeo Vecchione.
L’interno è caratterizzato da stucchi di epoca settecentesca e dal pavimento maiolicato risalente al 1867. Nella zona absidale è custodito un dipinto su tela di Pietro Bardellino, datato 1754, che raffigura San Vincenzo nell’atto di raccomandare alla Madonna alcune ragazze, oltre ai monumenti funebri di Francesco Pagano (1741) e Sabato Manso (1747) che donò i propri fondi per la costruzione del complesso. Secondo la leggenda, al di sotto dell’ipogeo della chiesa, dove si trovano gli antichi ambienti della precedente chiesa di Santa Maria di Nazareth, vi sarebbe una grande area cimiteriale che venne utilizzata per seppellire i corpi dei morti durante la peste del 1656. Inoltre nella chiesa è presente una delle poche “ruote degli esposti” tuttora presenti nella citt  di Napoli.

Sabato 19 ci sar  anche il vernissage dell’esposizione “Ti ho visto” di Paolo la Motta . La mostra, visibile fino al 18 aprile, che prende il nome da uno dei dipinti dell’artista, si pone l’obiettivo di accordare la pittura con il luogo che la ospita. Le opere saranno collocate nelle cornici vuote delle cappelle della chiesa-teatro, instaurando un dialogo con lo spazio originario e la sua attuale destinazione. «Una chiesa- spiega l’autore- che diventa teatro, un teatro che diventa luogo di esposizioni per mostre, i luoghi sono fatti dalle persone e dal tempo che cambia, e soprattutto dai sentimenti che muovono gli uomini. Ma il tempo, le cose, i fatti, i sentimenti degli uomini, appunto, trasformano una chiesa in un teatro, un teatro in un mondo di energie positive, e allora anche la parola cambier  di nuovo significato e in quel momento Sanit  azzarder  ad acquisire una “T” divenendo “Santit “, ricordando il pensiero costruttivo di un prete missionario di questi luoghi, Don Giuseppe Rassello».

Nelle foto, in alto, un dipinto di Paolo La Motta e in basso uno scorcio della zona absidale della chiesa con la tela di Pietro Bardellino (1754)

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