Negli ultimi giorni, il parlamento della Repubblica italiana sta discutendo, dando luogo a un dibattito vivo e vivace, sull’opportunit  di inserire, all’interno del nostro ordinamento penale, il reato di negazionismo. Tale necessit , frutto anche di un forte interesse dell’Unione Europea sul punto, rende ancora più attuale il dibattito relativo al popolo ebraico, la cui storia è, com’è noto, caratterizzata da un rapporto di difficile coesistenza con i non-ebrei. Proprio a questo proposito, all’istituto italiano per di studi filosofici di Napoli di Monte di Dio è stato presentato un libro di sicuro interesse (“Il miracolo degli ebrei. Analisi di un mito”, Napoli, Ed. Bonanno, 2014).
L’autore, Alfredo Del Monte, economista di fama internazionale, si propone di indagare alcune antiche questioni collegate alla storia del popolo ebraico. Il primo a prendere la parola, in ordine di tempo, è stato Vincenzo Giura, docente di storia economica presso l’Universit  degli studi Federico II di Napoli, il quale ha rivisitato, nei suoi diversi punti, il testo di Del Monte, precisando come, sebbene proveniente da mano “ebraica”, la testimonianza offerta nel libro sia qualificabile come “laica”.
Intervenuta ai lavori, Gabriella Gribaudi, docente di storia contemporanea nella medesima Universit  partenopea, ha sottolineato l’importanza del libro appena pubblicato, evidenziando, in alcuni passaggi di vivo interesse, come il popolo ebraico abbia giocato, per secoli, il ruolo fondamentale di sostituto della borghesia. «In assenza della classe borghese, il suo ruolo è stato assunto dagli ebrei, i quali hanno cominciato a essere perseguitati e allontanati proprio con la crescente affermazione dell’aristocrazia borghese».
Francesco Lucrezi, ordinario di storia del diritto romano, di diritti dell’Antico Oriente Mediterraneo e di storia dell’Oriente Mediterraneo all’universit  degli studi di Salerno, invece, ha chiarito come il libro di Del Monte si sviluppi essenzialmente intorno a due quesiti di fondo quali sono le ragioni della straordinaria persistenza identitaria dell’ebraismo, che permette a un popolo e a una religione di sfidare i millenni, conservando sempre, al di l  di evoluzioni e cambiamenti, la sua peculiare capacit  di conservazione e trasmissione? E quali sono le ragioni della anch’essa straordinaria, purtroppo inimicizia e diffidenza, da parte del “resto del mondo”, verso il popolo mosaico, in un paradossale capovolgimento della profezia secondo cui esso avrebbe dovuto brillare come “luce per tutte le nazioni?”».
A conclusione del suo intervento, Lucrezi, ha definito l’antisemitismo un «fenomeno torbido e opaco per il quale la fredda e lucida analisi economicistica appare, talvolta, inadeguata siamo proprio sicuri che tra il “mito nero” dell’ebreo deicida e quello del banchiere, del bolscevico, del soldato massacratore ecc. ci sia una differenza intrinseca, di sostanza, e non solo di facciata? ».
A sintetizzare ancora di più il testo è stato stesso autore che ha svelato i motivi della sua pubblicazione. Ripercorrendo la sua personale storia di ebreo battezzato “per paura” dai genitori, Alfredo Del Monte ha spiegato di averlo scritto per rispondere a una domanda, tanto cara anche a Primo Levi, ben precisa «Quali sono le ragioni per cui un ebreo non religioso si sente, oggi, ebreo? ». Una domanda a cui, per sua stessa ammissione, difficilmente si potr  dare risposta.

Nelle foto, la sinagoga di Napoli, la copertina del libro e la presentazione a Plazzo Serra diCassano

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