Da un lato avanza la “retorica” della famiglia e dall’altro si dirottano altrove 350 milioni di euro previsti per finanziare l’assegno unico, per un verso si sostengono i disabili e per l’altro si sottraggono 350 milioni di euro previsti per l’attuazione della legge in materia di disabilità. E ancora, nella manovra economica da approvare entro il prossimo 31 dicembre (DEF) l’iniziale attenzione che prevedeva le detrazioni contributive per le madri con almeno tre figli, da misura strutturale, permanente, diverrà sperimentale e per non più tre anni, per il momento.
Tre macroscopici esempi per cui questo Governo, la maggioranza di centrodestra, predica bene e razzola male.
Cosa prevedeva il programma elettorale della destra (Forza Italia, Lega, Fratelli d’Italia e Noi Moderati) dal titolo: “Per l’Italia. Accordo quadro di programma per un Governo di centrodestra”, esattamente per famiglie e disabili? Di seguito si riportano gli stralci delle diciture precise usate ufficialmente in campagna elettorale:
Punto 5. Sostegno alla famiglia e alla natalità: … Piano di sostegno alla natalità… Aumento dell’assegno unico e universale… Tutela del lavoro delle giovani madri…Sostegno concreto alle famiglie con disabili a carico attraverso l’incremento dei livelli essenziali di assistenza sociale;
Punto 9. Stato sociale e sostegno ai bisognosi: … Potenziamento di politiche mirate alla piena presa in carico delle persone con disabilità, anche attraverso l’incremento delle relative risorse…
Legittimamente le associazioni delle famiglie e quelle dei disabili, di fronte a tali atteggiamenti istituzionali, cominciano a organizzarsi ed a porsi sul piede di guerra.
Queste scelte mettono in discussione “non” la concezione del modello-famiglia in testa alla destra italiana, intesa patriarcale e come baluardo della stirpe, ma tentano di indebolire solo quella donna e madre che esce fuori dal concetto statico e conservativo della famiglia. Cioè si vogliono “minare” le trasformazioni evolutive in atto in tal senso, ovvero quelle spinte riformatrici che guardano alle convivenze di fatto, alle coppie omosessuali, alle mamme single, alle famiglie monogenitoriali.
Una politica, se la si vede con occhio unico, che scardina quelle tendenze innovative che mettono al centro la donna come soggetto titolare di diritti, come cittadina “pronta” ad una procreazione cosciente e responsabile la cui maternità risulta giuridicamente tutelata, indipendentemente dalla presenza o meno della figura maschile.
Più in generale, questi atteggiamenti contribuiscono alla disaffezione alla politica, minano la credibilità delle istituzioni, scoraggiano le nuove generazioni a “pretendere” il cambiamento dello stato di cose presenti. Una statistica riportata dal Centro Italiano Studi Elettorali (CISE) dimostra che le elezioni politiche del 2022 hanno fatto registrare un calo dell’affluenza dei cittadini al voto tra i più “vistosi” dell’Europa occidentale.
Cosa sono diventati, agli occhi dei cittadini, candidati, programmi e partiti politici? Autoreferenzialità, scarsa o poca competenza e conoscenza, personalizzazione, comunicazione politica “senza” domande. Elementi questi che fanno “avanzare” l’allontanamento di chi dovrebbe partecipare alle decisioni. Ormai nell’elettorato matura sempre più la netta convinzione dell’esaurimento delle funzioni pubbliche.
Chi oggi dirige il paese alimenta, contrariamente a quanto dovrebbe saper fare, la caducità e la fluidità della politica così intesa. La destra italiana faccia un ripasso di storia.
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La foto in copertina è tratta da Pexels

                                    

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