Lo scrittore milanese Jonathan Bazzi identifica il successo a Sanremo di Geolier come un problema di “fanatismo identitario”. Secondo il letterato le proprie origini, il senso di appartenenza, la famiglia, facilmente “avvelenano”. Rivendicarli diventa addirittura pericoloso.
Francamente in questo “mondo perso” che non è più in grado di ritrovarsi, meglio resistere nella difesa di ciò che si è, nella libertà di esprimere sé stessi attraverso le forme d’arte.
Piuttosto che additare l’inciviltà creata da questo progresso, la barbarie delle guerre, l’individualismo esasperante che porta in dote i germi dell’odio e della violenza sociali, il problema diventa il testo di una canzone che interroga il proprio essere.
Un testo che parla di amore, intenso ma totalitario, perché vissuto al punto da soffocare, e per questo da rendere libero in un rapporto di reciprocità.  Questo è quanto “dice” la canzone ascoltata e solo di quello occorreva parlare. Ma allora dov’è il fanatismo identitario in queste parole?
No, il problema non è la canzone, che legittimamente può piacere o meno, ma le dichiarazioni del rapper napoletano. Ovvero l’amore per Napoli, la fierezza rivendicata, la “lingua” napoletana. Ecco il punto. Non le parole, non il cantante, non il genere musicale, ma far arrivare nelle case degli italiani il “napoletano”, questo è l’affronto a una società ovattata e ipocrita, falsamente inclusiva e dannatamente escludente. Il tema non è l’Italia servente, un paese che partecipa alle guerre direttamente, uno Stato che mostra i muscoli con i deboli e gira la faccia dall’altro lato di fronte ai forti. No, il problema è il “napoletano” a Sanremo.
Allora siamo tutti Geolier per il coraggio e il garbo mostrati, siamo tutti Ghali perché denuncia il genocidio israeliano, siamo tutti Dargen d’Amico quando lancia il messaggio per la pace in Palestina.
Caro Jonathan Bazzi, la storia insegna che la letteratura, la canzone, l’ironia, l’immaginazione, la scrittura, sono tra i migliori antidoti al fanatismo, rappresentano quel mondo a cui ognuno di noi può aspirare. Il fanatismo, vecchio quanto il mondo, non sopporta il cambiamento, esattamente ciò che auspica Geolier (nel suo infinitesimo piccolo) nelle sue parole.
Il progetto del giovane rapper, almeno nelle intenzioni, è quello di volare alto assieme a ciò che lo ha visto crescere, a chi gli è accanto da una vita, a quelle strade camminate a piedi nudi. Esiste un mondo oltre Sanremo, pratichiamolo!
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Nell’immagine, uno scorcio del golfo napoletano fotografato da Pixabay

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