Se è vero che la letteratura arriva fino al cuore, come ha affermato ieri sera al teatro Mercadante Domenico Ciruzzi, presidente della Fondazione Premio Napoli, durante la serata di premiazione della 63esima edizione del prestigioso appuntamento letterario napoletano, il teatro gremito di lettori gli ha dato conferma. Di Pietrantonio, Montesano e Rondoni sono i nomi dei vincitori delle rispettive tre sezioni narrativa, saggistica e poesia.
A dare inizio alla serata un racconto, questa volta per immagini, un video sul passato e sul presente del Premio Napoli, con alcuni tra i momenti più emozionanti che hanno caratterizzato il premio dalla sua istituzione nel 1954.
Tutta al femminile la conduzione della serata, affidata all’impeccabile Concita Sannino, coadiuvata dalle tre colleghe giornaliste Titta Fiore, Mirella Armiero e Francesca Ghidini che hanno gestito i tre salotti letterari, uno per ogni sezione in gara, con la presenza dei nove finalisti del premio.


E l’elemento femminile nel suo rapportarsi con la maternità, sempre di madre in figlia, è al centro di “Arminuta” il romanzo vincitore che ha saputo trovare la strada del cuore, raccogliendo consensi di critica e pubblico, con il suo stile asciutto e un’emotività contenuta, che poco o nulla concede al giudizio. «Si dice che ogni autore scriva sempre lo stesso libro – dice Donatella Di Pietrantonio- che abbia un tema ricorrente, e per me questo tema è la maternità». Arminuta in abruzzese significa restituita e nel libro la restituzione è duplice e ha come scenario l’Abruzzo scarno e aspro degli anni ’60, dove non c’è spazio per i sentimentalismi.
Montesano vince il premio per la saggistica con il suo copioso volume, ben 2000 pagine e più, intitolato “Lettori Selvaggi” e lui stesso si definisce un “lettore vorace e onnivoro”.
Davide Rondoni, con “La natura del bastardo” vince il premio per la sezione Poesia; in uno dei suoi versi definisce la natura inconsistente e provvisoria dell’umanità, delle nostre “vite brevi dalle impronte delicate”.
Una serata segnata da presenze, anche quella del sindaco che è stato piacevolmente sorpreso dal numero di persone accorse per il Premio e ha voluto sottolineare l’importanza delle iniziative culturali che il Premio Napoli ha messo in campo in questi mesi in città, contribuendo fortemente al rilancio della passione nei confronti della letteratura.
L’edizione di quest’anno ha avuto come novità l’introduzione di una maggiore interazione con il pubblico dei lettori: «Abbiamo cercato di rimettere in connessione il premio con il territorio -afferma Domenico Ciruzzi attraverso l’istituzione di un comitato di 1000 giudici lettori, guidati dalla giuria dei tecnici. Mi auguro che la sede del Premio Napoli, la Fondazione, possa diventare un centro propulsore di eventi che coinvolgano la città e di sperimentazione letteraria».
I nove finalisti sono stati premiati con un’opera scultorea realizzata dall’artista Christian Leperino. Non sono mancati gli interventi musicali, con le raffinate interpretazioni di canzoni italiane in chiave jazz del Midsummer Night Trio. Forse la scelta di una musica identitaria, della canzone napoletana tradotta in un sound contemporaneo avrebbe contribuito a dare un tocco di brio all’elegante serata.

Nella foto, in alto, Fabrizia Ramondino in uno scatto di Augusto de Luca: la scrittrice napoletana si aggiudicò il Premio Napoli nel 1981 con il romanzo (autobiografico) d’esordio Althènopis. Al centro, le copertine dei 3 libri supervincitori di questa 63esima edizione

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