Ecco la seconda e ultima puntata del nuovo racconto di Francesco Divenuto, L’eredità. Il ragionier Brandelli ha ricevuto da uno zio appena defunto 13 appartamenti e ne discute con la moglie…

LA SECONDA E ULTIMA PUNTATA

I coniugi si guardano preoccupati. Occorre prendere una decisione.
– Giuseppe, qua è inutile aspettare, i parenti, il notaio, la prima cosa da fare è andare a vedere come sta la situazione. A sentire questi sembra un disastro; e quanto ci vorrà? E chi li tiene tutti questi soldi? 
– Sì, hai ragione, io non mi ricordo niente. La cosa giusta da fare, prima di prendere qualsiasi decisione, è accertarsi delle condizioni delle case e farsi fare un preventivo dei lavori. Si potrebbe ricorrere ad un mutuo in banca, non so, ma non sono cose semplice, per le quali ci vuole tempo.
– Giuseppe, pensiamoci bene; intanto stesso domani andiamo a vedere.
Il giorno dopo i due signori Bardelli entrano nel civico 65 dei via Giuseppe Naturno.
L’odore che impregna l’aria è insopportabile. Travi di legno puntellano gli archi delle scale. In un angolo mucchi di sfabbricato ma anche di spazzatura. Tutto ha l’aspetto di un vecchio condominio il cui degrado non ha bisogno di molti aggettivi per essere descritto.
– Che volete? A chi cercate?
– Sono il ragioniere Bardelli.
Ah! Ho capito; Voi siete il nipote del cavaliere? Nicolino me lo ha detto. Aspettate un momento solo, mo’ scendo.
Dopo non proprio poco tempo, una signora grassa, dall’aspetto piuttosto dimesso è li davanti a loro.
– Io sono Assunta, scusate, vi ho fatte aspettare; abito al terzo piano e le scale, sapete, sono anziana ma bisogna pure stare attenti, i gradini sono tutti rotti.
– Com’è possibile? La signora Gloria si guarda in giro mentre con un fazzoletto si tampina il naso.
– Sentite che puzza? Qua estate e inverno dobbiamo stare con le finestre chiuse; non si respira.
– Assuntì chi è? È successo qualcosa?
– No, Ninù è ‘o ragiuniere, il nipote del Cavaliere con la moglie; è venuto a vedere, non ti preoccupare ci sto io.
– È Maria; pure lei tiene tutta la casa, come si dice, puntellata. Che stavamo dicendo? Ah! Nicolino mi ha lasciato le chiavi se volte entrare a casa sua. Volete salire da me? Vi preparo un caffè?
– No grazie, noi cercavamo a Vincenzo.
– E chi vo passe; anzi mi so meravigliata pure io; quello è così puntuale; ma questo mese ancora non s’è visto; oggi già ne abbiamo 10…
– Ma voi non sapete dove abita?
– No, bella signora; voi siete la moglie del ragioniere, vero? Quello il cavaliere parlava sempre di voi.
– Ma i lavori qui, non continuano?
– Macché, figlio mio, scusate se mi posso permettere. Noi l’abbiamo pure detto al Cavaliere, che Dio l’abbia in gloria, quello il capomastro vene nu giorno, scarica e po’ se ne va. Mo’ saranno più di tre mesi che ha lasciato tutto così e non vi nascondo che noi abbiamo paura perché, a volte, si sentono pure rumori per le scale, che so, come se queste travi stessero cedendo. Anzi, scostiamoci qualche volta cadono pure le pietre. L’ingegnere è venuto, ha guardato; che so’ dice che sono le lesioni che si allargano.
La signora Gloria guarda in alto tutto l’impalcato che nasconde gli archi dei vari piani.
– E signora, vedete che disastro? Ci credete? Noi stiamo così dal terremoto. In tutte le case ci stanno lesioni che non vi dico. A volta si sentono rumori nelle mura. E quello una squadra del Comune è già venuta diverse volte a vedere il palazzo. Pare che lo vogliono dichiarare inagibile, se non si fanno i lavori; non sia mai, e noi dove andiamo?
– Ma sapete chi sta facendo i lavori?
– No, il nome della ditta voi dite? No, ma ve l’ho detto, qua operai non se ne vedono da tanto tempo; per carità fate qualcosa; noi qua, nu juorn e chist facciamo la fine d’ ‘e zoccole.
– Signora, non vi preoccupate; è interesse nostro. Ci preoccupiamo noi, state tranquilla e ditelo pure agli altri.
– Grazie, grazie; arrivederci; la Madonna vi accompagna.
Fuori del palazzo tutti gli abitanti del vicinato li guardano. Ma forse è solo una loro impressione mentre è una certezza quello che entrambi pensano e che non hanno necessità di dirsi. La situazione non è facile; tutto s’ingarbuglia sempre di più. L’unica cosa chiara è che i soldi necessari per intervenire non sono pochi.
– Giuseppe, qua dobbiamo darci da fare; occorre fare presto; questi non sanno niente; per prima cosa bisogna parlare con il notaio.
-Sì, ma quello che non capisco è come mai mio zio non mi abbia mai accennato alla gravità di questa situazione. Se avessi il numero del notaio lo chiamerei subito; ma dobbiamo tornare a casa.
Sono appena rientrati avviliti; non riescono a capire come agire.
– Ah! ragioniere, ha telefonato aspetti l’ho segnato qua; ecco c’è pure il numero, ha detto di telefonargli.
– Gloria ha chiamato il notaio Introta, vuole che gli telefono, che dici chiamo?
– Certo e che aspetti, prendi subito un appuntamento.
– Sì, hai ragione.  
– Si, buongiorno, sono io, il ragioniere Bardelli, certo, certo… come… ah! capisco, Lei dice giovedì, cioè domani… ah della prossima settimana. Va bene però… ecco se si potesse anticipare sa, io e mia moglie dovremmo partire e quindi; sì aspetto.
– Sta guardando sulla sua Agenda, Gloria, poi ti spiego. Sì? Ah, grazie, mi fa un grande favore. Grazie, allora ci vediamo lunedì al suo studio alle 16, arrivederci.
– Mi fai capire, Giuseppe, ma che cosa ha detto, e che cos’è questo nostro viaggio.
– No Gloria; allora il notaio ha detto che gli serve qualche giorno ancora per preparare tutti i documenti; io ho detto del viaggio per anticipare l’appuntamento. Gloria noi dobbiamo capire; la situazione è grave ed è poco chiara; noi siamo responsabili, non sia mai succede una disgrazia
– Hai fatto bene; allora, andiamo lunedì? Intanto questo Vincenzo con i fitti riscossi; questo mi sa che è un altro pasticcio. Speriamo bene.
Il lunedì, alle 16, una gentile signorina introduce i due coniugi nello studio del notaio.
– Accomodatevi; molto lieto, sono il notaio Introta, vostro zio mi ha sempre parlato di voi; come sapete eravamo molto amici poi, negli ultimi tempi, per una serie di motivi, ci siamo visti poco ma mi chiamava quasi ogni giorno; ora ho tutte le carte in regola. Ecco; dunque: questo è il testamento di vostro zio in cui dichiara di lasciare il palazzo di sua proprietà a voi; oh! qui c’è anche un libretto di risparmio, pochi soldi ma comunque è vostro; è al portatore. Ora ho voluto rimandare questo appuntamento perché aspettavo un documento importante che ora è arrivato: è una buona notizia per voi. Dunque da Torino mi è pervenuta, tramite un collega, la rinuncia ufficiale dei cugini i quali dichiarano di non aver nulla a pretendere. Ora, giuridicamente quelli niente potevano perché essendo congiunti da parte della moglie di vostro zio non potevano avanzare pretese; ciò non toglie che potevano impugnare il testamento, fare causa, non so dire che da parte vostra c’era stata circonvenzione di incapace in quanto lo zio era persona anziana; insomma, una scocciatura che avrebbe comportato spese di avvocato e tempo e, invece, con questa rinuncia non avete problemi. Mi pare una buona notizia, no?
– Certo, certo. Notaio, dobbiamo confessarvi, noi non abbiamo nessuna informazione sulla situazione, non sappiamo niente, ci fidiamo di voi perché amico dello zio il quale mi ha sempre parlato di queste case; ma noi non abbiamo nemmeno l’elenco degli inquilini.
– E pure questo Vincenzo, che ogni mese riscuote il fitto, interviene la signora Gloria, non sappiamo chi è, dove abita, niente.
– Come ha detto che si chiama? Vincenzo? Io non lo conosco; Vostro zio mi aveva detto che aveva una persona di sua fiducia che passava a riscuotere dagli inquilini e poi gli dava i soldi. Più volte gli ho chiesto; perché non vi nascondo che io stesso avevo qualche dubbio perché sul libretto, come vedete, c’è una somma irrisoria; però più di tanto non potevo, non avevo alcun potere capite.
– Ecco tuo zio in mano a chi si è andato a mettere e tu, quante volte ti ho detto di chiedere, ma tu niente ed ecco il risultato. Vecchio com’era, inzallanuto, chissà i pasticci che ha combinato. Notaio mi scusi ma certo, e mo’ chi lo trova questo Vincenzo; e se ha fatto debiti ed escono creditori di tuo zio? Ma vedete se si può essere più incosciente.
–  Gloria, scusa, ora non ti agitare, non precipitiamo le cose; sentiamo anche il notaio
– Scusi signora, ha ragione suo marito, non si agiti e lasciatemi parlare. Dunque il cavaliere era perfettamente consapevole della situazione; vi voleva molto bene come potrete constatare leggendo il testamento. Anzi e qui devo dirvi una cosa importante; ecco, vedete in questa cartella vi è tutto l’incartamento. Ma cominciamo dal principio. Vostro zio sapeva che, sì, insomma, le vostre condizioni economiche sono discrete ma niente di più e non voleva lasciarvi rogne per cui aveva deciso di accettare l’offerta di una Società Immobiliare, vendere il palazzo e lasciarvi i soldi. Purtroppo non ha fatto in tempo. Capisco che può sembrarvi strano ma quando vedrete il palazzo in che condizioni disastrose si trova capirete meglio l’idea di vostro zio.
– Veramente noi siamo già stati… ma Giuseppe non riesce a  terminare quello che sta per dire in quanto la signora Gloria, con un calcio, lo ha zittito.
– Volevo dire che, certo, andremo a vedere ma ora, così, su due piedi, notaio, sinceramente  non capisco come dobbiamo muoverci.
– Lasciatemi finire; dunque, questa Società comprerebbe perché fida in finanziamenti bancari, sapete, questi grossi Gruppi, insomma, diciamo la verità se aveste denaro e tempo potreste voi cercare di ristrutturare ma è chiaro che la Società ha interesse a comprare oggi; anzi devo dirvi che l’offerta ha una sua scadenza ora non ricordo quando, poi guardiamo sulle carte, ma certo è già passato un po’ di tempo.
– Scusate notaio ma che interesse hanno a comprare un palazzo che, come voi dite, è in pessimo stato?
– Sapete, per questi grandi Gruppi, con le amicizie giuste, il prestito arriva a tasso agevolato, cosa che certo la banca non fa a tutti, e per l’impresa, con tutti gli operai ed i cantieri che hanno in giro, questi lavori sono poca cosa e gli appartamenti una volta ristrutturati vengono rivenduti e così, capite, il capitale gira.
– Ma, scusate e gli inquilini?
– Saranno sfrattati ma non vi dovete preoccupare; quello non è un problema vostro.
– Ma è povera gente, come fa?
– Giuseppe, hai sentito il notaio, questo non è un problema nostro. Piuttosto, questa Società quanto offre?
– Signora, lei capisce, il mercato edilizio non esiste più; oggi la proprietà non è un affare; per cui l’operazione deve essere conveniente per la Società che deve anticipare una certa somma che voi, diciamo la verità, certo non avete; li ci sono delle urgenze. Ma io non voglio portarvi fretta; facciamo così, voi andate a vedere il palazzo, così vi rendete conto voi stessi delle condizioni in cui si trova.
La signora Gloria guarda per un attimo il marito e poi decide di affrontare il problema ora, non è il caso di tergiversare; bisogna essere decisi.
– Notaio, come mio marito vi stava dicendo prima, noi ci siamo già stati a vedere il palazzo e, effettivamente, la situazione ci è sembrata grave; noi, per dire tutta la verità, quei soldi per la ristrutturazione non li abbiamo e, a quanto dicono, ci sono lavori da fare con una certa urgenza.
– Sì, oltre alle condizioni igieniche, ci sono pure pericoli di crollo ed è possibile che si possa arrivare ad uno sgombro. Parliamoci chiaro, alla Società un’azione del genere farebbe pure comodo per cui sospetto che, con le loro amicizie, potrebbero addirittura affrettarla, così comprerebbe quattro mura vecchie; ma per voi? Un palazzo disabitato e pericolante, a quel punto che ne potreste ricavare? Però ripeto, pensateci; anzi, questo è l’incartamento della Società con l’offerta; fatevi i vostri calcoli; l’unica cosa, se mi posso permettere, non fate passare molto tempo perché se lo sgombro dovesse avvenire prima della vendita, voi capite, il valore dell’immobile precipiterebbe.
– Sì notaio, ha ragione, facciamo così; ora fra qualche giorno la richiamiamo.
– Bene, allora arrivederci; ah! volevo aggiungere che in caso decideste per la vendita io ho avuto dalla Società la facoltà di pagare; quindi, una volta in possesso dei vostri dati bancari, in un paio di giorni i soldi starebbero sul vostro conto.
Per i coniugi Bardelli non è necessario ricordare il vecchio adagio “la notte porta consiglio”; il giorno dopo, il ragioniere chiama il notaio e, in pochi giorni, dopo aver firmato i documenti necessari, compresa l’accettazione dell’eredità e quello di vendita alla Società Immobiliare, l’operazione bancaria è conclusa. Certo i soldi non sono molti ma neppure pochi considerando le loro misere finanze e poi, diciamo la verità, in una situazione simile chi si sentirebbe così sicuro di criticare la loro decisione?
Qualche settimana dopo, una sera, in uno dei ristoranti del lungomare, seduti a un grande tavolo a forma di C, si ritrovano seduti tutti gli inquilini del civico n. 65 di via Naturno. Com’è logico, si conoscono tutti e tutti sorridono chiacchierando fra di loro. 
– Nicolì, ma tu hai capito bene l’appuntamento?
– Sì Carmè, non ti preoccupare chill o’ notaio mo’ vene; ah! Eccolo; buona sera notaio.
– Buona sera amici, scusate il ritardo ma c’è voluto più tempo del previsto. Dunque, per favore statemi a sentire; qui ci stanno tredici cartelle; su ognuna c’è il vostro nome e dopo semmai Nicolino ve le distribuisce. Ora però vi devo spiegare bene alcune cose; all’interno di ogni cartella trovate una copia della lettera del Cavaliere con la quale lui mi faceva tutti i vostri nomi chiedendomi e scongiurandomi di aiutarvi a ogni costo…
– Addà sta int’a schiera e l’angel.
– Zitta Carmè e nun chiagnere.
– Allora, troverete l’atto della Società che avete fondato, qualche tempo fa, con i vostri nomi, vi ricordate? Ecco ora la Società ha comprato dal ragionier Bardelli, unico erede. Qui c’è la copia del bonifico che ognuno di voi ha versato, per la sua quota, e quello della somma che io ho versato ai coniugi Bardelli.
– Quann’ è brutta, chella scupettine!
– A vuò fernì, Carmè.
– Nicolì, interviene un altro condomino, lasciala parlare; quella la paura è stata forte. Non ti ricordi che ci diceva la buonanima del Cavaliere? Quella la moglie, diceva, è tremenda; è ‘na jetteca cattiva; io voglio morire tranquillo, debbo vedere come vi debbo aiutare. E così è stato.
– Tutte ‘e sere le rico ‘o rusarie ‘o Cavaliere nuost.
– Allora fatemi finire, riprende il notaio anche lui commosso ma contento per aver esaudito il desiderio del suo carissimo amico. Guardate bene, leggete e poi conservate le carte; per qualsiasi cosa potete chiedere a me. Fra qualche tempo io, al Catasto vi faccio pure la voltura della proprietà, dobbiamo anche sciogliere la Società ma non c’è fretta e così ognuno di voi resta proprietario della casa in cui abita come voleva il mio amico. Era un signore, un vero signore di quelli che mo’ non se ne vedono più – conclude con una emozione appena trattenuta.
Carmela che è seduta vicina gli prende la mano e gliela bacia.
– Avete campà cient’anne; pe tutto l’aiuto che ci avite rato. Che Dio vi benedica.
– Va bene però ora che tutto è finito, voglio brindare con voi al suo ricordo.
– Notaio, non vi fermate a mangiare qualcosa con noi?
– No, vi ringrazio ma ho promesso alla famiglia di cenare a casa ma un brindisi con voi lo faccio volentieri. Vi volevo anche dire, complimenti, siete stati tutti molto bravi e convincenti. Dei veri attori.
– E chella ‘a paura notaio, sapete com’è.
– Bravi, certo ora però Nicolì ti volevo dire, semmai non subito, ma fai togliere tutte quelle tavole, io ti avevo detto di metterne qualcuna ma avete esagerato; avete fatto degli archi che sembra la festa di Piedigrotta…
Le risate si confondono con il tintinnio dei bicchieri alzati da tutti per il brindisi.     
(2.fine)

LA PRIMA PUNTATA
Un ragioniere e 13 appartamenti ricevuti in eredità dallo zio

         Egregio Signor…bla…bla… , con vero piacere, Le comunico che, essendo morto mio zio Cavalier Pietro Bardelli, ufficiale di Gran Croce, dal mese prossimo è pregato di corrispondere il canone dell’appartamento da Lei locato in via Guglielmo Naturno n. 65, Napoli, presso gli uffici del Notaio Alberto Introta con studio in via Cesare Augusto n. 78 oppure con bonifico presso la filiale n. 45 del Banco d’Imperia sul conto di cui Le allego l’IBAM :IT 0087522…(le altre cifre glieLe invierò con sms sul suo cellulare). Sarà cura mia, quando prima, recarmi presso di Lei per visionare le condizioni dell’appartamento da Lei locato.
Distinti saluti
dott. rag. Giuseppe Bardelli

Rilegge la lettera; aggiunge due virgole rendendo un inciso l’espressione con vero piacere; segna su un’agenda la necessità di telefonare al notaio per chiedere il numero dei cellulari, nonché, se possibile, l’e-mail di tutti gli inquilini, dei quali ignora anche il cognome; poi si alza dalla scrivania dopo aver stampato tredici copie della lettera che invierà ai tredici inquilini il cui nome, in ognuna delle copie, occuperà lo spazio indicato con bla…bla…bla.
La lettera non è stata ancora inviata quando, nello stesso giorno, la signora Gloria, moglie del ragioniere Bardelli, entrando nello studio del marito la vede sulla scrivania e, incuriosita, la legge.
I rapporti con il vecchio zio, il defunto, avevano sempre interessato soltanto il marito; la signora, infatti, cercava, nei limiti del possibile, di evitarlo perché diceva, forse esagerando, che il vecchio congiunto la guardava con occhi libidinosi. Quanto tutto questo fosse vero e non piuttosto una sottile civetteria della suddetta la quale non accettava il suo invecchiamento, è questione di cui anche il marito si interessava poco.
E d’altra parte, entrambi i coniugi, pensavano, pur senza confessarselo, che una guardata di troppo era stata ben ripagata dai tredici appartamenti ricevuti in eredità.
– Giuseppe, scusa, ho letto la lettera che vuoi mandare ai nostri inquilini (l’aggettivo è una sottile puntualizzazione sul rapporto famigliare per cui anche la moglie beneficia dell’eredità); ma prima dovresti pure controllare se sono tutti in regola con i pagamenti; tuo zio si lamentava sempre, ti ricordi? Anche se poi non faceva niente per sollecitare; già, lui era magnanimo, lui diceva “quella è povera gente”, sì, così diceva sempre, ti ricordi?
– Gloria questa è solo una lettera per avvertire che io sono il nuovo proprietario.
Anche in questo caso l’uso del pronome ha una precisa funzione, come dire, un distinguo sulla persona giuridica: lui, Giuseppe Bardelli, è l’erede, in quanto legittimo nipote del defunto, e lei, Gloria, la moglie del fortunato nipote; naturalmente né Giuseppe né Gloria utilizzano il termine “fortunato” anche se è un aggettivo che è passato nella mente di entrambi.
– Già ma io penso che sia meglio muoversi per tempo, non so, far scrivere una raccomandata dall’avvocato; sai, una voce più autorevole mette spavento.
– E a chi la mandiamo se non sappiamo se sono morosi? Mi sembra indelicato.
– Ah! Quanta delicatezza, io la farei inviare a tutti e chi è in regola capisce che è solo una circolare di sollecito. Che ti credi, con gli inquilini bisogna essere chiari, subito; facciamo vedere che siamo diversi da tuo zio e che non siamo disposti ad ammettere ritardi; del resto, per quello che pagano; a proposito ma sappiamo quanto paga ognuno? Il notaio che ti ha detto? Avrà uno elenco degli inquilini? Noi non sappiamo nemmeno chi sono, che cosa fanno; bisogna informarsi, non ti pare? Anzi quando pensi di fare un sopralluogo? Vorrei venire anch’io; lo so, tu sei tenerello e ti fai imbrogliare.
– Scusa Gloria ma non ti sembra che stai correndo troppo? In fondo lo zio è morto soltanto l’altro ieri; devono ancora arrivare i cugini da Torino; forse è meglio aspettare, non credi?
E che c’entrano quelli; ma tu li conosci?
– No, io non li ho mai visti. Il notaio mi ha detto che sono parenti della zia, sai la defunta moglie di mio zio; però mi ha detto che il testamento parla chiaro: io sono l’erede.
– A proposito ma tu il testamento lo hai letto?
– In verità no; ma il notaio, sì l’amico dello zio, il notaio Introta, quando gli ho detto che lo zio era morto, così, parlando mi ha riferito del documento. Ce l’ha lui, mi ha detto e per correttezza deve aspettare tutti i parenti che, in teoria, ma solo in teoria, ha ripetuto, non avrebbero diritto all’eredità. Anzi, se mi ricordo bene ha detto che lo zio, non avendo figli, poteva lasciare tutto a uno o più nipoti ma anche a un estraneo o a un Ente pubblico. Insomma è tutto da verificare.
Ma scusa e tu, che cosa hai detto? Te ne stai così tranquillo; sinceramente non ti capisco.
– Ma no, Gloria pure il notaio mi ha ripetuto che lo zio gli diceva sempre che io sono, cioè ero, il suo nipote preferito e che ero l’unico ad interessarsi della sua salute.
– Sarà ma questi cugini quando arrivano? Non possiamo aspettare i comodi loro. E intanto gli inquilini il fitto a chi lo pagano. Devi chiedere meglio al notaio; non fare, come al tuo solito, che ti fai piovere addosso. 
– Ma non, non ti preoccupare; questa volta apro l’ombrello.
– Sì, fai lo spiritoso; a noi quei soldi ci servono; io devo andare pure dal dentista.
Il ragioniere preferisce cambiare discorso; si rende conto che la lista delle spese impellenti potrebbe non aver mai fine.
– Gloria tu ti ricordi se in via Naturno si può parcheggiare perché, se ricordo bene, la piazza, sai quella grande, non è proprio vicinissimo.
– Io non mi ricordo nemmeno come si arriva a questa strada, come hai detto che si chiama? Ma in che zona è? Dovremmo vedere su una pianta; le caratteristiche del quartiere, sai, sono importanti per calcolare, sia pure in maniera approssimativa, il valore delle case; chissà da quanto tempo tuo zio non aggiornava il fitto.
– Una volta ho accompagnato lo zio; ma è stato molto tempo fa; ora proprio non mi ricordo niente; mi sembra, ma non vorrei sbagliare, che fosse verso la zona industriale sai, piuttosto lontano.
– Ma il notaio, almeno, avrà una pianta catastale sulla quale ci saranno delle indicazioni.  Bisogna chiederlo;
Scusate, signora.
– Che c’è Patrizia, vieni, che c’è?
– C’è un signore, dice che vuole parlare con il ragioniere.  
– Ti ha detto che vuole, chi è?
– Ha detto il cognome ma io non lo conosco.
– Va bene Patrizia, fallo entrare, interviene il ragioniere.
– Permesso? Buongiorno; sono il signor Bontrada, voi siete il ragioniere? Io sono un vostro inquilino.  
– Ma, sì, sono il ragioniere Bardelli ma scusate io non vi conosco.
– Sì, lo so, quello vostro zio diceva sempre, qualsiasi cosa rivolgetevi a mio nipote; ha messo pure un cartello nel cortile con il vostro nome e indirizzo; lo hanno letto tutti.  
– E scusate che cosa volete?
– Per prima cosa volevo farvi le condoglianze. Vostro zio era un signore; pace all’anima sua. Qualsiasi cosa era sempre pronto.
– Già, certo; il nuovo arrivato non coglie l’ironia nella voce della signora la quale continua:
– E ora cosa possiamo fare per voi?
– Voi siete la moglie del ragioniere? Piacere. No, niente, vostro zio, mi aveva promesso di fare aggiustare l’impianto di riscaldamento; sapete quello è vecchio, siamo già a metà ottobre, e fra poco comincia il freddo.
– Ma scusate io non so niente; che cosa bisogna fare? Avete chiamato qualcuno?
– Io no ma vostro zio aveva chiamato una ditta; erano pure venuti a vedere
E ci avete un preventivo?
– No; dovete cercare nelle carte di vostro zio.
– E ma capite, non è cosa semplice; ci vuole tempo.
Il ragioniere, guardato dalla moglie, ha ripreso in mano la situazione.
– Potrei chiamare io una ditta ma comunque non è una cosa che si può fare subito.
– Aspettate, ora che ci penso, posso trovare io il nome della ditta; sì, ricordo che hanno lasciato un biglietto. Ora che torno a casa lo cerco.
– Ecco, allora, facciamo così, intanto chiamiamo un’altra ditta e vediamo. Buongiorno signor…come avete detto che vi chiamate?
– Sono Bontrada, abito al secondo piano; allora arrivederci; ah! Scusate, fuori ci sta pure Carmela.
– E chi è?
– Sì, la signora Carmela, quella abita al primo piano, non so cosa vi deve dire; la faccio entrare?     
– Aspettate un momento, interviene la signora Gloria, noi non siamo effettivamente i proprietari, dobbiamo prima parlare con il notaio; voi venite ma noi non possiamo prendere nessun impegno. Dovete aspettare.
– E allora mo‘ ce lo dico a Carmela…
– No, aspetta Gloria, visto che è venuta sentiamo anche questa signora Carmela. Sì, fatela accomodare. Io, prima  o poi, pure li devo conoscere.
– Ah! scusate, volevo sapere, è sempre Gloria che parla, ma voi il fitto a chi lo pagate?
– E, questa è una lunga storia; ma certo il notaio vi saprà spiegare meglio. Quello, vostro zio, voleva che noi, ogni mese andavamo in banca, ora non mi ricordo bene; però molti di noi, sapete, gente non molto istruita, ci sono stati dei pasticci; allora, ogni mese, passa Vincenzo e incassa per conto di vostro zio.
– E chi è questo Vincenzo?
– Vincenzino, ‘o rammaro, così lo chiamano nel vicolo; quello ogni mese viene, prende i soldi e ci lascia una ricevuta; tutto regolare.
– E sapete com’è il cognome? Dove abita?
– No, vi direi una bugia, credo dalle parti nostre ma, con precisione, non ve lo saprei dire; ma quello il notaio, di sicuro sa tutto, chiedete a lui.
– Allora, arrivederci, fra qualche giorno veniamo a vedere il palazzo.
– È permesso? Buongiorno; sono Carmela, tante condoglianze.
– Buongiorno; dite, che cosa possiamo fare per voi? Qual è il problema?
– Voi siete la signora del ragioniere? Tanto piacere. Vedete io abitavo al quarto piano; tenevo una bella casa grande, piena di sole, poi, però, con il terremoto, la casa si è tutta lesionata. Allora il Cavaliere, pace all’anema soia, fu lei stesso a consigliarmi; io ero rimasta vedova, sì sono sola; allora lui mi disse di scendere al primo piano dove c’era una casa, più piccola, però in buono stato. E così; poi gli anni sono passati e sapete com’è, senza ascensore perciò sono rimasta al primo piano. Però quella casa mia, quella di prima, sta ancora tutta scassata; quello il Cavaliere si fidava troppo; veniva un ingegnere con qualche muratore, facevano ‘na semman e’ fatica e poi scumparevano.
– Va bene, signora Carmela, ma ora io che cosa posso fare?
– Ah sì; quello vostro zio mi aveva promesso di rifare gli infissi sapete quelli sono vecchi, quando è inverno trase acqua’ e viente. Allora io mò vi volevo pregare di non dimenticarvi di me; va bene? Me ne posso andare tranquilla? Allora arrivederci.
– Posso entrare? Scusate, quella la ragazza non mi voleva fare entrare e ma io devo parlare.
– Uè Niculì tu ca stai?
– Ah bongiorno Carmè, eh, sì; devo raccontare i guai miei al ragioniere.
– Nicolino abita nel nostro palazzo pure lui. Beh! Arrivederci.
– Ragioniere, voi mi dovete aiutare; io tengo i bambini piccoli; e là nella casa non si può stare tanto è il cattivo odore. Quella la fecale perde, parlando con decenza, e potete immaginare. Certi giorni con tutte i balconi aperti, non si può respirare; quello vostro zio me lo aveva promesso; sono venuti pure a vedere, dice che si deve rifare la colonna per tutti i piani; mi hanno pure rotto nel bagno e mi hanno lasciato peggio di prima. Io come faccio.
– Quello Nicolino ha ragione, interviene Carmela che si è fermata sulla porta. Nicolì quello il ragioniere è buono, vedrai che ti aiuta e pure la signora, si vede che tiene ‘na bella faccia. Allora, buona giornata.
– Va bene, ma dateci qualche giorno; io non conosco la situazione.
– Sì, avete ragione ma sapete, con i bambini piccoli…non è facile.
– Fra qualche giorno verremo a vedere; non vi preoccupate. Le parole della signora Gloria pongono fine all’increscioso colloquio.
– Allora buona giornata e ancora condoglianze.
(1.continua)
lunedì 24 agosto 2020

©Riproduzione riservata 
L’AUTORE
Ordinario di storia dell’architettura all’università Federico II di Napoli, Francesco Divenuto è autore, tra l’altro, di  numerosi saggi su riviste specializzate e di  due romanzi “Il capitello dell’imperatore. Capri: storie di luoghi, di persone e di cose” e “Vento di desideri “(edizioni scientifiche italiane). Tra gli ultimi libri realizzati, quello a più voci dal titolo “Napoli: a bordo di una metro sulle tracce della città” coordinato con Guido D’Agostino e Antonio Piscitelli (edizioni scientifiche italiane 2019).
Tra i racconti, pubblicati sul nostro portale, “Variazioni Goldberg”, “Il bar di zio Peppe”, “Carmen e il professore”, “Il flacone verde (o Pietà per George)”, “Lido d’Amore”, “Frinire”, “Primo novembre”, “Due di noi”, “Il trio”, “Quattro camere e servizi”, “Mai di domenica”, “Cirù e Ritù”, “Una notte in corsia”, “Gennaro cerca lavoro (il peccato originale)”, “L’odio”, “Il vaso cinese”, e “Il nuovo parroco”.
Nella foto, in alto, immagine di costruzioni tratta da Pixabay

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