“Alla memoria di Giancarlo Siani, che il suo impegno e il suo sacrificio diano tempra e coraggio a chi ha deciso di non mollare” si apre con queste parole, che evocano nostalgicamente quel passato mai dimenticato di Giancarlo Siani, il libro di Gildo De Stefano dedicato proprio all’amico fraterno. A distanza di anni dalla sua prematura scomparsa, una nuova manifestazione di amore e di affetto verso una figura che Napoli, e il belpaese in generale, non dimenticher  mai. E proprio nella citt  del giovane giornalista si è presentato oggi, 05 giugno 2014, l’ultimo lavoro di De Stefano. Il volumetto, semplice, nostalgico, malinconico, riproduce una serie di lettere idealmente indirizzate a Giancarlo Siani, delle epistole che per ammissione dello stesso autore contengono un passato che si voleva quasi dimenticare. Nel libro traspare tutto l’ardore e la vitalit  propria di due giovani amici, che nella passione per il giornalismo e nella lotta alla criminalit  organizzata trovarono la propria aspirazione di vita e il proprio personale obiettivo. Ieri pomeriggio, al Pan (Palazzo Arti Napoli), in via dei Mille, in compagnia anche di Enrico Tedesco, vicepresidente di Polis, intervenuto per rappresentare Paolo Siani, impegnato in un convegno medico a Roma, non si è solo presentato uno dei tanti libri dell’anticamorra, ma si è voluto dedicare la giornata a un giovane napoletano che credeva fermamente di poter modificare il corso degli eventi.
Insieme a Giuseppe Impastato, Giancarlo Siani è ormai da tempo diventato il simbolo dell’anticamorra. L’intervento del magistrato antimafia, Ferdinando Imposimato, conferma che la lotta alla criminalit  organizzata non è morta con Giancarlo, che Giancarlo vive e rivive ogni qual volta i semplici cittadini si ribellano alle molteplici vessazioni a cui sono sottoposti, prevalentemente nei nostri territori. In special modo si è ribadito che la partita contro le mafie non si gioca esclusivamente nei tribunali, o sui giornali, ma che l’energia prevalente deve provenire dalle piazze, nei bar, tra la gente comune, che deve rendersi conto che per sconfiggere una realt  fortemente radicata nelle nostre mentalit  non bastano i processi, o le inchieste e gli articoli.
Ma è necessario abbattere il muro dell’omert . Giancarlo ci ha provato, a suo modo riuscendoci. E se oggi fosse vivo, se per uno straordinario scherzo divino potesse tornare in vita, deviando, per esempio, quelle pallottole che tanto precocemente lo hanno portato via, non potrebbe non essere da un lato contento per il tangibile segno che la sua esistenza ha determinato. Ma dall’altro, sarebbe senz’altro amareggiato leggendo i quotidiani odierni, ancora disseminati di notizie di tangenti, appalti truccati, omicidi ed estorsioni. “Caro Giancarlo” è un libro che non va solo letto, va vissuto.

Nella foto, un momento della presentazione ieri al Pan dove è inerventuo anche il sindaco de Magistris

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