Riflettori sulla fotografia. Verrà inaugurata oggi, nel Foyer del PAN|Palazzo delle Arti Napoli, la mostra fotografica “Intervista/Interview”, una personale di Salvatore Scialò, curata da Cristina Volpi. L’evento avrà inizio alle 17, con gli interventi del critico teatrale Giulio Baffi e del musicista Michele Campanella, entrambi, tra l’altro, protagonisti di due fotografie esposte in mostra.
Salvatore Scialò, nato a Napoli nel 1972, con questa serie di immagini, realizzate a partire dal 2012 e prevalentemente inedite, espone per la prima volta nella sua città. In questa mostra il tema centrale è il ritratto, che si configura per l’artista come una occasione di indagine che prende vita tra lui e coloro che fotografa.

Rosi| ilmondodisuk.com
Qui sopra, Bruno Canino. In alto, Salvatore Scialò con Francesco Rosi

La mostra è una messa a fuoco sull’incontro, sullo sguardo, sullo scambio e l’inevitabile travaso e contaminazione che riguarda chi intervista con la macchina fotografica e colui che, a suon di scatti, si presta ad essere intervistato. L’esposizione si apre con il ritratto profetico di Mario Guida, editore napoletano che l’artista conobbe a Napoli nella storica libreria in via Port’Alba, nel 2012: fu questo l’incontro che diede il via alla serie interviste fotografiche.
In esposizione , quindi, vere e proprie sintesi fotografiche che descrivono, attraverso gli scatti, la complessità e il fascino dell’incontro tra il fotografo e il soggetto fotografato, diventando la rappresentazione di sguardi e interazioni fra le due parti, un racconto sintetico, condensato in un’unica immagine narrante. Oltre venticinque ritratti in bianco e nero ci mostrano musicisti, filosofi, artisti, intellettuali e, tra di loro, molti sono i volti capaci di rappresentare la cultura napoletana. Di fronte alla macchina fotografica di Scialò si sono ritrovati, solo per citarne alcuni, Francesco Rosi, Bruno Canino, Salvatore Cantalupo, Enzo Gragnaniello, Aldo Masullo e James Senese. A completamento del percorso espositivo troviamo anche delle stampe a colori, realizzate mediante un procedimento analogico, che mostrano, invece, alcuni giovani talentuosi.
 «La modalità di incontrare l’altro, prima di fotografarlo – racconta Salvatore Scialò – è stata sempre quella di dispormi, ad ascoltare e poi a guardare, lasciando spazio al tempo di arricchirsi di una libertà, di una naturalezza necessaria al ritratto. Se dovessi fare un’istantanea di cosa sento e cerco nel momento che fotografo direi questo: che i suoi occhi, il suo naso, la sua bocca, le sue ciglia, la sua pelle, il suo vissuto, i suoi pensieri coincidano, in una frazione di secondo, con quello che io avevo visto, sentito, immaginato. Dopo anni sono giunto alla conclusione che, un buon ritratto fotografico, è possibile solo se le due parti si incontrano anche solo per 1/60esimo di secondo. La ricerca sul ritratto si è rivelata, con il passare del tempo, qualcosa che mi ha portato ad un’indagine personale, sempre più verso me stesso».
La mostra sarà aperta al pubblico da giovedì 11 aprile fino al 21 aprile prossimo.

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