Qui sopra, la copertina del libro. In alto, monumento in memoria di Cechov nella città russa di Taganrog 

Intrecci Edizioni inaugura la sua nuova collana Enne Classics con il racconto “Arianna” (1895) dello scrittore e drammaturgo Anton Cechov (Taganrog, 1860 – Badenweiler, 1904).
Nella prima fase della sua carriera letteraria l’autore russo si è occupato principalmente della stesura di racconti, per poi concentrarsi successivamente sull’attività di drammaturgo; tra i racconti più importanti si ricordano “La steppa” (1888), “Il racconto di uno sconosciuto” (1893), “Il monaco nero” (1894): arguti, umoristici e incentrati spesso sulle condizioni dei più umili e sulla decadenza della società piccolo borghese.
Nel corpus dei racconti pubblicati tra il 1884 e il 1900 vi è anche “Arianna”, un gioiello nascosto nella vasta produzione cechoviana, che viene riproposto da Intrecci Edizioni in un’opera a sé stante e non, come solitamente accade, in quanto parte di un’eterogenea raccolta di storie.
In questo modo il racconto acquista autonomia e dignità, ed è possibile apprezzarlo nella sua ironica critica a un modo di vivere borghese fallace e vanesio, dove non c’è più spazio per i veri sentimenti e dove si cercano solo effimere soddisfazioni. Esempio fulgido è proprio la donna che dà il titolo all’opera, Arianna Kozlović, che non appare mai in scena se non filtrata attraverso gli occhi del suo stanco e disilluso compagno.
Arianna è il simbolo della noia esistenziale, dell’incapacità di avere rapporti umani equilibrati, e soprattutto dell’egotismo più distruttivo. Ivan Il’ič Samochin è colui che narra la storia della donna, ma è un altro personaggio che racconta la vicenda dal suo punto di vista: egli infatti incontra Ivan su un battello a vapore che percorre la tratta da Odessa a Sebastopoli, e diviene suo malgrado il confidente delle sue pene d’amore.
Ivan si dimostra fin da subito particolarmente cinico per quel che riguarda i rapporti amorosi e la natura delle donne, che considera alquanto negativa:«E alla fine dei conti, ecco, ci convinciamo che le donne sono menzognere, vane, frivole, ingiuste, poco evolute, crudeli».
Ivan è preda di un forte disincanto: si era costruito ingenuamente l’immagine di una donna angelicata quando, nei fatti, Arianna si dimostra oltremodo diabolica.
Cechov dipinge il vivido ritratto di una figura femminile controversa, annoiata dalla vita di paese e desiderosa di avventure e di apprezzamento; questo suo bisogno di essere al centro dell’attenzione ha snaturato la sua capacità di amare, che è ormai subordinata solo alla ricchezza e all’idolatria. Un testo crudo e analitico, che restituisce pienamente le atmosfere dell’epoca e che presenta una serie di personaggi realistici, specchio delle contraddizioni del loro tempo.  (Roberto Bernisi)
©Riproduzione riservata

IL LIBRO
Arianna
Anton Cechov
pagg. 60
euro 6,00
Intrecci Edizioni
Collana, Enne Classics

LA NOTIZIA
TEATRO DIANA: L’AUTORE RUSSO PARLA NAPOLETANO
Proprio in questi giorni a Napoli va in streaming nel programma del teatro Diana lo spettacolo “Čechovianamente” scritto e diretto da Agostino Pannone.
Un progetto giovane, interamente under35, che vede protagonisti Elisabetta Mirra, Francesco Russo e Matteo Florio: rilettura in lingua napoletana di due degli atti unici più famosi di Čechov: “L’orso” e “La domanda di matrimonio”.
Il progetto fa riscoprire la forza drammaturgica di uno degli autori più importanti del Novecento, attraverso una messa in scena che con innovazione, pur sempre nel rispetto della tradizione, sorprenderà il pubblico tra risate, emozione e divertimento.

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