Il Teatro Bellini si presenta alla stagione 21/22  con due obiettivi: rinnovare se stesso e il suo discorso teatrale. Alla fine del primo decennio della gestione dei fratelli Russo, succeduti nel 2010 al padre Tato, la necessità è quella di trasformarsi, al di là della ripartenza post-pandemia.
E nel lanciare la nuova stagione, la scena è tutta per la trasformazione. A partire dal titolo evocativo della rassegna: Work in Progress (link alla pagina ufficiale della nuova stagione).  
Non solo i lavori in corso come simbolo di quel teatro votato al divenire, per renderlo via via più europeo, con la sala trovata a essere solo uno degli ambienti dedicati alla costruzione del discorso, in una macchina perfettamente oliata, capace di far respirare teatro finanche nel minimo spazio dello storico palazzo.
Lavori in corso perché Mimmo Borrelli (drammaturgo del ‘79, napoletano, “scuola” Mascia) aprirà un triennio alla direzione della scuola del Bellini, portando una delle esperienze più peculiari di Napoli a disposizione dei giovani aspiranti attori.
Ma Work in progress significa anche far emergere il teatro di domani nella sua totalità.
Da una parte il Piccolo Bellini, che dona uno spaccato sulle produzioni dal basso del panorama campano. Dall’altro la cura dei più piccoli, con workshop nei weekend a cura di Teatro nel Baule e la libreria per bambini Mio Nonno è Michelangelo. L’ottica biunivoca che da un lato porta talenti ad emergere, dall’altro forma spettatori, perché il teatro è questione di prossimità, consuetudine, educazione.
Quindi un Bellini multidimensionale, quello che inaugura un nuovo corso de facto, con spettacoli pluripremiati, grandi ospiti internazionali , protagonisti di primo ordine della scena nazionale e la mano tesa ai più piccoli.
E se già il palco si è scaldato con gli spettacoli di danza, il 15 ottobre si riparte anche con la prosa.
In scena il Don Juan per la regia di Gabriele Russo. Sul palco Daniele Russo nei panni di un DJ londinese dalla dubbia moralità, personaggio venuto fuori dalla riscrittura del Don Giovanni di Molière ad opera di Patrick Marber (un paio di nomination agli oscar come sceneggiatore),  che firma anche The Red Lion, nell’adattamento di Andrej Longo e diretto da Marcello Cotugno. Sul palco, a metà novembre, un Nello Mascia allenatore di categorie minori e una storia di speculazione calcistica.

La stagione della danza al Bellini si è aperta il 29 settembre


Le collaborazioni internazionali portano in Italia Imitation of life, di Kornél Mundruczó, primo spettacolo non tedesco a ricevere una nomination al prestigioso Der Faust, premio assegnato dalla Deutscher Bühnenverein, associazione di categoria che riunisce 430 teatri in Germania. Si inaugura così la collaborazione con la compagnia Proton Theatre di Budapest.
Nel mezzo ci saranno  spettacoli come Furore, dalla penna di  Steinbeck, adattato da  Massimo Popolizio, o Chi ha paura di Virginia Woolf , del tre volte premio pulitzer Edward Albee. Sul palco Sonia Bergamasco.
Poi grandi ritorni. Primi su tutti quello di Ionesco, con  Le Sedie nella versione di Valerio Binasco, e Le 5 rose di Jennifer, che aveva già visto una riuscitissima performance di Daniele Russo (foto), interprete del personaggio creato da Annibale Ruccello.
E ancora, il successo planetario The Spank, nella traduzione di Monica Capuani e diretto da Filippo Dini, Tutto Brucia, della compagnia Motus e il riadattamento del cinematografico Regalo di Natale di Pupi Avati, curato da Sergio Pierattini e diretto da Marcello Cotugno. 
Il tutto per circa 70 spettacoli tra Teatro, Danza, Piccolo Bellini ed eventi per i giovani. Con una politica multidisciplinare e diverse tensioni creative, senza il timore di sporcarsi e con una attenzione particolare agli spettatori del domani, uno dei teatri più interessanti di della scena partenopea propone il suo proprio rilancio con l’idea di proiettare Napoli oltre Napoli, seguendo la scia di nuove visioni, aprendo a poetiche eterogenee e a nuovi modi di interpretare il palco.
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