Langella edizioni/Un mondo diverso di Hans Christian Andersen. Diari di viaggio da Napoli tradotti (per la prima volta) in italiano

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 «Una pesante calura sovrastava i monti, è come stare in un nuovo elemento d’aria», le sensazioni che Hans Christian Andersen – il noto autore di favole – vive nel Golfo di Napoli sono di quelle che acuiscono i sensi, la fascinazione che sperimenta è quella della sensualità che si insinua attraverso la pelle e pervade il corpo e la mente, il sangue gli ribolle mettendolo in subbuglio. Sette volte venne in Italia e in tre occasioni (1834, 1841, 1846) si fermò a Napoli esplorandone i dintorni spingendosi fino a Salerno.
Nei diari che scrisse in quelle occasioni, per la prima volta tradotti in italiano – e pubblicati da Langella edizioni a cura di Bruno Berni – con il titolo “Un mondo diverso. Diari di viaggio da Napoli” appunta lo stupore innanzi all’eruzione della lava incandescente del Vesuvio conosciuta da vicino in una ascesa notturna in cui i passi affondano nella cenere calpestando la materiale manifestazione della superiorità della Natura, ferma istanti della bellezza del paesaggio naturale delle costiere sorrentine e amalfitane a picco sul mare, scrive brevi passi sulla magia della Grotta Azzurra di Capri, annusa l’afrore sulfureo dell’ancestrale richiamo dei Campi Flegrei agli inferi e prende nota dei reperti archeologici di Pompei ed Ercolano visti in situ e al museo Archeologico nazionale di Napoli.
Accanto a tanta bellezza vi è il fastidio per il rumore del ritmo urbano e il malessere causato dalle alte temperature innaturali per un figlio del nord Europa. Dai suoi appunti apprendiamo che fu un viaggiatore instancabile di quelli che contrattavano con camerieri, vetturini e barcaioli, dal carattere non sempre conciliante in occasione di contrattempi, lungaggini e imprevisti ma attento a dettagli che si rivelano importanti per ricostruire e documentare aspetti storici dei nostri lidi, come nel caso del soggiorno a Sant’Agnello, non lontano da Sorrento, presso La Cocumella – il più antico albergo della penisola sorrentina nato come locanda nel 1777 – dove, passeggiando nel giardino, si sofferma sulla descrizione delle piante di limone, quelle stesse piante introdotte come sperimentazione agrumicola dai Gesuiti che si insediarono nel fondo nel 1637.
Berni ci introduce alla lettura dei passaggi del diario illustrando il ruolo che l’esperienza del viaggio ebbe come fonte di ispirazione della vasta opera dell’autore, non solo favole ma romanzi, poesie e opere teatrali. Fra queste alcune presero vita sulla pagina in seguito ai soggiorni napoletani, è il caso del romanzo “L’improvvisatore” (1835).  
«Oltre a essere in ampia misura autobiografica – spiega il curatore –  l’opera utilizza infatti la grande quantità di materiale raccolto durante il viaggio. Fu proprio il successo enorme del romanzo, che portò in tutta Europa le immagini della sua Italia e per esempio, per la prima volta, una trasposizione letteraria della Grotta Azzurra scoperta pochi anni prima, a far comprendere all’autore la sua capacità di trasformare in arte l’esperienza dei viaggi».
Il genere letterario dedicato al viaggio, l’odeporica, è frequentato da diversi autori e autrici precedenti e contemporanei dello scrittore danese, ognuno/a con un proprio stile racconta quel che vive attraversando luoghi, incontrando persone, scoprendo tradizioni, usi e costumi, assaggiando i cibi e le bevande locali e visitando monumenti, siti archeologici, musei, chiese bellezze paesaggistiche.
C’è chi si sofferma su aspetti politici, chi osserva le persone traendo considerazioni di carattere socio-antropologico, chi si interessa alle usanze, ai viaggiatori e le viaggiatrici di un’epoca in cui spostarsi non era né comodo né veloce dobbiamo la possibilità di accedere a un patrimonio di informazioni e suggestioni.
Per tutti/e il viaggio è fonte di ispirazione che si traduce in pagina scritta, così fu per Andersen che, dopo la seconda permanenza del 1841 in cui lo scalo partenopeo fu solo di breve durata poiché in transito verso la Grecia, scrisse “Il bazar di un poeta” mentre come frutto dell’ultima visita, la più lunga, possiamo leggere “L’ombra” (1847) dedicata all’errare indipendente dalla sua persona della propria ombra nei meandri di una città bruciata dal rovente sole implacabile.
La testimonianza diretta di Andersen ci consegna nomi di locande e luoghi del nostro territorio arricchendoli di notizie interessanti sugli altri viaggiatori del Grand Tour che consentono di approfondire incroci, fare raffronti e ricavare conferme.
A corredo del testo vi è l’interessante raccolta di disegni, schizzi di scorci, panorami e vedute suggestive tratte dalla raccolta conservata presso la casa museo dedicatagli nella sua città natale: il Museo di Odense. Tra questi quelli relativi ai suoi viaggi in Italia sono all’incirca centoquaranta dal formato simile a quello di una cartolina. Usava, infatti, porzionare la carta da lettera in modo da infilarla agevolmente in tasca e averla sempre a portata di mano durante le escursioni, le passeggiate e nei momenti che dedicava all’osservazione del paesaggio, di monumenti, edifici e interni.
Nel testo ne sono riprodotti quarantanove. Un testo prezioso per chi voglia conoscere meglio Hans Christian Andersen, per chi è alla ricerca di uno strumento di approfondimento sull’epoca del Grand Tour, per chi ama la storia e la letteratura e per chi è appassionato di una città la cui poliedrica essenza rende un mondo diverso: Napoli.
©Riproduzione riservata 

IL LIBRO
Hans Christian Andersen
Un mondo diverso. Diari di viaggio da Napoli
Langella edizioni
pagine 219, euro 18

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