In alto, una foto da Pixabay. Qui sopra,
la copertina del libro

La civiltà della foresta , il culto della dea Madre,  fate, sacerdotesse, druidesse, brigantesse e – soprattutto –  streghe. Nel lavoro di ricerca antropologica di Michela Zucca c’è questo e altro.
Millenni di storia passati in rassegna, sotto la lente della ricerca, per far emergere il ruolo delle donne nella trasmissione di una cultura resistente all’imposizione di modelli socio-economici che le volevano prive di ogni diritto, asservite.
Interpreti e tramite tra il genere umano e la Natura, conoscitrici e ministre dei culti dell’equilibrio vitale spaventano e minacciano il potere costituito che, affermatosi nei centri urbani, vuole estendere controllo e potere nelle comunità periferiche.
È lontano dai nascenti centri urbanizzati che vivono le comunità dei boschi e delle montagne dove, nativi e transfughi messi al bando insieme con soggetti marginalizzati in cerca di rifugio, resistono all’avanzata di un nuovo che talvolta cerca di sovrapporsi – più o meno pacificamente – e talaltra si impone con la violenza.
Il ruolo di interpretazione dei segni della natura, e di previsione del futuro, compito specificamente femminile, è stato violentemente espropriato a sacerdotesse, streghe, maghe, veggenti e terapeute dagli specialisti maschi: metereologi, medici, preti, agronomi. I quali comunque non sono riusciti a entrare nel cuore della gente: perché i fatti della natura, oltre che di una spiegazione tecnica, hanno bisogno di una dimostrazione del sacro […]”.
La conoscenza delle virtù terapeutiche delle erbe, l’uso dei rimedi e dei veleni, la capacità di curare sono la ragione, il pretesto, per cui le donne vengono accusate di stregoneria e arse sul rogo, con il fuoco si vuol cancellare una cultura che, tramandandosi, resiste all’avanzata di religioni e modelli economici che cercano di affermarsi a discapito dell’esistente.
L’elaborazione di sabba, riti, sapienza e tradizione orale hanno governato per secoli il rapporto tra gli esseri umani e la natura che si rinnova e rigenera in un ciclo senza fine di vita, trasformazione e morte.
Le comunità montane, isolate rispetto alle città, sono i luoghi dove più a lungo si sono preservate usanze, riti e credenze in cui le donne svolgevano un ruolo fondamentale.
L’Europa è stata attraversata, soprattutto nel Medioevo, da una sotterranea vena di ribellione al cambiamento socioeconomico e ad essa che, affiorava esplodendo di quando in quando, aderivano anche le donne.
Per spazzare via l’ingombrante struttura relazionale e amministrativa del sacro in cui le donne erano protagoniste bisognava trovare un motivo per perseguirle: la scelta cadde sulla figura demoniaca, la presenza del diavolo nei riti celebrati dalle donne nella foresta autorizzava ad estirpare il male attraverso il ricorso alla condanna al rogo per stregoneria.
Le matriarche sono sopravvissute a lungo nei luoghi dove minore è stata la velocità di assimilazione verso modelli di sviluppo omologati, esse hanno istruito e tramandato alle nuove generazioni antichi saperi unitamente alla capacità di leggere la natura, nutrire per essa rispetto e non comprometterne l’equilibrio saccheggiandola.
L’autrice ci spiega che la foresta magica doveva essere spogliata dei suoi attributi connotanti affinché diventasse funzionale ai progetti di modernizzazione, così come le donne che si opponevano alla distruzione del culto della Dea fonte di vita primigenia, dovevano esser eliminate.
Michela Zucca ci conduce in un viaggio lungo il quale illustra e compara strumenti del mestiere propri della ricerca antropologica come i racconti e le testimonianze orali, i proverbi, i miti, le leggende e l’iconografia per comporre un affresco corale in cui le donne che hanno resistito, con coraggio, tenacia e determinazione, trovino voce, non siano dimenticate e possano essere di ispirazione alla generazione presente e a quelle future. L’esperienza sul campo, la fondazione della Rete delle donne di montagna e le competenze di storica rendono “Donne delinquenti” un libro ricco e interessante.
Dopo l’Inquisizione, che pure fece tanti morti, il ricordo delle matriarche rimase: le creature mitiche continuarono, per secoli, a parlare attraverso le storie delle vecchie e a popolare le notti senza luna. Le donne diventarono formidabili narratrici, e mantenendo il ricordo attuarono l’unica forma di resistenza praticabile in tempi di dura repressione: tenere viva la speranza”. La potenza del racconto, che dalla notte dei tempi accompagna il genere umano, ha voce di donna.
©Riproduzione riservata 
IL LIBRO
Michela Zucca, Donne delinquenti. Storie di streghe, eretiche, ribelli, bandite, tarantolate, Tabor
pagine 365 euro 16,00
L’AUTRICE
Michela Zucca , storica e antropologa, è specializzata in cultura popolare, storia delle donne, analisi dell’immaginario. Ha svolto lavoro di campo fra gli sciamani della foresta amazzonica, in Perù e Colombia e fra i Lapponi in Finlandia. Ha insegnato storia del territorio in varie università italiane e svizzere. Ha fondato la “Rete delle donne della montagna” e collaborato con il “Centro di ecologia alpina di Trento”. Attualmente organizza e coordina le attività di arkeotrekking con l’associazione Sherwood.

2 COMMENTI

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