Le disobbedienti/La Signora delle Fiandre: Margherita d’Austria, la duchessa che credeva nella libertà di culto

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2011

«Tutto ha un prezzo ed essere stata la figlia di Carlo V, l’uomo più potente del mondo, ha richiesto un prezzo molto alto. Penso sia stata la libertà».
Di libertà in La Signora delle Fiandre, la biografia romanzata di Margherita d’Austria, duchessa di Parma e Piacenza e governatrice delle Fiandre se ne legge diffusamente. Nelle pagine troviamo una donna che, tra ricordi e riflessioni, traccia un bilancio esistenziale.
Figlia illegittima dell’imperatore Carlo V vide poco il padre ma  – come le fa dire l’autrice Giulia Alberico – più che amarlo lo venerò. Per lui nutrì devozione, obbedienza e ammirazione.
La ragion di Stato la dette in moglie ad Alessandro de’ Medici che, poco dopo, fu assassinato. A diciassette anni un nuovo contratto di matrimonio, nato anch’esso dall’accordo tra l’imperatore e il pontefice, la portò a Roma a sposare un ragazzo più giovane di lei, Ottavio Farnese nipote di papa Paolo III.
Margherita mal tollera l’imposizione, a lungo resiste per non avere nessun rapporto coniugale mentre impara gli usi e i costumi della società romana. Questa, ben lontana da quelle fiamminga e fiorentina, le appare scandalosa, debosciata, ipocrita e orientata al raggiungimento di ogni umano vantaggio senza scrupolo alcuno.
La Roma papalina, inoltre, le appare ostile al genere femminile: «Le donne erano o streghe o lussuriose! Questi i due modi di metterle all’indice».
Durante la sua permanenza le viene attribuito l’appellativo di Madama Margherita di cui ancor oggi v’è traccia nella denominazione del palazzo dove visse, l’odierna sede del Senato della Repubblica italiana, Palazzo Madama.
Dopo la nascita del figlio Alessandro troverà con il marito un equilibrio, vivranno lontani e su richiesta del fratellastro, Felipe II di Spagna, governerà le Fiandre per poi tornare nei suoi possedimenti in Abruzzo.
I temi della riflessione, di una donna che ripercorrere le tappe di una vita vissuta nel XVI secolo, risultano di grande attualità. Il primo tra essi è la religione: «uccidere in nome di Dio è un sacrilegio!» queste le parole che, come pietre, argomentano la sua posizione che sa aver ereditato dal padre.
Come lui Margherita credeva nella libertà di culto, nella convivenza pacifica ed armoniosa tra appartenenti a fede diversa che vivono in uno stesso luogo. Convinzione opposta a quella del fratellastro Felipe che, con fanatismo, scatena le persecuzioni dell’inquisizione nei Paesi Bassi.
Il secondo tema interessante è quello che la protagonista definisce le omissioni ovvero l’aver rinunciato a nutrire passione amorosa nei confronti di un uomo e a coltivare l’affetto nei confronti del figlio.
Giunta al termine dei suoi giorni confessa a sé stessa di aver tacitato, non cercato, non allevato e non propiziato sentimenti perché, forse, troppo impegnata ad apparire impassibile e al di sopra di ogni sospetto nell’esercizio del potere affidatole.
Guardandosi indietro si rende conto di aver abdicato al sentimento per non apparire debole e attaccabile nell’esercizio del potere. Il terzo aspetto sul quale si sofferma riguarda il giudizio dei posteri. Che considerazione la storia avrà, cosa di lei si penserà.
La consapevolezza che: «la mia vita è stata tutta decisa da altri» la pervade, ha cercato – quando ha potuto – di essere libera nelle scelte, nel governo e nelle svolte ma non le è sembrato fosse abbastanza.
La biografia è un genere letterario impegnativo, le occasioni sdrucciolevoli costellano il lavoro di chi scrive, eccesso di leziosità, ripetizioni e anacronismi sono solo alcune delle innumerevoli trappole che si parano innanzi senza dimenticare che ogni lettrice/ore preferisce aspetti diversi delle vite narrate.
Tra le possibili trappole Giulia Alberico si destreggia molto bene regalandoci uno sguardo sulla vita di una donna che, in prima persona, ci fa entrare nei suoi pensieri.
©Riproduzione riservata

IL LIBRO
La Signora delle Fiandre (foto)
Giulia Alberico
Piemme pag 251
euro 17,50
L’AUTRICE
Giulia Alberico ha insegnato a lungo negli istituti secondari. Ha scritto diversi romanzi e racconti, coordina un gruppo di lettura presso una libreria romana, ha diretto collane di narrativa e ha collaborato con riviste e quotidiani. Attualmente scrive per la pagina culturale dell’Osservatore Romano.

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