Le disobbedienti/ Maria Bakunin, donna di scienza dal pensiero ribelle. Mirella Armiero ne racconta la vita in un libro edito da Solferino

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Maria Bakunin (1873-1960) fu una donna di scienza dalla tempra severa e il carattere ruvido, salda nelle sue convinzioni e nel legame con il padre, l’anarchico Michail. Di lei racconta Mirella Armiero in “Un pensiero ribelle. Maria Bakunin, la Signora di Napoli” da poco pubblicato da Solferino.
L’autrice, con uno stile personale che intreccia i generi del saggio, del romanzo biografico e del memoir, tratteggia la protagonista partendo dal periodo dell’infanzia in cui arrivò a Napoli, città dove visse diventando punto di riferimento accademico e culturale e ricostruisce la storia umana di una donna coerente e dedita al pensiero razionale rimasta nella memoria della città accompagnando il/la lettore/trice tra le pagine nelle vicende familiari che videro la madre legarsi a un altro uomo pur mantenendo le apparenze di un matrimonio e il legame che Maria/Marussia ebbe con il padre biologico e con Bakunin per il quale nutriva, oltre un profondo affetto, una sincera stima alimentata da identità di vedute politiche e sociali.
Quando circolò la notizia del legame tra la madre e Carlo Gambuzzi, padre biologico suo e dei fratelli, andò su tutte le furie attaccando a testa bassa per difendere la propria storia familiare e affermare la paternità di Bakunin, nelle sue battaglie non fu mai donna di mezze misure dedita alla prudenza e la convenienza.
Il ritratto che si viene delineando è quello di una donna energica dal carattere forte e la personalità strutturata, autorevole ma non esente da contraddizioni: «La vita di Maria, all’apparenza cristallina e rettilinea, è stata piena di contraddizioni, probabilmente di dubbi, che la rendono molto più autentica di quanto non appaia attraverso il mito di scienziata integerrima e severa, pioniera nel cammino di affermazione delle donne». Amò il nipote, il matematico Renato Caccioppoli, la nipote che viveva con lei, le sorelle e i fratelli e Francesco Giordani con cui condivise interessi scientifici, viaggi e vivacità intellettuale, tra loro la differenza d’età – lui era più giovane di oltre vent’anni – non rappresentò un limite.
In aggiunta all’impegno universitario vi fu quello con l’Accademia pontaniana di cui fece parte e di cui, nel 1944, divenne presidente in seguito alla richiesta di Benedetto Croce, ricoprì la carica di vice presidente della Sezione di chimica di Napoli (1919), quella di presidente dell’Accademia delle scienze fisiche e naturali (1932, 1952) e fu la prima donna socia dell’Accademia nazionale dei Lincei nella classe delle scienze fisiche (1947).
L’autrice si sofferma su aneddoti e accadimenti per dare spessore, profondità e chiaroscuro alla donna, la persona, di cui vuol presentare una vita intensa e non limitata al fulgido esempio di scienziata passato alla storia. Armiero mette in luce l’animo tenuto ben nascosto dal brusco agire che le valse la patente di pessimo carattere come nocciolo duro celato da una modalità relazionale acuminata ed è proprio in questo che, a mio parere, emerge il valore per la causa dell’emancipazione femminile: nel poter costruire una gratificante carriera senza dover rinunciare al proprio modo di essere, cosa che di norma accade per gli uomini, non per le donne.
L’assertività è, infatti, considerata valore per i primi e superba arroganza per le seconde. Poter essere sé stessi/e è la più grande rivendicazione di libertà e Marussia Bakunin lo fu sempre, anche durante il periodo fascista.
Il suo lavoro testimonia e sconfessa quanti pensavano che la chimica – e le scienze – non fossero cosa per donne, prima di lei la fisica Laura Bassi, l’astronoma tedesca Maria Margaretha Kirch, l’agronoma svedese Eva Ekebladdel, la matematica Ada Byron Lovelace che gettò le basi per la nascita del computer e nell’Ottocento le sue contemporanee Rina Monti zoologa e Marie Curie fisica e chimica solo per citarne alcune.
Il pensiero ribelle di Maria Bakunin fu nutrito dalle idee e le scelte paterne unite alla consapevolezza del proprio valore, pensiero e talento non furono addomesticabili e mai permise ad alcuno di limitarla nelle scelte, la sua è una storia da far conoscere alle nuove generazioni perché fonte di ispirazione, determinazione, coerenza e tenacia.
Nata e cresciuta in una famiglia lontana dal conformismo sviluppò un sistema valoriale che metteva al centro la persona e i suoi principi più dei natali, le ricchezze e il  potere. La storia di Maria Bakunin testimonia l’impegno, il lavoro, l’energia e la perseveranza nel voler rimanere fedele a sé stessa senza rinunciare agli obiettivi prefissati nella consapevolezza di partire da una posizione svantaggiata: l’essere una donna e dover dimostrare ogni giorno il proprio valore.
©Riproduzione riservata

Il LIBRO
Mirella Armiero,
Un pensiero ribelle
Maria Bakunin, la Signora di Napoli, Solferino
Pagine 173
euro 16,50

L’AUTRICE
Mirella Armiero dirige le pagine culturali del «Corriere del Mezzogiorno», redazione napoletana del «Corriere della Sera». È membro della giuria del Premio Napoli. Firma una rubrica settimanale di recensioni letterarie. Per Solferino ha curato l’antologia Napoli stanca (2023). Per e/o ha curato Modi per sopravvivere, antologia degli scritti politici di Fabrizia Ramondino.

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