Le disobbedienti/Ursula Hirschmann, una donna coraggiosa che partecipò alla costruzione dell’Europa

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1962

Chi ha costruito l’idea di Europa? Perché un sogno si è fatto strada nella mente e nei cuori di un manipolo di visionari? Nel rispondere a queste domande alla mente sovviene il Manifesto di Ventotene legato ai nomi di Altiero Spinelli, Eugenio Colorni, Ernesto Rossi ed Emilio Sereni. Tutti uomini.
Alla costruzione del sogno europeista, però, partecipò anche un’altra persona, una donna, Ursula Hirschmann. Una vita, la sua, vissuta con determinazione e volitività e raccontata da Marcella Filippa.
Ebrea tedesca, antinazista, la Hirschmann fu tra i déracinès, gli sradicati, gli erranti. L’erranza divenne tratto identitario che la portò a incrociare storie, idee, progetti e scelte.
Nata a Berlino si spostò in Francia e in Italia, sposò Eugenio Colorni e lo seguì al confino sull’isola di Ventotene dove conobbe Spinelli che diventerà il suo secondo marito. L’autrice la annovera tra “Donne la cui ricerca incessante della libertà è stata pagata a caro prezzo. Donne che hanno messo al servizio della storia la propria vita. Pioniere e libere, ognuna a modo suo, hanno precorso i tempi, accomunate dalla costante ricerca di una vita per sé e per gli altri”.
Gli schemi sociali  – e i ruoli che questi imponevano alle donne – le stavano stretti, a Ventotene partecipò attivamente allo sviluppo delle idee volte alla nascita di una Europa unita e si recò sulla terra ferma per farle circolare clandestinamente. Dalla figura esile e il carattere forte visse la maternità senza risparmiarsi il senso di colpa legato al tempo sottratto alle sei figlie per l’impegno politico. La consapevolezza del giudizio degli altri emerge anche negli scritti di Spinelli: “[…]Credo che ciò sia dovuto al senso che una donna così impegnata sa di essere su un terreno di fatto ancora ostile. Sente ghignare intorno a  sé i maschi pronti a beffarsi di lei se non è in qualche momento all’altezza della situazione”.
Queste parole ci ricordano i sentimenti di Margherita d’Austria che, ben quattro secoli prima, impose a sé stessa una austera distanza che arrivò a precluderle il desiderio di coltivare e mostrare affetto anche nei confronti del figlio al fine di evitare qualsiasi biasimo sulla propria condotta, poiché una donna impegnata nella sfera pubblica deve essere al di sopra di ogni sospetto.
Ursula si interrogò su come il suo impegno fosse percepito e giudicato ma non si censurò, non rinunciò ai propri sentimenti e visse la sua vita. Amò e fu amata, partecipò attivamente alla genesi dell’idea europeista e si interessò di quanto accadeva nel mondo.
Nel libro
– come in una giostra, sottotitolo indicativo – Marcella Filippa, in un intreccio narrativo che si arricchisce di voci, testimonianze e ricordi, ci guida nel seguire i passi disseminati di “ferite e rinascite”, tra queste vi è quella legata alla malattia.
Colpita da un ictus che la fece piombare nel silenzio trovò la forza, sorretta da una delle figlie, di ri-apprendere l’uso del linguaggio mostrando una grande verità: il valore e l’importanza  della lingua madre. Benché poliglotta e da tanti anni in Italia la via per riannodare i fili spezzati la trovò nel tedesco, la lingua appresa nell’infanzia.
Il suo libro “Noi senza patria” del 1950 si apre così: “L’unica mia forza elementare, che però diventa a poco a poco più debole, è la mia capacità di dire nella mia lingua materna tedesca quel che vedo e sento”.
La forza inconscia del legame con le proprie radici, la matrice identitaria che ognuna/o di noi si porta impressa dentro, si manifesta con tutta la sua potenza mostrando quel che a volte ci sfugge: la costruzione del nostro processo identitario non è lineare, esso è percorso ricco di svolte, cadute, sommergimenti ed emersioni legate a scelte, consapevoli e inconsapevoli.
Ursula Hirschmann fu donna che scelse, con coraggio e determinazione, di reagire alla piega che la storia andava prendendo decidendo di contribuire a cambiarne il corso da protagonista. Superò la paura e il terrore paralizzante dell’avanzata del nazismo e del fascismo scegliendo di rischiare in prima persona per costruire un altro mondo possibile. Una cosa è aderire a un’idea – altra costruirla – e Ursula Hirschmann fu tra coloro che l’idea di Europa non si limitarono a sceglierla ma la costruirono.
©Riproduzione riservata 

IL LIBRO
Marcella Filippa
Ursula Hirschmann. Come in una giostra
Aras edizioni
Pag 167 euro 16
L’AUTRICE
Marcella Filippa direttrice della Fondazione Nocentini, storica, saggista, traduttrice, giornalista, vincitrice di numerosi premi letterari, ha curato mostre, sceneggiature di documentari, collabora con prestigiosi istituti culturali internazionali.

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