“Quelli che benpensano” cantava Frankie hi-nrg, si legge nella prefazione di Paolo Addeo, e una strofa su tutte “Sono intorno a noi, in mezzo a noi, in molti casi siamo noi”. Sì, perché alla fine la normalità sembra essere sempre un filo vicino alla perfezione, e chi può fregiarsi di essere perfetto?”
Quella di Cristina Mariano è una storia che si legge tutta d’un fiato, uno sfogo a cuore aperto per comprendere e capire cosa affronta chi vive una disabilità.
Cristina è una giornalista sportiva, soffre di nistagmo dall’età di due anni. Una disfunzione dei movimenti oculari che non le permette di avere una visione nitida di quello che le passa davanti agli occhi.
La sua è una di quelle storie che racchiude in sé tante cose: le difficoltà da affrontare e superare a causa di questa invalidità permanente che non le consente di vivere una vita “normale”, come prendere mezzi pubblici, viaggiare da sola, andare in bicicletta, o anche partecipare a un concorso pubblico.

Nelle foto, la copertina e l’autrice

Il bullismo affrontato a scuola, i soliti bulli che la consideravano diversa da loro, la difficoltà di avere amici, la voglia di essere indipendente e di seguire la sua passione per il giornalismo sportivo. E “un’esperienza come quella del bullismo ti ammacca, ti ammacca tanto”. Ma Cristina può dire di avercela fatta o, quanto meno, di aver messo alle proprie spalle tutto quello che di brutto la vita le ha scaraventato contro, decidendo così di raccontare e di volersi raccontare, e lo fa con parole semplici che vanno dritte al cuore. Lei che vuole semplicemente essere amata e cercata per quello che è.
Dunque, Cristina, tu convivi con questa disabilità da quando avevi due anni e di certo non è semplice. Tu come ci riesci?
«Non c’è molto da poter fare. In effetti ci convivo e provo a trovare dei mezzi per andare avanti. Per esempio, se sto al pc, uso dei leggii per poterlo alzare e avere maggiore possibilità di vedere, tutto è ingrandito, nel senso che uso caratteri grandi e così avanti per tutto. Anche il cellulare ha caratteri grandi. Tutto a mia portata».
Nel libro racconti che in passato a scuola hai subito atti di bullismo, isolamento. Perché credi che ci sia ancora tanta discriminazione nella nostra società?
«Perché esistono ancora atti di bullismo per disabili o per persone che non rientrano in quel che definiamo concetto di normalità. Se volessimo ingrandire la cosa e forzarla un pochino possiamo dire che anche il semplice fatto di non rispettare le strisce dei disabili può essere considerato bullismo».
Nonostante tutto, hai conseguito i tuoi obiettivi.
«Diciamo. La mia laurea è servita a poco visto che sono esclusa a priori dai concorsi. Sono giornalista, faccio il doposcuola ai bambini, cerco di soddisfarli pian piano».
Nel libro dici di avere un forte amore per la Campania. Ci vuoi dire qualcosa di più?
«Sì, perché mi sono sentita a casa a livello di persone, di accoglienza, di spontaneità, da qui è nato il mio amore per la Campania».
Perché hai deciso di voler raccontare la tua storia in un libro? Cosa vuoi comunicare ai lettori?
«Vorrei far capire che ognuno di noi è diverso dall’altro ma proprio per natura e poi vorrei cercare di arrivare a chi può cambiare le cose. Sono ambiziosa, è vero, però è impensabile che per i furbi paghiamo noi che abbiamo bisogno. Le valutazioni nelle tabelle sono quasi paradossali e basti pensare che ho saputo di persone che con 2 decimi di vista hanno avuto una percentuale di disabilità intorno al 20%. Non ricordo bene. Inoltre, il gioco dei ricorsi sta diventando ridicolo, basterebbe visitare per bene per rendersi conto di come stanno le cose».
©Riproduzione riservata
IL LIBRO
Uguali ma diversi”,
Giammarino editore,
pagine 84
12 euro.

Prefazione di Paolo Addeo, introduzione di Gianfranco Collaro.
Collana: Officina degli Autori
Prima edizione: novembre 2020
L’AUTRICE
Cristina Mariano, giornalista sportiva, 35 anni, è nata a Scorrano, a sud di Lecce. Laureata in Scienze dell’Educazione, consegue il tesserino di giornalista pubblicista raccontando cronache, fatti e misfatti sia della realtà che sportive.

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