Libro/La ricreazione a distanza: studenti e insegnanti visti da Michele Canalini

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 «La ricreazione a distanza. Una manica di studenti alle prese con quei pezzi di insegnanti» di Michele Canalini nasce come approfondimento e riflessione su ciò che l’autore sperimenta in classe ogni giorno, essendo un docente oltre che uno scrittore (Kimerik Edizioni, pagine 286, euro 16).
L’autore utilizza spesso parti del suo vissuto personale in alcune sezioni delle sue opere, come è già accaduto nel suo precedente saggio “L’insegnante di terracotta” (Mimesis, 2018); è quindi funzionale ai suoi obiettivi presentare un testo che mescoli il genere narrativo del romanzo, in cui riversa la sua esperienza di insegnante, con il genere della saggistica in cui, in questo nuovo libro, si offre la trattazione storiografica di stampo divulgativo dell’evoluzione della scuola dal 1859 ai giorni nostri.
Un’altra caratteristica peculiare dell’autore è quella di essere brutalmente sincero: nelle sue opere, infatti, non edulcora la situazione scolastica ma neanche la demonizza; mostra con onestà la realtà della scuola per come la vivono docenti e alunni, sia nei suoi pregi che nei suoi difetti. Tra gli aspetti negativi non si può non menzionare la rivoluzione della quotidianità scolastica causata dalla pandemia di Covid19, che ha sottolineato le debolezze di una macchina che non riesce ancora a lavorare a pieno regime.
Se però si legge la parte dell’opera relativa alla storia della scuola italiana, si possono conoscere i passi da gigante che sono stati compiuti negli ultimi centocinquant’anni, e si comprende in che modo, nel corso del tempo, l’educazione scolastica sia diventata sempre più inclusiva e accessibile a tutti.
Michele Canalini ci offre una lettura interessante e istruttiva che risponde alla domanda: «Che cosa significa insegnare oggi? E come siamo arrivati, nel bene o nel male, a questo punto?»; allo stesso tempo ci racconta la storia romanzata di un insegnante di liceo frustrato e un po’ cinico, che è stanco delle questioni di cui, talvolta anche a proprie spese, si fa carico e delle responsabilità educative e formative del suo ruolo.
È un personaggio che, sebbene amareggiato, suscita molta simpatia con i suoi eccentrici monologhi interiori pieni di astio verso gli studenti che definisce «mocciosi, vagheggini irritanti e vittime silenziose, fanatici idealisti e sedicenti speculatori, eterni incompresi e immancabili specialisti del rimorchio». Emerge però anche il suo buon cuore, come quando uno dei ragazzi ha bisogno d’aiuto, e perfino l’entusiasmo per la sua professione, che ogni tanto si rinnova e gli ricorda l’importanza della sua figura e della sua influenza sulle giovani e scalmanate menti dei suoi alunni.  (Daniela Loreto)

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