Il Covid colpisce di più i bambini. I pediatri avvertono di fare attenzione alla loro psicologia: è quanto emerge dall’indagine della cooperativa sociale Eco onlus. Tra gli esperti coinvolti, Paolo Siani, Luigi Mantenucci, Anna Maria Silvestri, Sofia Flaùto. Casi in aumento: Isolamento, tamponi e genitori spaesati sono fonte di stress.
I casi pediatrici di Covid-19 in Italia a luglio erano l’1,8% del totale, con un’età media di 11 anni, e nel 13,3% dei casi sono stati ricoverati in ospedale. Lo rivela rivista scientifica Pediatrics con un articolo dal titolo “COVID-19 Disease Severity Risk Factors for Pediatric Patients in Italy” a cura del Reparto di Epidemiologia, Biostatistica e Modelli matematici del Dipartimento Malattie Infettive dell’Istituto Superiore di Sanità.
Nel secondo periodo (post-lockdown), con la ripresa della socialità, l’epidemiologia è cambiata e, a metà settembre, la distribuzione dei casi documentati di positività al SARS-CoV-2 è passata dall’1,8% del primo periodo al 12,8% del secondo periodo. (Foto tratta dalla campagna Unicef).
La cooperativa sociale Eco di Sofia Flaùto, una delle cui mission è quella di guardare il mondo con gli occhi dei bambini, ha intrapreso una indagine nel mondo della pediatria infantile per capire gli effetti del Covid-19.
Non bisogna negare o minimizzare sui loro sentimenti, ma al contrario rassicurarli e spiegare che è normale e c’è chi sta combattendo per sconfiggere il Covid. C’è bisogno di aiutarli a vivere questo momento difficile.
Spiega Luigi Mantenucci, pediatra dell’ospedale napoletano Santobono: «I bambini sono spaventati, sentono tanti discorsi e hanno dei momenti di paura rapportandosi al Covid. Lo stesso fatto di doverli isolare, assieme a un adulto crea ansia, preoccupazione, gli si chiude un mondo e si apre una finestra di un percorso fatto di incertezze in cui il tampone è sicuramente qualcosa di più invasivo rispetto a quanto accade per i più grandi. Raccontiamo ai bambini il Covid come una favoletta. Un robot ci sta attaccando e noi lo sconfiggeremo grazie ai nostri comportamenti, all’uso della mascherina, lavandoci le mani e tutti quegli accorgimenti che sappiamo devono essere messi in atto».
Conclude Flaùto: «L’essenziale socializzazione credo ci abbia portati ad abbassare un po’ la guardia, pensando, erroneamente che ormai il peggio fosse passato.I bambini hanno la straordinaria capacità di prendere tutto come un gioco e di avere quella fisiologica plasticità mentale che li fa adattare ad ogni cambiamento anche se questo periodo però va troppo oltre a ogni capacità di adattamento.  L’isolamento necessario diventa un’aggravante al virus. Penso, per esempio, all’impossibilità di ricevere visite di familiari, di poter incontrare un genitore che non sia la mamma, di giocare con un fratellino o un amico; di godere di quella vicinanza che cura oltre il farmaco. Il sostegno psicologico a questi bambini, credo sia fondamentale per non lasciare cicatrici nell’anima di difficile guarigione». I bambini ci guardano: un futuro migliore di questo presente è un loro diritto. Non possiamo negarglielo.

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